Partiti e politici

Non È più questione morale, ma di decenza

4 Dicembre 2014

Lo scandalo di Mafia Capitale ha riportato in auge di nuovo la questione morale, un sempreverde del Pci berlingueriano. Il coinvolgimento nelle indagini dell’ex sindaco, Gianni Alemanno, aveva inizialmente oscurato un fatto altrettanto importante: il Pd romano non è esente da accuse; anzi risulta altrettanto coinvolto nell’inchiesta. Così, come accade per ogni inchiesta che riguarda esponenti di centrosinistra, è stato ricordato quel messaggio di Berlinguer (che viene puntualmente mortificato).

Ma al di là degli aspetti storici e simbolici, dal Partito democratico nazionale è giunta una risposta abbastanza debole e poco reattiva. In un primo momento il segretario/premier Matteo Renzi ha scelto la tattica attendista, mentre la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha invitato a «fare pulizia». Solo dopo c’è stata la dichiarazione del presidente del Consiglio che si è detto «sconvolto». Il commissariamento è il minimo sindacale. Il quadro di malaffare dipinto dall’inchiesta, infatti, non attiene più al campo della questione morale: ormai siamo a una questione di decenza.

Le recenti cronache ricordano come la segreteria Renzi, nella figura del vice Lorenzo Guerini, abbia sostenuto il Pd romano nell’incursione anti-Marino, costringendo il sindaco di Roma ad annunciare il rimpasto della giunta. Insomma, i mandarini democratici della Capitale avevano ottenuto il sostanziale commissariamento del chirurgo con il placet di Largo del Nazareno. Beninteso, nessuno deve cercare di perseguire un progetto di “beatificazione” del numero uno del Campidoglio, finito sulla graticola per giorni, ma di certo il Pd renziano non aveva proposto un “cambio di verso” al Comune di Roma.

Questa vicenda, tra le tante cose, rappresenta un monito: Matteo Renzi non può più limitarsi a dare la colpa agli altri rispetto a quel che accade nel suo partito. Per mesi la responsabilità degli scandali (vedi Mose a Venezia ed Expo a Milano) è stata attribuita ai vecchi dirigenti. Ma l’ex rottamatore ha vinto le primarie da un anno: se ci sono problemi non possono solo dipendere delle pesanti eredità.

Un segretario è chiamato a intervenire sulle dinamiche locali, altrimenti dimostra di non aver in mano il polso del partito. Figuriamoci del Paese…

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