Musica
Molecole, ingegnere chimico approda nell’indie romano
L’indie romano ha un nuovo artista, si chiama Edoardo Di Marco, classe 1993, in arte Molecole. Laureato in ingegneria chimica, Di Marco lavora in una nota società di consulenza internazionale ma, nonostante l’attuale lavoro e gli altri impegni, non ha mai smesso di coltivare la sua grande passione per la musica. Oggi, è qui su Gli Stati Generali per presentarci Nemmeno Te, il suo primo singolo ufficiale.
Come nasce Nemmeno Te?
Il singolo è parte di un progetto che è nato circa un anno fa, quando ho ripreso a scrivere canzoni con l’idea, anzitutto, di dedicarmi ad una passione, quella di fare musica. Ad aprile, ho scoperto che un mio compagno di classe del liceo fa il produttore musicale, in arte Delta; quindi gli ho mandato un paio di canzoni registrate come meglio potevo e gli sono piaciute. Così, da quel momento, c’è stata la volontà da parte di entrambi di iniziare una collaborazione. Tra il lockdown e altri impegni, abbiamo rimandato fino a settembre, periodo in cui abbiamo potuto lavorare a quattro mani. Nemmeno Te è quella che fin da subito ho identificato come la canzone ideale per esordire e, grazie all’esperienza del produttore, siamo riusciti a darle un volto fuori dalla sola chitarra e dalla voce con cui era nata.
La canzone parla di un rincontro: cosa c’è della tua esperienza personale?
Penso che la musica tirata fuori da una camera o da uno studio di registrazione debba parlare a tutti e, per farlo, serve che racconti qualcosa di vero. Ci sono tante esperienze vissute che ritrovo o che sono presenti almeno in parte in questa canzone. C’è un rincontro che ha i caratteri della riconciliazione perché prima c’è stata una delusione. A volte ci capita di riporre tutta la nostra fiducia in una persona o magari avere delle aspettative molto alte – penso capiti un po’ a tutti in misura diversa – però, al tempo stesso, non puoi fargliene una colpa ed escluderla dalla tua vita perché credo che nessuno lo meriti. Il titolo stesso della canzone esprime questa ambivalenza, per cui Nemmeno Te sei quella persona che ci sarà sempre ma, allo stesso tempo, Nemmeno Te ne hai una colpa perché tutti siamo fragili e commettiamo errori.
A quale artista t’ispiri di più?
Ci sono vari artisti che prendo a riferimento per la mia musica, specialmente nel panorama indie attuale. Tra questi ci sono Gazzelle, Franco126, Carl Brave, Peter White, Calcutta, Frah Quintale, ma anche tanti artisti emergenti che hanno fatto o stanno facendo il mio stesso percorso. Penso che la forza della musica indipendente consista nell’aver riavvicinato la musica agli artisti, in modo da diventare espressione di più generazioni e – grazie anche alle piattaforme digitali – averla alla propria portata. Questa vicinanza è stata uno dei motivi che mi ha spinto a intraprendere quest’avventura.
Bel periodo hai scelto per debuttare! Come hai vissuto la quarantena e quale influenza ha avuto la pandemia sulla tua canzone?
Sì, per certi versi può sembrare una scelta azzardata ma, d’altra parte, penso sia il periodo migliore per lanciare un progetto come questo, che vuole mettere le basi per crescere. La quarantena è stata un momento per dare spazio alla musica e alle mie passioni. Il progetto era nato già prima ma, sicuramente, avere tempo da dedicare alla musica e alla riflessione ha dato la possibilità per trovare la chiave che ha permesso di scrivere questa canzone.
Quando hai iniziato a suonare per la prima volta?
Quando avevo dodici anni, mio zio risistemò la chitarra di mia madre e me la regalò. Fino a quel momento avevo conosciuto solo il flauto a scuola, un po’ come tutti. Appena la presi in mano, dopo aver imparato i primi accordi, anziché cominciare a suonare le canzoni degli altri, cercavo di scrivere le mie. Hai presente quando una persona che non ha mai suonato prende la chitarra e fa finta di suonare, cantandoci sopra quel che viene in mente?
Eccome! Lo abbiamo fatto un po’ tutti…
Ecco, pensa che dopo poco tempo avevo già scritto una decina di canzoni in inglese, come meglio potevo, e fatto un cd che avevo passato ai miei amici. Poi la musica è ritornata a intervalli ma sempre intermittenti, a causa degli studi. Rimanevano le schitarrate con gli amici e qualche canzone scritta nei momenti in cui ne sentivo il bisogno. Solo un anno fa, appunto, ho cominciato a dedicarmi sul serio alla mia passione per la musica.
Come ti sei guadagnato da vivere fino ad oggi?
Terminato il liceo scientifico, mi iscrissi ad ingegneria chimica alla Sapienza, con l’idea di andare a scoprire e capire i processi che c’erano dietro quello che a noi arriva già bello e pronto. Finita la triennale mi sono iscritto al Politecnico di Milano per la laurea magistrale, sempre in ingegneria chimica ma con indirizzo in processi chimici. La mia scelta è stata condizionata sia dal prestigio del Politecnico che dalla presenza al Nord di molte aziende del mio settore. Una volta conclusa anche la magistrale nel dicembre 2017, ho provato comunque a tornare a Roma per
cercare lavoro. Le offerte di lavoro erano poche, così, vedendo il mondo dell’energia in piena fase di trasformazione, ho deciso di cambiare settore ed entrare nel mondo della consulenza. Quindi lavoro già da un paio d’anni per una società di consulenza.
Dunque il nome Molecole viene dalla tua passione per la chimica?
Sai, cercavo un nome che mi rappresentasse e avesse qualcosa di quello che è stato il mio percorso. In particolare, mi piaceva l’idea di descrivere la realtà attraverso le molecole, con uno sguardo alle cose piccole ma, allo stesso tempo, guardare ad una realtà che, se si guarda solo alle molecole, non può essere spiegata interamente. Questa realtà è quella che voglio raccontare con la mia musica.
Hai già una professione abbastanza impegnativa: come riesci a conciliare “i due Edoardo”? Ti sentiresti di dare qualche consiglio a chi, come te, si trova gli stessi scogli da superare?
Spesso non è facile: ci sono momenti in cui il tempo da dedicare alla musica è pochissimo o alcuni giorni in cui non c’è modo di fare nulla, perché il lavoro assorbe la maggior parte del tempo e ci sono altri impegni. L’unico consiglio che mi sento di dare è cercare di coltivare comunque le proprie passioni. Nel mio caso è la musica, in altri magari sarà uno sport o altro ancora. Il fatto stesso di viverla come passione credo dia la forza di trovare il tempo
e di superare gli ostacoli o le nuove sfide che si presentano.
Oggi le applicazioni ci agevolano moltissimo, tanto nel momento della produzione quanto nella diffusione del prodotto musicale. Cosa ti piace utilizzare?
Un riferimento per poter cominciare a diffondere la mia musica è stato sicuramente Soundcloud, che mi ha permesso di condividere le prime bozze senza renderle pubbliche; poi Instagram è il riferimento per la parte di promozione e diffusione. Spotify e Youtube sono invece le app che uso di più per conoscere la musica.
A proposito di applicazioni, cosa c’è nella tua playlist Spotify, oltre l’indie?
Ammetto che mi piace variare ma non troppo, anzi mi capita spesso di fissarmi con una canzone e magari ascoltarla per giorni. Parlando di generi, ascolto dalla musica pop italiana ed internazionale al rap, dalla trap alla dance ed elettronica, fino a tutte le hit del momento. Tra gli artisti che ammiro molto ci sono i Mumford and Sons.
Come vedi il tuo futuro musicale? Ti stai organizzando per il primo evento dal vivo (pandemia permettendo)?
Siamo solo all’inizio: la prima cosa in questo momento è la musica, quindi c’è ancora bisogno di lavorare su quella e di crescere su tanti aspetti. Vedremo quando e come si potrà ritornare e, al momento, non ci penso molto ma sarà uno dei punti per il prossimo anno.
Cosa bolle in pentola?
L’idea è di tirare fuori un EP, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. No spoiler.
Ti saluto con un grande in bocca al lupo!
Crepi il lupo! A presto!
Puoi trovare Molecole su: Instagram; Facebook; Spotify; Youtube; Soundcloud; iTunes; Apple Music; Amazon Music.
Devi fare login per commentare
Accedi