Roma

Mobilitazioni e un nuovo teatro: a Roma è primavera?

18 Febbraio 2019

Come questa precoce e effimera primavera, Roma dà segni di sé. Una Roma alternativa e attiva, una minoranza, eppure viva e vivace. Nella giornata di domenica, a ridosso del quartiere Esquilino – il cuore multietnico e febbrile della Capitale – sono successe due cose molto interessanti. È stata una domenica diversa, fatta di partecipazione e mobilitazione: pacifica, allegra, tranquilla, aperta e dunque in assoluta controtendenza rispetto alla “narrazione” dominante.

La mattina, a Piazza Vittorio – in quei giardini che potrebbero essere come, che so?, Parc Monceau a Parigi e invece sono abbandonati a loro stessi – una folla colorata si è data appuntamento all’insegna dello slogan “Roma capitale umana”.

Una manifestazione organizzata e promossa da una scuola, l’attivissima Manin-Di Donato che, oltre ogni schieramento politico e partitico, ha messo insieme associazioni, gruppi di persone, band musicali, gente di tutti i tipi e i colori. È davvero una cosa straordinaria che una simile mobilitazione nasca da un istituto scolastico, da gruppi di genitori, bambini, docenti. Insomma da un luogo di formazione, di pedagogia, di futuro come questa scuola (e come tutte le scuole tanto bistrattate) che a Roma è da sempre avamposto nell’integrazione e nell’accoglienza. Ed è bello che la “rete” si sia creata (e si stia creando) spontaneamente.

 

 

I bambini, tanti, tantissimi, come nell’immagine donata da Zerocalcare all’iniziativa, sfoggiavano i loro cartelli scritti col pennarello (“Tutto per tutti”, recitava uno di questi, emblematico e semplice). Oppure giocavano assieme fregandosene della pigmentazione della pelle e delle provenienze. “Per una città antirazzista e solidale” è il sottotitolo: e davvero è un obiettivo da non perdere mai di vista. Sono state vibranti le parole dette, gli inviti alla collaborazione, all’ascolto, soprattutto all’impegno. Un impegno sociale che si fa battaglia culturale e azione personale e collettiva: da ciascuno “secondo le proprie possibilità” e in base alle proprie attitudini, ma comunque compatti nel volere e presentare una città diversa, più serena, più civile di quel che il trito inneggiare alla paura vorrebbe. Sarà una minoranza, si diceva: ma quanto meno si sta muovendo.

 

E lo stesso spirito di partecipazione e generosa condivisione si respirava, nel pomeriggio, in un “nuovo” teatro. All’interno di un grandioso e complesso esperimento di occupazione abitativa, a via di Santa Croce in Gerusalemme, nell’enorme palazzo che fu dell’Inpdap da anni abbandonato, succedono infatti tante cose. Ci abitano famiglie, innanzi tutto: di provenienze diverse, hanno trovato casa, un sistema di convivenza gestibile e condivisibile. Il palazzo è stato occupato nel 2013 da Action, il movimento per la casa, e da allora si sta, sempre più, strutturando come modello culturale (c’è passata, tra i tanti, anche Naomi Klein per parlare del suo libro di fronte a oltre 500 persone) in cui dare vita a laboratori, iniziative sociali e lavorative, ma anche a una osteria e adesso a una stagione teatrale.

 

SpinOffArts, questo il “cartello” che mette assieme gruppi e singoli artisti, giovani e giovanissimi, dopo lunghi incontri e assemblee finalmente si apre alla città, proponendo un vero e proprio cartellone. Nella moria di spazi teatrali “underground”, vista il sistematico ricorso agli sgomberi, il segnale è più che positivo.  Ad aprire la stagione è stato Andrea Cosentino, fresco di Premio Ubu, con Primi passi sulla luna, di fronte a un pubblico che ha invaso l’Auditorium e lo ha applaudito a lungo.

Ma la stagione prevede anche Amendola/Malorni, Claudio Morici, Michele Sinisi, Margine Operativo, Daniele Nuccetelli, Christian Di Domenico, Illoco Teatro e molti altri (per info: la pagina Fb del gruppo SpinoffArts). E se pure il claim reciti “Prima della fine”, l’atmosfera  all’incontro di presentazione, era tutt’altro che negativa o disfattista, anzi bella, vera: in tanti a parlare, tra artisti e promotori, condividendo uno spirito disteso, partecipativo, concreto. Non si rinuncia, non c’è nulla cui rassegnarsi, da queste parti. La “fine” è ben lungi dall’arrivare. E il teatro, come la città, va avanti: nonostante tutto.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.