Partiti e politici

Fuori Minenna e Raineri, Virginia Raggi blinda il suo cerchio magico

2 Settembre 2016

Sono le 8 meno un quarto e la magistrata Carla Romana Raineri attraversa con passo spedito e nervoso piazza del Campidoglio. Poco meno di un’ora prima, con una nota stampa, la sindaca Virginia Raggi ha accettato le sue dimissioni da capo gabinetto e quelle dell’assessore al bilancio Marcello Minenna. Insieme sono entrati nel Campidoglio, dopo l’esperienza amministrativa a fianco del commissario Francesco Paolo Tronca, insieme se ne vanno. “Le mie dimissioni? Sono irrevocabili”, dice la Raineri ai pochi giornalisti che hanno la fortuna di riconoscerla sotto l’ombrello mentre sgattaiola, probabilmente per l’ultima volta, verso il suo ufficio.

Si chiude così, a distanza di 24 ore dall’inizio, una giornata infinita, quella della prima vera crisi istituzionale nella Roma governata dal Movimento 5 Stelle, con un epilogo quasi scontato che mette fine, per il momento, ad una guerra intestina in seno al Campidoglio in atto da settimane. Da una parte la sindaca Virginia Raggi, il vicesindaco Daniele Frongia, il dirigente “alemanniano” Raffaele Marra e il caposegreteria Salvatore Romeo. Dall’altra, il funzionario della Consob e assessore al bilancio Minenna e la magistrata Raineri, voluti entrambi dal leader del Movimento Luigi di Maio, e considerati gli uomini forti della giunta, gli unici in grado di garantire un profilo istituzionale al governo a 5 Stelle alla guida della città. Almeno fino alla notte del 31 agosto, il giorno prima dell’addio ufficiale.

Sono già passate le 22, quando la Raineri viene convocata d’urgenza in Campidoglio. L’orario è insolito, ma la questione è spinosa. Virginia Raggi ha appena ricevuto il parere dell’Anac sulla sua nomina. Secondo l’autorità Anticorruzione, la Raineri sarebbe stata inquadrata in maniera errata, senza un avviso pubblico. “La corretta fonte normativa a cui fare riferimento è l’articolo 90 TUEL” e “l’applicazione, al caso di specie, dell’articolo 110 TUEL è da ritenersi impropria”. Immediatamente la Raineri rassegna le sue dimissioni, anche se la Raggi, con un post su Facebook, intorno alle 4 di notte, prova ad anticiparla mediaticamente, annunciando la revoca del suo incarico.

La questione è tutt’altro che chiara e per tutta la giornata successiva, siamo di nuovo al 1 settembre, dividerà i giuristi. Sergio Santoro, presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato, ed ex componente dell’Anac, su Twitter contesta platealmente il parere formulato dall’autorità presieduta da Raffaele Cantone. “Il #capogabinetto # RomaCapitale non può essere scelto con selezione pubblica: è incarico fiduciario nella specie conferito a un magistrato. Il #capogabinetto di # RomaCapitale ha sotto di sé 3 direzioni 260 addetti: va nominato ex 110 TUEL. Un capitano non può comandare 3 generali”. Alcuni parlamentari 5 Stelle, come Carla Ruocco, uno dei membri del direttorio nazionale, ritwittano le sue parole. La deputata Paola Taverna, invece, parla di “perdita enorme”, riferendosi alle due dimissioni, (a cui seguiranno anche quelle di Alessandro Solidoro, che Minenna aveva voluto a capo della municipalizzata Ama, e dei vertici di Atac, Marco Rettighieri e Arnaldo Brandolese), anche se, nel frattempo, il blog di Beppe Grillo si è già schierato con la Raggi e Cantone.

carla ruocco

“Non mi sono dimessa per i soldi”, assicura la Raineri in una delle sue poche dichiarazioni, annunciando al più presto la sua versione dei fatti. Più delle polemiche sul suo compenso, circa 193 mila euro, a determinare il gelo fra la magistrata e la sindaca sarebbe stato un uomo, Salvatore Romeo, dipendente comunale, considerato uno dei pupilli di Raffaele Marra, il dirigente che già aveva collaborato con l’ex sindaco Alemanno, inviso a una parte del Movimento. Romeo, dopo essersi messo in aspettativa, è stato nominato capo segreteria, vedendo aumentare nel bel mezzo di agosto il suo salario da 40 mila a 120 mila euro, negli stessi giorni in cui Laura Benente, a capo del dipartimento personale, si trovava in ferie.

La tempistica ferragostana è indicativa, perché la Benente, chiamata a Roma dall’ex prefetto Tronca, come Raineri e Minenna, sin da subito aveva manifestato la sua contrarietà all’operazione. La dirigente, che presto tornerà all’Inps, lasciando libera una delle poltrone più ambite all’interno dell’amministrazione, non è la sola ad esprimere più di qualche perplessità. Anche la magistrata Raineri, per giorni, chiede alla sindaca di tornare indietro, con una delibera che annulli, o almeno riduca drasticamente nei compensi, la nomina di Salvatore Romeo, considerata a “rischio” dal punto di vista della legittimità giuridica.

Ma Virginia Raggi è irremovibile e passa al contrattacco. E prima che la magistrata riesca a completare l’istruttoria per defenestrare Romeo, ottiene in pochissime ore il parere dell’Anac, vincendo la sua sfida personale. “La richiesta del parere”, affermano fonti vicine alla giudice, “sarebbe stata viziata da alcune imprecisioni tecniche, che avrebbero determinato il giudizio negativo sulla nomina”. Ma ormai è solo un dettaglio. I fedelissimi Raffaele Marra, che avrebbe elaborato materialmente la richiesta, e Salvatore Romeo rimangono al loro posto. Mentre la magistrata scomoda, intanto, è costretta alle dimissioni. E con lei l’assessore che voleva mettere ordine, una volta per tutte, nei conti della città e delle sue municipalizzate.

Virginia Raggi il giorno della vittoria

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