Roma

Mafia Capitale: tante condanne, ma il grande sconfitto è Pignatone

20 Luglio 2017

Salvatore Buzzi che dal carcere di Tolmezzo sembra esultare con le braccia è il primo ad aver capito l’esito della sentenza. Quella di Roma che ha stravolto la vita della città non può più essere chiamata mafia. La ricostruzione della procura che aveva contestato l’associazione mafiosa per 19 dei 46 imputati del maxi processo è stata in parte sgretolata dai giudici della X sezione penale, presieduta da Rosanna Ianniello. Cade il reato più grave, il 416bis, rimangono molte delle altre contestazioni.  Ma quella di Mafia Capitale è un’associazione a delinquere semplice. Anzi due, per la precisione, entrambe capitanate da Massimo Carminati. E le pene, rispetto alle richieste della procura, pur rimanendo alte, si attenuano per molti dei protagonisti principali.

A partire da Massimo Carminati, considerato il dominus dell’organizzazione, che è stato condannato a 20 anni a fronte dei 28 anni richiesti dai pm. Lo stesso vale per il re delle coop Salvatore Buzzi, condannato a 19 anni a fronte dei 26 richiesti dalla procura e per Luca Gramazio. Di tutti i politici coinvolti, l’ex capogruppo regionale del Pdl era l’unico a cui veniva contestata l’associazione mafiosa. Ma gli anni da 19 sono diventati 11, uno in più dell’ex Ad di Ama Franco Panzironi, condannato, invece, a 10 anni.  Per Rocco Rotolo e Salvatore Ruggero il verdetto è ancora più chiaro: assoluzione. Erano considerati l’anello di collegamento fra la mafia di Mafia Capitale e la ‘ndrangheta.  Almeno fino ad oggi. «Le pene continuano ad essere troppo alte, ma una lettura laica degli atti non poteva che portare a questo esito», ha commentato Ippolita Naso, che ha difeso il “Nero» insieme a suo padre Giosuè Bruno Naso.

Nessuno sconto per i politici del Pd: dall’ex presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti, condannato a 6 anni, all’ex presidente del municipio di Ostia Andrea Tassone, condannato a 5 anni. Con loro c’è anche l’ex presidente della commissione patrimonio Pierpaolo Pedetti, 7 anni. Per l’ex consigliere capitolino di centrodestra Giordano Tredicine condanna a 3 anni. Mentre per Luca Odevaine, al contrario le pene si sono alzate. Dei 46 imputati Odevaine era l’unico ad aver collaborato sin dal primo giorno con gli inquirenti.  Per lui la procura aveva chiesto 2 anni e 6 mesi di condanna. Una pena lieve che oggi si è decisamente alzata a 6 anni e 6 mesi. Mentre a sorpresa per l’ex direttore generale di Ama Giovanni Fiscon non è arrivata condanna: gli atti per lui, relativamente ad uno dei reati contestati, saranno trasmessi al pm, poichè «il fatto risulta diverso da come enunciato dal capo d’imputazione». L’ex sindaco di Castelnuovo di Porto, Fabio Stefoni e Giuseppe Mogliani sono stati invece assolti.

«Quello che è stato chiaramente accertato oggi – ha detto la sindaca Virginia Raggi, arrivata a sorpesa nell’aula bunker di Rebibbia intorno alle 13 – è che c’è stata un’associazione criminale che è stata in grado di condizionare pesantemente il comune di Roma». Di certo le premesse per la procura di Pignatone erano tutt’altre. E mentre i legali delle difese in parte esultano, già prefigurando una diminuzione delle pene nei successivi gradi di giudizio, i più amareggiati sono soprattutto i magistrati che hanno condotto l’indagine. «Questa sentenza riconosce un’associazione a delinquere semplice, non di tipo mafioso – ha commentato il pm Paolo Ielo – Sono state date anche condanne alte. Rispettiamo la decisione dei giudici anche se ci danno torto in alcuni punti mentre in altri riconoscono il lavoro svolto in questi anni. Attenderemo le motivazioni».

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