Governo

«Mafia Capitale non esiste: indagate sui palazzinari»

6 Novembre 2015

Per qualcuno sarà una “Cambogia” che tirerà dentro anche chi fino ad ora si è salvato. I più sicuri invece, come l’avvocato di Carminati, Giosuè Bruno Naso, già parlano di un “processetto”, che con l’andare del tempo si sgonfierà. Intanto però, lo show è cominciato e chissà quando avrà fine. E soprattutto quale fine.  Con Mafia Capitale Pignatone ha portato definitivamente la mafia nel cuore di Roma, la “città” priva di anticorpi, come l’ha definita Cantone, che ancora oggi fatica a capire cosa sia successo quasi un anno fa, quando all’alba del 4 dicembre si scoprì che un cartello criminale capitanato da un ras delle cooperative sociali, Salvatore Buzzi, e da un criminale nero e “cecato”, Massimo Carminati,  lucrava sui più deboli, potendo contare sul sostegno di funzionari e politici corrotti.

Il risveglio fu atroce, ma durò poco. Perché in fondo «che mafia è senza morti? Cosa sono qualche decine di milioni di euro in un bilancio di oltre 5 miliardi? Perché nessuno indaga sui palazzinari?», come sentenziavano a bassa voce in tanti ancora ieri dentro l’aula del tribunale, dalle persone semplici, agli imputati eccellenti come Luca Odevaine, deciso come sempre nel ripetere: «La mafia è un’altra cosa».  E poi, tutto sommato, Buzzi sarà pure un “mafioso”, ma i soldi i ricevuti in campagna elettorale erano tutti alla luce del sole “ci sono le fatture”, perché dovrebbero essere restituiti?

In fondo «Roma Capitale non è mafia capitale, alcune mele marce non bastano a guastare il cesto», come anche il segretario generale di Roma Capitale, Serafina Buarnè, ripeteva alle associazioni che il 21 settembre, nella giornata della Trasparenza in Campidoglio, chiedevano al Comune un momento di riflessione sul problema delle mafie in città.

In questo modo la città è andata avanti per quasi un anno, in un tentativo di ostinata normalizzazione, voluto dalla politica, che non ha tuttavia impedito la naturale conseguenza delle cose, arrivata per vie traverse, ma alla fine giunta: quella del commissariamento del Comune. La città, che ieri ha affrontato l’inizio del  processo Mafia Capitale, ancora oggi vive costantemente sospesa fra l’assenza di responsabilità e la speculazione continua, come dimostra anche l’assurda corsa alla costituzione di parte civile, che fra i 150 richiedenti vede in prima fila molti di quegli organismi, come la Legacoop o Ama, che pur potendo esercitare un potere di controllo, chiusero gli occhi di fronte all’ascesa di Buzzi e gli altri, prima di essere risvegliati bruscamente dalla Procura.

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