Arte

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, un esempio per l’Italia che crea

14 Febbraio 2019

A Roma, a due passi dal Ministero della Farnesina ha sede l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, l’innovativo progetto di alta formazione nelle sezioni canzone, teatro e multimedialità, dirette rispettivamente da Tosca, Massimo Venturiello e Simona Banchi. Un luogo che è non solo punto di formazione, ma anche un vero e proprio hub culturale all’interno della città. Una casa per giovani artisti con gli occhi bene aperti all’esterno e attenta a ogni stimolo e nuova idea. Uno spazio pubblico integrato nella città che produce e diffonde cultura. Un punto di incontro, in linea con le principali capitali europee, per chi ama l’arte e i suoi mestieri dove realizzare un’esperienza formativa altamente qualificata, assistere a concerti, mostre fotografiche, proiezioni e spettacoli teatrali.

L’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, che non a caso prende il nome dal grande artista distintosi per la sua vocazione interdisciplinare, nasce cinque anni fa con lo scopo di seguire lo spirito e il percorso che ha animato Pasolini stesso in ogni sia produzione: cioè esaltare le singole specificità degli studenti evitando la “formazione in serie”, che troppo spesso caratterizza scuole e talent di ogni genere. Un progetto che incoraggia l’incontro e lo scambio tra discipline, l’ampliamento degli orizzonti e delle tecniche, il confronto e la collaborazione. Il nome di Pasolini è dunque un omaggio, ma soprattutto un punto di riferimento per tutti i progetti di formazione in cui è impegnata questa importante realtà del nostro paese.

Promossa dalla Regione Lazio con il contributo del Fondo Sociale Europeo, fortemente voluta dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e dal Vicepresidente e Assessore alla Formazione Massimiliano Smeriglio, Officina Pasolini accoglie 75 studenti tra i 18 e 35 anni (25 per sezione), selezionati attraverso un bando e una successiva valutazione. Per essi quali la partecipazione ai corsi è completamente gratuita. La scuola è un esempio eccelente di come i fondi europei possano essere sfruttati al meglio per costruire professionalità ben formate, sottolinea la cantante Tosca che della Scuola e dell’hub culturale è anche il coordinatore generale. Al suo interno si tengono lezioni teoriche, esercitazioni pratiche e laboratori sperimentali.

Per comprendere meglio come funzioni questa realtà abbiamo intervistato i responsabili delle sezioni canzone, teatro e multimedialità.

Cosa significa per Officina Pasolini oggi crescere dei talenti nel campo della musica?

Significa ridare artigianalità a un mestiere che è andato verso lidi diversi, lidi di competizione, di like e follower. E significa riportare all’artigianalità un mestiere che è fatto di scrittura, composizione e arrangiamento. I ragazzi che entrano alla nostra scuola possono diventare imprenditori di se stessi, questo è il punto essenziale, formare ragazzi che siano in grado di rendersi conto si hanno degli strumenti in mano su cui costruire la propria carriera artistica. Quello che è importante è la scoperta della proprio personalità, senza voler omologare, senza creare involucri. Nella nostra scuola vogliamo dare ai ragazzi tutti gli strumenti utili per diventare degli artisti indipendenti in modo che ognuno possa esprimere la propria arte senza doversi uniformare obbligatoriamente alle regole di mercato.

Il Cenacolo della RCA è un’esperienza che ha visto la cantante Tosca coinvolta negli anni della sua formazione, Officina Pasolini quanto può somigliare a quella realtà?

Agli inizi della mia carriera ho avuto la fortuna di vivere l’ultima parte del ‘Cenacolo’, dove noi giovani artisti della RCA potevamo interagire fra noi e con grandi nomi della musica italiana. Del resto lì è nata e cresciuta buona parte della musica italiana: De Gregori, Dalla, Venditti, Fossati, Morricone, Migliacci e tanti altri sono passati di lì. La mia idea è quindi quella di creare un luogo libero, lontano da ogni logica mediatica e dove poter dare a giovani artisti la possibilità di coltivare il proprio ‘sacro poco’, citando Pasolini. Officina Pasolini è allo stesso tempo molto simile all’esperienza del Cenacolo, ma anche più strutturata. Il Cenacolo era più un collettivo di artisti, nonostante ci fossero alcune figure cardine attorno a cui si sviluppavano le attività, Officina Pasolini invece può contare su approfondimenti e lezione specifiche tenute da persone del mestiere. Ognuno porta dietro ciò che è, sta poi a ognuno decidere come offrire il suo vissuto. Ognuno di noi ha una propria unicità e alla nostra scuola si parte sempre da questo punto, si pensa a un progetto legato alla personalità di chi vive questa esperienza di formazione. La Pasolini è un progetto molto virtuoso della Regione Lazio, è un caso di buona politica, è tutto gratuito e tutto sovvenzionato attraverso il Fondo Sociale Europeo. All’inizio eravamo solo un laboratorio appoggiato in un teatro, adesso abbiamo una sede nostra che è stata riqualificata e che è diventata centro culturale e adesso anche centro culturale estivo. Dai vari laboratori attivi all’interno della scuola vengono fatte delle produzioni, per la mia sezione uscirà nelle prossime settimane un libro con annesso un disco che presenteremo all’Auditorium. Siamo una realtà in costante divenire.

La vostra sezione di teatro è sicuramente esperienziale, e il talento non si insegna, cosa cercate nei ragazzi che selezionate per la vostra officina?

Sicuramente il talento, intendendo dire con questo che in ciascun ragazzo che viene selezionato dobbiamo capire che c’è una possibilità di aprire meglio una porta, perché questo è un mestiere che puoi insegnare quanto vuoi, ma la recitazione e l’esigenza di recitare è una dote naturale che deve esistere già dentro la persona, anche se può essere offuscata da problemi di insicurezza che rendono complicato il fatto che questa dote possa emergere. Oggi la generazione dei ventenni si porta dietro alcune problematiche che sono molto diverse da quelle che potevamo avere noi delle generazioni precedenti. Nella nostra scuola ci sono molte lezioni che possono servire a liberare la creatività che è in ognuno di noi, ma serve prima di tutto la presenza di una necessità interiore di esprimersi. Quello che serve è comunque aprire una strada e questo mestiere si coltiva lavorando, io per esempio a 60 anni sono sempre alla ricerca di cose nuove, è questo credo uno degli ingredienti fondamentali del mestiere.

Il contatto con professionisti del settore che proponete è indubbiamente stimolante, sono mai nati progetti di spettacolo e di teatro tra alcuni dei vostri docenti e i ragazzi della scuola?

Sono nate varie cose nel tempo, intanto la possibilità di inserirsi in operazioni che facevamo noi, poi ci sono stati progetti da parte dei ragazzi stessi, addirittura il primo corso si è costituito in forma di compagnia teatrale, Atto 21, composta da appunto da ventuno attori che stanno portando avanti progetti con personaggi di spicco del teatro italiano. Spesso, quindi, nascono percorsi tra i ragazzi stessi, e questi legami che possono essere utili specialmente nei primi tempi dopo la scuola. Oggi quello che conta è il progetto e la necessità di proporre qualcosa. Sicuramente ciò che caratterizza tutta l’esperienza di Officina Pasolini è la passione, sia quella che mettiamo noi come docenti, sia quella che mettono in tutte le cose che fanno i nostri giovani.


Multimedialità e rigenerazione urbana, avete mai provato a integrare questi due aspetti in qualche progetto per Roma e per la regione Lazio?

Certo, è una cosa che facciamo già da due anni. Anche quest’anno abbiamo avuto un laboratorio per realizzare un promo per MammaRoma, l’obiettivo è stato quello di realizzare un teaser nei quartieri delle periferie di Roma senza volerne raccontare il degrado, ma sottolineando come alcuni spazi urbani diano identità a ogni quartiere, questo teaser ha vinto un portale. Il tutto era legato alla realizzazione di un portale web televisivo dentro cui raccogliere contenuti video e redazionali propri sul tema “periferie della città”. Per la Regione Lazio invece sono state realizzate delle video-cartoline, con quella realizzata sul Castello di Monterano è stato vinto un altro premio.

Informazione, intrattenimento, cultura, arte, musica e social sono tutti linguaggi della multimedialità e allo stesso tempo tutte forme dell’istantaneo, come insegnate ai vostri ragazzi a coltivare tutti questi aspetti in modo da trasformare il prodotto che ne deriva in qualcosa di rilevante?

Noi formiamo per la parte che seguo io dei videomaker in grado di gestire in proprio la produzione di una piccola produzione video. Lavoriamo su vari linguaggi, sui videoclip, sulle promo teatrali, sui video musicali, introduciamo i ragazzi all’utilizzo di una tecnica. Mettiamo i ragazzi di grado di seguire dalla a alla z i vari aspetti della produzione di un video, insegnando loro anche a posizionarsi sul mercato. La scuola ha un programma molto strutturato fatto di 700 ore si lezione l’anno e 300 di studio individuale. Spesso tra le 3 sezioni ci sono delle interazioni. Il periodo delle lezioni va da ottobre a giugno. A essa di accede attraverso un bando pubblico e la selezione viene fatta tramite video e colloquio, possono fare domanda tutti i ragazzi residente nella regione Lazio che vanno dai 18 ai 35 anni come età.

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