Roma
Le speranze deluse da Virginia Raggi
In una Sapienza ancora semi deserta in lenta ripresa dopo la pausa estiva, ricevo alcuni studenti immediatamente preoccupati per quanto accaduto nella giunta capitolina. «Prof. ma perché il professor Minenna si è dimesso? Per noi rappresentava la speranza di far resuscitare questa città. Lei ci ha sempre detto che sono le persone a fare le differenze …ma in questo paese mi sa che non funziona vero?».
Hanno conosciuto Minenna come docente invitato a tenere alcune lezioni presso il corso di Finanza Quantitativa che svolgo ogni anno, e regolarmente vengono incantati dalla sua competenza e chiarezza espositiva.
Che risposte avrei potuto dare ai miei ragazzi?
L’8 luglio avevo auspicato che l’assessore Minenna sarebbe stato capace di realizzare quella rivoluzione “dal basso”, dalle cose semplici, dall’ordinaria amministrazione, di cui tutta Roma ha bisogno.
Roma necessita non solo della ripresa economica ma anche di ripresa politica e civile.
A soli due mesi dopo l’insediamento della Giunta Raggi nessuna persona “per bene” avrebbe voluto vedere ciò che abbiamo visto il 1° e 2 settembre. Sembra di rivedere, ancora una volta,uno scenario comune in Italia completamente diverso da quello che ci si aspettava dopo l’insediamento della nuova giunta capitolina.
La rivoluzione della governance delle partecipate era un segnale dirompente, di vera riforma in linea con quella riforma della PA tanto millantata dal nostro Governo e di fatto non realizzata.
È difficile, è un cambiamento che richiede tempi lenti, è qualcosa di impopolare ….ma deve essere fatto. Il sindaco Raggi avrebbe potuto sostenere tale cambiamento dirompente. È chiaro a tutti che la rimozione dei CdA (luogo di assegnazione di sedie e potere), l’istituzione di un amministratore unico responsabile avrebbe fatto infuriare tutti gli esponenti del vecchio establishment.
Eppure aveva iniziato così bene, Sindaco! Ridurre il numero di incarichi (un super-assessore con tre deleghe implicava anche una riduzione dei costi e delle sedie da assegnare…). Non ce l’ha fatta, che delusione.
Chiunque lavori in un’Istituzione statale (Università, Ministero, partecipata) vede giornalmente gli sprechi, le inefficienze, la quantità di personale impiegato con zero mansioni e soprattutto la poca coscienza civica e spirito di servizio che un’impiegato statale deve avere. Le dimissioni di Carla Raineri e di Marcello Minenna, due persone che non avrebbero mollato, non due yes man ma due veri civil servant, sono un disastro per la città di Roma che vuole proporre il nuovo e vuole fornire una nuova prospettiva per il nostro Paese.
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