Partiti e politici
Le primarie romane del centrosinistra meritano maggiore attenzione
Roma è una città in piena campagna elettorale. Le strade sono disseminate di lavori in corso per fornire un significato al mandato di Virginia Raggi, sui cartelloni pubblicitari svetta la faccia di Matteo Salvini, impegnato in una manifestazione il 19 giugno, sugli autobus si presenta Carlo Calenda. Meno appariscente è la sfida per le primarie del centrosinistra. Solo il cattolico-sociale Paolo Ciani ha sparso qualche manifesto, malgrado siano presenti ben sette candidati. Forse a causa del COVID, forse per l’assenza di fiducia verso la classe politica, forse perché l’esito appare scontato, la cittadinanza non sembra interessata e il centrosinistra rischia una bassissima partecipazione.
Roberto Gualtieri è il candidato scelto dalla classe dirigente del PD, volto noto che beneficia di ampia esposizione mediatica. Il PD avrebbe preferito candidare Nicola Zingaretti, ma la sua rinuncia ha convogliato su Gualtieri quel che rimane dell’apparato. Il Professore di Storia contemporanea all’Università La Sapienza è passato direttamente dall’insegnamento all’europarlamento. Apprezzato a Bruxelles, è salito agli onori della cronaca come Ministro dell’Economia del governo Conte II. Candidato vincente secondo i notabili del PD, sconta una natura duale. Da una parte, è il demiurgo esterno che vorrebbe dirigere una città ingestibile dall’alto della sua cultura economica. Dall’altra, è il prescelto della politica romana, per cui trasporta dietro di sé tutti gli errori passati.
Gli altri sei candidati sono considerati outsider, senza vere chance di vittoria, sebbene partecipino almeno un volto nazionale come Stefano Fassina, e uno locale, il presidente del Municipio III, Giovanni Caudo. La candidatura di Fassina è solitaria e poco comprensibile, come gran parte delle sue scelte recenti. La candidatura di Giovanni Caudo appare invece più interessante. Il mini sindaco di Montesacro è professore di progettazione urbanistica all’Università di Roma III, ed ex assessore alla Trasformazione Urbana della giunta di Ignazio Marino. L’urbanista ha già battuto la candidata ufficiale del PD alla presidenza del Municipio III e sogna di ripetere l’impresa. In alcuni punti della città, ha organizzato i Caudo-point, gazebi vitalizzati da appassionati supporters.
Vicino al mio appartamento, mi fermo in un Caudo-point a conversare con i ragazzi di Possibile, la creatura politica da Pippo Civati, tra i primi a sostenere l’urbanista. Per comprendere la piattaforma del loro candidato, consigliano di vedere l’evento a cui ha partecipato Ignazio Marino. Trovo l’iniziativa sulla pagina Facebook di Giovanni Caudo. Il candidato conferma le mie aspettative. Appare come un profondo conoscitore della realtà romana, perché indica la priorità di riconquistare gli spazi pubblici da parte dei cittadini, i quali faticano ad accedere ai servizi essenziali.
Difatti, malgrado la ricorrente immagine di una Roma invasa dai rifiuti, i cittadini soffrono di molte altre criticità. Il trasporto pubblico locale funziona a intermittenza, i parchi sono privi di servizi e deturpati da insediamenti abusivi, continuo a stupirmi per la chiusura del mio municipio perché non è possibile rispettare le distanze di sicurezza dettate dalla pandemia. Altro tema cruciale sono gli affitti, da calmierare per evitare la continua espulsione di popolazione dal centro verso le aree fuori dal Raccordo Anulare. L’urbanista dimostra di conoscere il territorio, per cui propone di liberare spazi a favore della sanità di prossimità utilizzando i locali di Farmacap, la società che gestisce le farmacie pubbliche, considerata l’ennesimo carrozzone.
Il mini sindaco di Montesacro coinvolge il pubblico con la volontà di una rivoluzione normalizzatrice che faccia diventare Roma come le altre città. Ad esempio, ricorda la necessità di raccogliere la carta che fuoriesce dai cassonetti dell’immondizia, nonostante sia uno dei materiali più facilmente riciclabili.
Giovanni Caudo si presenta come un candidato civico, perché fuori dallo schema dei partiti, ma esperto e con una collocazione a sinistra del baricentro politico grazie al suo sguardo sociale. Al contrario, l’intervento di Marino appare una semplice espressione di rancore personale per i fatti del 2015, quando fu sfiduciato dai consiglieri comunali del PD che presentarono le proprie dimissioni dal notaio. L’atto fu stupido e brutale, ma oggi il chirurgo sfrutta quel gesto per presentarsi come l’uomo puro, vincitore delle elezioni sull’onda dell’entusiasmo popolare, per poi essere rigettato da un sistema corrotto e indegno. Inutile dire che le vicende furono più complesse, con un malessere per l’amministrazione comunale che andava ben oltre i potentati cittadini, in un momento difficilissimo caratterizzato dallo scoppio dello scandalo di mafia capitale.
L’operato di Ignazio Marino, all’epoca contestato dalla stessa cittadinanza, tra invettive di Alessandro Di Battista e imitazioni graffianti di Maurizio Crozza, è stato in parte rivalutato proprio grazie a quel gesto stupido dei consiglieri del PD. L’ex sindaco si presenta oggi con arroganza, attaccando l’incolpevole Roberto Gualtieri solo perché politicamente vicino a Matteo Orfini, commissario del PD romano ai tempi della sfiducia. Non esita a definirlo incompetente e a consigliargli uno psichiatra. Storpia più volte il nome della sua corrente, i giovani turchi. Non proprio una buona premessa per un’elezione primaria, il cui obiettivo è battere la destra alle municipali.
Lo stesso Caudo si accorge degli effetti negativi delle parole di Marino, affermando che i giornali parleranno dell’evento non concentrandosi tanto sui programmi quanto sulle invettive dell’ex sindaco.
Personalmente, ritengo che i problemi riflessi dal candidato ufficiale del PD siano simili a quelli di Marino. Il loro cursus honorum è sovrapponibile, da stimati professori ad apprezzati politici nazionali, poi improvvisati amministratori locali. Ignazio Marino ha scelto una facciata prettamente civica, che metteva al centro slogan populisti come “Non è politica, è Roma”, ha strizzato l’occhio all’allora sindaco più popolare, Matteo Renzi, per poi essere cacciato da quest’ultimo. Roberto Gualtieri, più saggiamente, ha scelto una linea ufficiale, ma che è percepita in continuità con un ceto politico cinico e privo di scrupoli.
Se sarà eletto sindaco, l’ex Ministro dell’Economia potrebbe accusare la scarsa dimestichezza con la macchina capitolina, proprio come il noto chirurgo. Malgrado si presenti come candidato civico, perché contrario alla politica tradizionale, Giovanni Caudo potrebbe sfruttare la stagione di buongoverno a Montesacro per qualificarsi come il profilo più adatto ad affrontare i problemi dei cittadini romani.
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