Partiti e politici

Le liste trasparenti non piacciono a Marchini e al Pd

19 Maggio 2016

Trasparenza è una delle parole più usate in questa campagna elettorale. Da qualsiasi partito. Peccato, però, che spesso resta lettera morta, con tanti saluti alla questione morale, quando si tratta di liste per le elezioni. Specie per il Partito democratico e per Alfio Marchini a Roma. La campagna sai chi voti è stata pensata proprio per dare uno strumento di valutazione agli elettori (di 30 Comuni), che così possono conoscere curriculum vitae, situazione giudiziaria, audizioni pubbliche ed eventuali conflitti di interesse dei candidati. Ma ovviamente serve l’adesione degli stessi candidati, perché al momento non c’è una normativa in vigore.

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La ricognizione fatta, a poco più di quindici giorni dal voto, mette in evidenza due aspetti: nel Pd hanno aderito solo 5 aspiranti sindaci – tra cui Roberto Giachetti a Roma – su un totale di 56; e per il Campidoglio – tra chi ambisce alla vittoria – non figura Alfio Marchini. L’imprenditore, infatti, ignora la difesa della trasparenza su una piattaforma esterna. Ma il quadro non è molto incoraggiante altrove. E, fatta salve l’eccezione di Marchini, a Roma – reduce dall’inchiesta Mafia Capitale – sembra esserci una maggiore attenzione sul capitolo trasparenza. Tanto per capire la situazione complessiva, a Milano l’iniziativa non è stata sottoscritta né da Giuseppe Sala né da Stefano Parisi, che – salvo clamorose sorprese – si contenderanno la vittoria al ballottaggio. Da Napoli non c’è traccia di interesse sulla trasparenza: nemmeno il Movimento 5 Stelle con Brambilla e il sindaco uscente Luigi de Magistris hanno preso in considerazione il progetto. Restando in provincia, a Casoria, troviamo solo l’esponente di una lista civica, Pasquale Pugliese. Mentre a Bologna il solo pentastellato Bugani ha dato la disponibilità a partecipare all’inizitiva.

Proseguendo la disamina sui partiti, nel Pd, oltre a Giachetti, ci sono i nomi di Roberto Cosolini a Trieste, Cristina Battaglia a Savona, Enrico Forte a Latina e Pietro Romano a Rho. Non proprio un approccio entusiasmante per un partito che ha ammesso – attraverso il suo leader Matteo Renzi – l’esistenza di una questione morale al suo interno. Il primato spetta al Movimento 5 Stelle con 12 adesioni su 30 Comuni. Meno del 50%, certo. Ma almeno è qualcosa. Fratelli d’Italia, tenendo in considerazione le dimensioni del partito, cerca di impegnarsi abbastanza sul fronte trasparenza con 4 candidati aderenti alla campagna, considerando Roberto Dipiazza a Trieste (che è appoggiato anche da Fdi). Il tema è poco sentito da Forza Italia, che può far leva solo sulle adesioni di Alessandro Calvi (Latina) e Paolo Orrigoni (Varese).

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Certo Sai chi voti è solo una campagna digitale promossa da una serie di associazioni (Riparte il futuro insieme ad Associazione Pubblici Cittadini, Transparency International Italia, ActionAid, Movimento consumatori, Diritto di sapere, Carte in regola, Cittadinanzattiva, Cittadini reattivi, Openpolis, Consiglio Italiano del Movimento Europeo per chiedere trasparenza ai candidati alle prossime elezioni amministrative). Non ha certo la pretesa di mettere il bollino di certificazione a ogni singolo candidato. Ma ha il merito di smascherare l’uso strumentale che si fa della parola trasparenza durante una campagna elettorale.

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