Partiti e politici
La Sindaca Raggi e le storture della comunicazione giudiziaria
Per quanto le sue difficoltà nell’amministrare la Capitale d’Italia siano ormai oltre il limite della tollerabilità, va detto che la Sindaca Raggi sta vivendo un autentico corto circuito mediatico, del quale non ha colpa. Tutti i giornali parlano dell’avviso di garanzia che starebbe per ricevere, fatto che rappresenta un inedito nella pur ricca casistica del rapporto tra giustizia, politica ed informazione in Italia
Virginia Raggi riceverà un avviso di garanzia subito dopo la Befana. Come lo so? Lo so come lo sanno tutti coloro che leggono, anche solo distrattamente, i giornali: tutti (o quasi) scrivono che la Sindaca di Roma farà giusto in tempo a finire il suo torrone natalizio e poi si troverà alle prese con l’ennesimo problema di quell’autentica via crucis che è stata finora il suo mandato.
A meno che non si tratti di un clamoroso abbaglio collettivo da parte dei colleghi che si occupano di politica e cronaca giudiziaria, questo passaggio segna un’evoluzione (o involuzione) storica. Siamo ormai abituati agli avvisi di garanzia dei quali il diretto interessato viene a sapere dalla stampa (vedi il recente caso di Beppe Sala), ma con la vicenda-Raggi siamo ormai all’avviso di un avviso di garanzia. Difficile far finta che sia una cosa normale, in un Paese democratico.
In questo spazio su Gli Stati Generali ci occupiamo di comunicazione e l’informazione di garanzia (“avviso di garanzia” è gergo giornalistico) un tempo si chiamava proprio “comunicazione giudiziaria”. Ecco, va detto che questa comunicazione è stata completamente distorta nei suoi contenuti: ormai per molti corrisponde ad un’onta, ad una ragione sufficiente per chiedere le dimissioni di chi ne è oggetto, se ha una carica pubblica. Al contrario, il significato originale di questo istituto consiste nella tutela della persona sottoposta ad indagini, perché esse comportano atti ai quali ha diritto di partecipare anche il suo avvocato.
Intendiamoci: per me Raggi farebbe bene a dimettersi perché non mi pare affatto all’altezza del compito che deve svolgere, ma è un giudizio soggettivo e basato su considerazioni meramente politiche. Il prevedibile caos che si scatenerebbe una volta verificatasi la predizione sull’avviso di garanzia non dovrebbe mutare i termini del ragionamento: di fronte alla legge tutti i cittadini sono uguali, quindi i politici non debbono avere privilegi, ma nemmeno essere discriminati.
Come tutte le italiane e gli italiani, Raggi sarà innocente fino a quando un’eventuale sentenza passata in giudicato non dirà il contrario. Fino ad allora, la sua legittimazione a governare Roma è quindi fuori discussione. La sua capacità no, ma questo è veramente un altro discorso.
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