Partiti e politici

La Roma dei commissari, fra Giubileo e Mafia Capitale

4 Novembre 2015

Di tutte le qualità del nuovo commissario di Roma Francesco Paolo Tronca, la più apprezzata sarà senza dubbio quella di non fare ombra al premier, che ora potrà modellare la città a suo piacimento. Non è più tempo del “Giubileo dei grandi ideali”, come Renzi ad aprile salutò l’anno straordinario indetto da Papa Francesco, facendo presagire l’assenza di risorse destinate a Roma per l’evento. Caduto Marino, ora “il Governo è pronto a dare una mano”, assicura il premier, che a breve aprirà quei rubinetti lasciati chiusi, cercando di recuperare il consenso perduto.

In Campidoglio, il clima che si respira è quello di un imminente “assalto alla diligenza”, dove la partita più grande è rappresentata dal trasporto pubblico capitolino su cui probabilmente Renzi investirà le maggiori risorse, affidandole a uno degli eroi dell’Expo milanese, Marco Rettighieri, tra i più probabili del “dream team” presidenziale che affiancherà, non senza il rischio di sovrapposizioni, i subcommissari che insieme a  Tronca traghetteranno Roma fino alle elezioni. A questo punto più incerte che mai.

“Renzi voleva Roma sotto il suo diretto controllo” ha detto ieri il sindaco Marino “e se l’è presa”, con un’operazione spregiudicata che ha messo sotto scacco (ma solo per ora) il bellicoso Pd romano. Ma le strategie future all’interno del Pd sono tutt’altro che chiare.  Il costruttore Alfio Marchini, in campagna elettorale da due anni, dopo aver accarezzato il “sogno” nel 2013 di partecipare alle primarie del centrosinistra, potendo contare sul sostegno di una parte del Pd romano,  spera ora di diventare il catalizzatore di una coalizione più ampia in cui convergano i partiti. Da sinistra, soprattutto fra gli “zingarettiani”, invece, si vede di buon occhio la candidatura Fabrizio Barca, considerato super partes nel gioco delle correnti, dopo l’operazione “Mappa il Pd”. L’ex ministro sarebbe il nome giusto per recuperare in parte anche il “popolo” di Marino, ma non pare intenzionato a partecipare a quella che già si annuncia come una campagna all’ultimo sangue.

Più del Giubileo, però, sono le possibili conseguenze dell’inchiesta giudiziaria Mafia Capitale ad alimentare le angosce  elettorali del  premier, che in questi mesi ha affrontato l’argomento sempre con distacco, nonostante il ras della 29 giugno Salvatore Buzzi fosse tra i sostenitori  della sua cena di finanziamento del novembre 2014. Domani il processo prenderà definitivamente il via e la lista delle persone da ascoltare, depositata dall’avvocato di Buzzi Alessandro Diddi e al vaglio dei giudici, vede coinvolti in veste di testimoni, tra gli altri, il ministro Giuliano Poletti, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e i parlamentari Umberto Marroni e Micaela Campana. Nomi non di poco conto, che seppur non indagati, potrebbero creare ancora più imbarazzi nel Pd capitolino in calo di consensi.

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