Governo

La Raggi sbanca ovunque e Giachetti si consola con il centro

6 Giugno 2016

Questa volta non ci sono foto con le playstation, nè gli hashtag celebrativi da ritwittare in maniera ossessiva fino alla notorietà. Il risultato di Roma parla chiaro. Le manovre di palazzo si sono trasformate in un boomerang e la strategia con cui il premier Matteo Renzi, dopo gli arresti di Mafia Capitale, ha messo le mani sul comune di Roma, creando il vuoto intorno all’ex sindaco Ignazio Marino e disossando al tempo stesso il nucleo storico del centrosinistra romano, non ha prodotto i risultati sperati. E se il Pd è ancora in corsa per il ballottaggio del 19 giugno, dopo una notte passata con l’incubo del sorpasso, lo deve soprattutto al regalo di Silvio Berlusconi, il cui mancato sostegno a Giorgia Meloni (20,64%) ha impedito al centrodestra di avere un candidato unico con speranze concrete di vittoria finale.

Per questo, mentre Renzi grida al “mezzo miracolo”, l’insoddisfazione è enorme dalle parti del Pd, che aveva pronosticato un risultato del genere per il proprio candidato Roberto Giachetti, circa il 24%, ma non un distacco così significativo dal Movimento 5 Stelle, il primo partito di Roma con il 35,33%, capace di triplicare le preferenze quasi ovunque, trionfando in 13 municipi su 15, praticamente tutti ad eccezione di quelli del centro storico, e arrivando in alcuni casi, come nel X municipio, quello di Ostia, a sfiorare il 44%. Da ieri, Virginia Raggi, se non è il politico più popolare di tutto il Movimento, di sicuro è la più votata di sempre grazie alle 453.806 preferenze ottenute, di cui ben 40 mila in più rispetto alla lista del Movimento, una cifra astronomica se rapportata alle poche decine di preferenze con cui molti pentastellati entrarono in Parlamento nel 2013.

Virginia Raggi piazza del popolo

A destra, invece, il sostegno elettorale di Silvio Berlusconi ad Alfio Marchini si è tramutato in una morsa fatale che ha indebolito entrambi. Forza Italia, a fatica, supera il 4%, così come, allo stesso modo, l’imprenditore “libero dai partiti”, che nelle scorse elezioni aveva ottenuto il 9,49% delle preferenze, è cresciuto di un solo punto e mezzo, racimolando un modesto 10,97%. Al contrario, Giorgia Meloni con il suo 20,65% ha raddoppiato quasi ovunque i consensi per Fratelli d’Italia passando dal 5,93% al 12,28%. Il suo non è l’unico exploit a destra, però: con 13.785 preferenze e l’1,18% complessivo, anche il partito dei fascisti del terzo millennio Casapound è riuscito a doppiare i suoi numeri del passato (7.166 voti e lo 0,60% nel 2013), ottenendo buoni risultati nelle zone dove il malessere sociale, è più profondo: 1.442 voti nel municipio della rivolta di Tor Sapienza, 1.235 a Tor Bella Monaca, 1.222 al Tuscolano e ben 1805 preferenze ad Ostia.

Senza il supporto di Sel, che nel 2013 in coalizione con il Pd prese il 6,25% a fronte del 4,48% ottenuto ieri dalla compagine di Stefano Fassina, il centrosinistra contiene i voti nei municipi della città consolidata, come il primo, dove le liste a sostegno di Giachetti prendono il 35,06%, con la Raggi che non arriva nemmeno al 25%, o i quello dei Parioli, mentre capitola totalmente in quelli più periferici, designando un quadro abbastanza netto dei motivi della sconfitta. Il solo dato cittadino del Pd, 17,2% è inferiore di 9 punti a quello del 2013 (26,26%) e di oltre 26 punti a quello delle europee del 2014. E la differenza non pregiudica solo l’approdo in Campidoglio, ma mette in discussione anche il governo dei 15 municipi, dove difficilmente il centrosinistra riuscirà a bissare un secondo mandato per tutti i suoi presidenti uscenti, nonostante, in molti casi, i voti per il comune differiscano da quelli per le liste municipali, ancora non definitive.

Roberto Giachetti a Finocchio

È emblematico da questo punto di vista il VII municipio, con oltre 300 mila abitanti il più popoloso di tutta Roma, che da San Giovanni si estende sino ai piedi di Frascati, lungo la via Tuscolana e la via Appia, dove la lista del Movimento del 5 Stelle a supporto di Virginia ha raccolto il 36,91%, mentre quella a sostegno di Monica Lozzi, candidata alla presidenza del municipio, sempre per il 5 Stelle, il 28,85%. Nel 2013, il dato del 13,77% per la Lozzi non differiva dal 12,96%, raccolto dal candidato sindaco Marcello de Vito sempre nello stesso municipio. Mentre, al contrario, al 30,34 per i partiti a supporto di Valeria Vitrotti, candidata presidente per la coalizione di centrosinistra, corrisponde un 25,91% per le liste comunali a sostegno di Roberto Giachetti. Un distacco di quasi 5 punti, che spiega come in realtà, la candidatura dell’ex radicale non sia stata un valore aggiunto, soprattutto nelle zone più periferiche della città, dove in tutti i casi, le liste muncipali di centrosinistra raccolgono più consensi di quelle comunali a suo supporto. E chi al comune ha votato il Movimento 5 Stelle ed espresso la propria preferenza a Virginia Raggi, nel proprio municipio, ha optato anche per altre soluzioni.

Nel municipio con i più bassi indicatori sociali di tutta Roma, il VI, quello di Tor Bella Monaca, dove vivono oltre 250 mila persone, ad esempio, Roberto Giachetti ha ottenuto solo un misero 17,31%, con il Pd che a malapena supera l’11%, a fronte dell’incredibile 41,25% ottenuto da Virginia Raggi e del 25,5% di Giorgia Meloni, che permette anche al suo candidato presidente Nicola Franco (22,01%) di accedere al ballottaggio contro il candidato del M5S Roberto Romanella, che viaggia intorno al 33%. In questo caso la differenza tra la lista comunale e quella municipale è di quasi 8 punti, un mare di voti che è andato disperso nelle tante liste locali, e che solo in minima parte il candidato Pd Dario Nanni (19,59%) è riuscito ad intercettare.
giorgia meloni a Tor Bella Monaca

Lo schema, si ripete anche in XV municipio, che da Corso Francia si estende sino a Cesano, ai confini con Viterbo, una zona storicamente schierata a destra, dove nel 2013 Gianni Giacomini ottenne il 45,22% al primo turno per poi perdere per un pugno di voti al ballottaggio. Anche qui, in linea con il resto della città, rispetto alle amministrative del 2013, Virginia Raggi è riuscita a triplicare i voti del Movimento 5 Stelle Raggi ottenendo il 30,03%, mentre il candidato locale Stefano Simonelli è rimasto fermo al 23,29%. Ma nel municipio, invece, nonostante l’assenza di Sel, il candidato locale di centrosinistra, il presidente uscente Daniele Torquati  è riuscito nell’impresa di aumentare, anche se di poco, il numero di voti, da 17.600 a 17.904, ottenendo il 28,54% delle preferenze, ossia 4 punti in più di Roberto Giachetti (24,36%). Il dato è significativo soprattutto alla luce del passato quando, Ignazio Marino prese invece il 32,48%, ossia 2 punti in più dello stesso Torquati, che si attestò sul 30,67%.

C’è poi il caso di Ostia, dove, va ricordato, lo scioglimento del municipio decretato dal ministro Alfano lo scorso agosto, ha fatto slittare le consultazioni per l’assemblea municipale. La disastrosa gestione delle dimissioni dell’ex presidente del municipio Andrea Tassone, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, e il successivo impegno in veste di commissario del magistrato Alfonso Sabella, hanno trascinato il partito in un baratro senza fine, nonostante il commissario del Pd romano, Matteo Orfini, e il commissario del pd ostiense, il senatore torinese Stefano Esposito, per mesi si siano battuti in prima fila in una lotta mediatica a colpi di twitter, soprattutto contro gli esponenti del M5S locali, accusati di fare il gioco della mafia. Lo sforzo, tuttavia, non è valso la candela e il risultato di un’esposizione senza precedenti dei vertici del Pd nazionale ha contibuito soprattutto al 43,62% con cui Virginia Raggi ha doppiato i suoi avversari Roberto Giachetti, fermo al 19,18%, e Giorgia Meloni inchiodata al 18,26%.

Virginia Raggi e Roberto Giachetti

Da Ostia a Tor Bella Monaca, fino a San Giovanni. Sono tanti, insomma, gli indicatori, che farebbero pensare, come ha affermato ieri Virginia Raggi, al vento che “sta cambiando” a Roma. Eppure Giachetti, dopo la notte da incubo passata ad osservare i risultati elettorali, non si da per vinto.“Un paio di mesi fa in base ai sondaggi eravamo quarti dietro alla Raggi, alla Meloni e a Marchini. Siamo arrivati alla finale di champions dopo aver fatto i preliminari. Ma adesso si azzera tutto, lo dico a coloro che pensano di aver già vinto. C’è il secondo tempo da giocare e io la giocherò fino alla fine”. Con quali compagni si saprà solo nei prossimi giorni. Di sicuro, ora che il Campidoglio è a rischio c’è posto per tutti, non solo per Alfio Marchini.

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