Governo

La prova del tampone per la Littizzetto. Sicura di far ridere?

18 Gennaio 2016

Diretto.
Non ho “digerito” molto ieri la caricatura di Luciana Littizzetto, sulla proposta Possibile di Giuseppe Civati (prodotti igienico-sanitari femminili considerati per ciò che sono, e cioè beni essenziali e che conseguentemente anche la tassazione sia ridotta al 4%).

Personalmente non ho mai “digerito” (se si può usare questo eufemismo) la simpatia di Luciana Littizzetto. Ne tantomeno il programma “Che tempo che fa”.

Che il salotto televisivo di Fabio Fazio sia diventato un punto di riferimento culturale per tutto un mondo che si riconosce nell’attuale centro-sinistra ormai è risaputo. L’estrema debolezza con cui il conduttore-demiurgo gestisce le tematiche affrontate – che spesso meriterebbero ben altro approfondimento ed invece restano tristemente in superficie – anche.
Di Fazio è stato detto tutto: buonista, timoroso di ogni conflitto, attento a non inimicarsi l’interlocutore anche a costo di farsi mettere i piedi in testa (esemplare l’intervista a Renato Brunetta).

Succede invece con Luciana Littizzetto, che di tutti questi è sicuramente quella meno talentuosa, ma che per il perverso gioco delle parti che mette in scena con Fazio ogni domenica sera da ormai quasi un decennio appare la più “cattiva”.

Nel passaggio graduale a complice di Fazio nella gamma dei suoi argomenti si è aggiunta, com’è d’uopo data la cornice impegnata, la politica. Nei monologhi della Littizzetto, si oscilla continuamente da uno sparare indiscriminato contro tutto e tutti all’insegna della più epidermica antipolitica, fino allo sfottò verso personaggi più definiti che però si accanisce sui vizietti, i difetti fisici, le idiosincrasie, le gaffe più o meno involontarie, quasi mai sulle vere colpe politiche, che sono poi le cose che rendono degni di essere satireggiati.
Demagogia e superficialità. Demagogia perché insultare il politico di turno, oggi come oggi è il modo più semplice per prendere un applauso manco si fosse la nuova Rosa Luxemburg (pazienza che la satira dovrebbe partire da qui per andare ad un livello di analisi successivo); superficialità perché gli argomenti, anche i più controversi, non sono mai approfonditi, ma sempre sorvolati, toccati fugacemente e poi risolti con una chiusura banale e buonista che va benissimo per un pubblico che non vuole essere messo in crisi nelle proprie piccole certezze.
In tutto ciò il teatrino messo in piedi con Fazio, che come un consumato attore simula imbarazzo e reazioni stizzite ad ogni “culo” “cazzo” e simili innocue amenità che escono dalla bocca della Littizzetto come se la Nostra stesse invitando gli spettatori a stupri di gruppo, contribuisce a far sembrare incendiario un siparietto da pompieri e a far passare la comica per quella che fa tremare i palazzi del potere.

Il problema sta in un pubblico che, in perfetta buona fede e animato dalle intenzioni migliori (e la maggior parte degli elettori di centro-sinistra sono uomini e donne di ottime intenzioni), considera le riflessioni, i ragionamenti e le conclusioni della banda di Fazio un faro, le più alte espressioni di pensiero oggi rintracciabili in tv, da fare proprie e citare in pubblico.
Non è affatto difficile sparare su gente come Emilio Fede o Bruno Vespa o Alessandro Sallusti, è fin troppo chiaro che si tratta di professionisti che si fanno dettare la linea da un padrone e che fino alla morte difenderanno l’indifendibile in nome di quella linea.

Il problema sopravviene quando a queste figure se ne oppongono altre che magari hanno la stessa debolezza di pensiero, seppur in buona fede, ma che a differenza dai primi stanno dalla parte che noi riconosciamo come “quella giusta” (e tanto nessuno ci insinuerà mai il dubbio che le nostre convinzioni siano da mettere in costante discussione, di Giorgio Gaber ce n’è stato uno).
Insomma, mai come oggi essere di sinistra è difficile, perché mai come oggi la sinistra è circondata di cattivi maestri. E per la crescita di un paese che deve uscire da una crisi non solo economica ma anche culturale. Non attraverso quella maschera buonista o con l’esposizione banale delle cose.
La Littizzetto, quindi, prendendo in giro la proposta di Civati (che le riguarda), dimostra quanto la sua carriera sia basata sul superficiale e poco sul concreto.
Tanto distanti dalla civiltà, poco utili al pensiero. E’ proprio sicura di far ridere ancora?

Per dovere di cronaca. Questa proposta non è così tanto banale come lei la dipinge: se ne parla in America con Obama (in merito alla tampon tax). Fa ancora ridere?

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