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La doppia morale della Raggi: per Raineri hai chiesto a Cantone. E per Muraro?
Paola Muraro risulta essere sotto indagine della procura di Roma dallo scorso aprile. Anche se lei lo ha saputo solo il 18 luglio, quando già era stata nominata assessore all’ambiente di Roma. Della circostanza era stata informata anche la sindaca Virginia Raggi. Ma entrambe in questi due mesi hanno sempre smentito le indiscrezioni riportate sugli organi di stampa. La colpa, secondo la Muraro, sarebbe stata anche dei giornalisti, incapaci di porre le domande in maniera corretta. “I giornalisti mi chiedono: hai avuto un avviso di garanzia? E io un avviso di garanzia non l’ho avuto. La differenza è fondamentale, ma la domanda è questa. E l’avviso di garanzia non c’è”.
Senza tirare in ballo il rigido regolamento del Movimento 5 Stelle, il quale prevede “l’impegno etico di dimettersi laddove in seguito a fatti penalmente rilevanti venga iscritto nel registro degli indagati”, più della vicenda giudiziara dell’assessora, che ancora deve ricevere le carte dell’inchiesta che la riguarda, a stridere è soprattutto la doppia morale adottata dalla sindaca, così solerte nel chiedere un parere all’Anac per fare chiarezza sulla nomina dell’ex capogabinetto Carla Romana Raineri, ma altrettanto guardinga nel prendere invece una posizione pubblica sulla sua assessora, nonostante fosse stata informata delle indagini in corso (art. 256 comma 4, legge 152/2006), “Verso fine luglio, tra il 19 e la fine del mese, ho saputo del fascicolo aperto sull’assessore Muraro ma tuttavia sono ancora in attesa di conoscere le carte.
Eppure gli impegni con gli elettori erano ben altri. “La trasparenza è uno dei valori che ci contraddistingue e che perseguiamo”, aveva scritto solo pochi giorni fa la sindaca nel discusso post su facebook alle 4 del mattina in cui annunciava la revoca dell’incarico alla Raineri dopo il parere negativo dell’Anac. A commettere gli errori erano stati i suoi uffici e l’avvocatura capitolina che aveva dato l’ok, ma questo non ha impedito l’allontanamento del capogabinetto (che in realtà si è dimesso subito). La regola era chiara, “il palazzo deve essere di vetro, tutti i cittadini devono poter vedere cosa accade dentro”. Ma a quanto pare, come dimostrano le vicende di oggi, non vale per tutti. Almeno non per la Muraro.
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