Partiti e politici

La contro-narrazione non funziona. Mancano i fondamentali

6 Settembre 2016

Come sempre, Virginia Raggi è ricorsa a un video-messaggio, postato sulle pagine FB del Movimento 5 Stelle, per reagire alla situazione molto complicata in cui si è infilata la sua giunta.

E, come sempre, il messaggio evita di affrontare le questioni spinose legate alle nomine (2 assessori al bilancio e 4 capi di gabinetto in due mesi) o alla vicenda “Muraro” – con tanto di inchiesta nota e nascosta al pubblico – e punta su parole-chiave fumose e ripetute come un mantra (“cambiamento”, “non ci fermeranno”, “andiamo avanti”…) per “contro-narrare”, rispondere con una evidente attività propagandistica alla narrazione negativa proveniente dalle notizie di stampa.

Dal momento dell’insediamento, il Sindaco non ha convocato alcuna conferenza stampa. Nessuno può farle domande. E se per caso qualche giornalista ci prova, inseguendola tra un appuntamento istituzionale e l’altro, la (non) risposta è la solita: “stiamo lavorando, andiamo avanti”.

I media sono così costretti a raccattare le notizie dove e come possono. Lei replica (per così dire) evitando ogni confronto e “circumnavigando” i problemi: raccontando la sua versione, sulla propria pagina social o su quella del MoVimento, provando a convincerci che i mezzi di informazione siano manipolati dai “poteri forti” (chi siano non si sa, ma la formula fa sempre effetto) e che in Campidoglio tutto proceda per il meglio. Anche cambiare 4 capi di gabinetto in due mesi è normale, così come lo è aver nascosto che la Muraro fosse indagata. È altrettanto normale che dopo 75 giorni non ci sia un solo atto formale che incida nella realtà cittadina (al momento si contano 189 determinazioni dirigenziali, tutte aventi a che fare con la disciplina del traffico…) o una sola scelta di rottura sul fronte della trasparenza: 19 nomine a Roma Capitale, più quelle ai vertici Ama e Atac senza uno straccio di avviso pubblico.

Non entro nel merito della liceità di questa tattica, di questa “realtà parallela” narrata nei video promozionali del sindaco. Né mi addentro sulle conseguenze “democratiche” di questo scenario fatto di spot pubblicitari al posto della comunicazione istituzionale e del confronto dialettico con i mass media.

La cosa che voglio sottolineare è un’altra, dal punto di vista dell’efficacia come attività di marketing. E cioè che questa operazione di aggiramento dei media tradizionali nel breve periodo può anche funzionare, ma nel medio periodo no. Le notizie prima o poi arrivano alle redazioni, ci sono mille fonti e mille voci in Campidoglio, come altrove. Nessuno può credere davvero di “blindare” ogni fuga di notizie. Pensate che la vicenda “Parentopoli” nacque per via di informazioni provenienti da consiglieri dell’allora maggioranza di centrodestra; allo stesso modo, la questione “Fiorito” dei rimborsi dei gruppi consiliari alla Regione Lazio venne a galla a seguito di una lotta interna al gruppo PDL che finì inevitabilmente per lasciare “tracce” utili ai giornalisti.

La soluzione per tamponare questo flusso di notizie è sempre il news media management. I rapporti con la stampa vanno gestiti, non ignorati. Ignorarli significa inasprire il rapporto con i giornalisti (che pretendono giustamente il loro ruolo) e dare ai mass media “carta bianca”: decidono loro di cosa parlare (agenda setting), come parlarne e dunque come incidere sulle nostre coscienze (framing), ed eventualmente quanto “male” farti. Peraltro – anche per questo è fondamentale gestire il rapporto coi media – è naturale che se ci si rivolge ai giornalisti etichettandoli come “giornalai” o se si parla di “giornali utili solo a incartare il pesce” (cit. Ignazio Marino), difficilmente si sarà trattati con benevolenza da chi si aspetta notizie e un rapporto dialogico, anche duro, ma corretto e rispettoso dei ruoli.

Il risultato di questa strategia è sotto gli occhi di tutti: l’agenda politico-mediatica diventa una prerogativa assoluta (e senza eccezioni) dei mezzi di informazione. Infatti, se a ciò aggiungiamo che non esiste uno straccio di policy, di iniziativa o di attività concreta avviata con cui replicare, il fenomeno di apparente “accerchiamento” si spiega benissimo. Non esistono diversivi, “armi di distrazioni di massa” utili: basterebbe anche un No secco alle Olimpiadi o allo stadio della Roma per tamponare un minimo. Ma non arriva neanche quello… 75 giorni di nomine, revoche, dimissioni, procedure errate, zero trasparenza, indagini della magistratura e caos rifiuti. Tutto materiale di prima scelta per giornali e telegiornali. A fronte di tutto ciò si replica con qualche video che dice che “va tutto bene”.

La tattica della disintermediazione può funzionare, ma solo se miscelata col news media management e con un’attività amministrativa “vendibile”. Un video su FB può fare buoni numeri, ma se tutti i TG nazionali riportano una notizia negativa non si può competere con un video promozionale online di fuffa ottimistica… Si deve rispondere, nel merito, prendendo il toro per le corna e controbilanciare con iniziative forti in grado di “fare notizia”. E possibilmente coerenti con le aspettative create dal MoVimento negli elettori.

L’alternativa è evidente: il solito tritacarne che logora chi il potere ce l’ha, per di più subito passivamente. Il che lascia presupporre tempi di logoramento molto rapidi…

 

 

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