Partiti e politici
La casa non pagata da Renzi, le cene di Marino: la variabile etica dei sindaci
C’è da dire subito, per un appassionato di buone tavole, che sul mangiare e sul bere non ci siamo, Marino sceglie posti così così e bevendoci su solo bottiglie celebrate da turista americano che gira con un’improbabile guida dei vini. A seguire, altro aspetto che stordisce ma anche no, è che il sindaco è un perfetto Chance il giardiniere, le note spese le mette lui online e da quel momento tutti lo sfanculano come un appestato, negando di avere mai mangiato con lui. Roba da psicanalisi spinta. Terza cosa è che quando ti offri di restituire i soldi, ormai sei arrivato. Quarto elemento tutto politico è che sei fai una cenetta con la signora fai il piacere di tirare fuori i tuoi soldi, altrimenti prima di tutto sei un barbone e solo dopo un cattivo amministratore. Quinto elemento, soprannaturale, riguarda il corpaccione comunale, l’unico che paga ancora i biglietti del Freccia Rossa del sindaco con i diritti di agenzia, invece di risparmiare usando internet (!).
Ma al di là di questo, siamo al grottesco. Nessuno riesce a fare bene il suo maledetto mestiere: il sindaco, e si vede, il Partito Democratico che biascica cose incomprensibili – solo la Bonaccorsi ne aveva chiesto settimane fa le dimissioni – Renzi meno che mai, stretto tra convenienze elettorali e necessità di restituire un minimo decoro alla Capitale. Solo l’opposizione sta vivendo di rendita, senza grandi meriti peraltro. La cosa buona, almeno, è che da qui a poco si paleserà la reale capacità politica di Alfio Marchini, che senza meriti evidenti è già stato proposto per candidature plurime, da sindaco di Roma a candidato premier del centro-destra (ipotesi uscita dal bestiario di Giampaolo Pansa che qualcuno si è bevuta). Un Paese ridicolo. Qualcosa che sta dalle parti del grottesco è anche che frotte di giornalisti si industrino a scoprire le magagne delle note spese del sindaco, quando la categoria, proprio sull’argomento note spese, ha costruito una sua meritatissima fama nel corso del mezzo secolo passato. (Se avete un amico giornalista, fatevi spiegare).
Ma c’è anche qualcosa che sfugge. Ed è il peso da assegnare agli eventi. Per quanto riguarda Marino, in realtà, si tratta di una concatenazione nefasta, tra questioni serie e bagattelle che la stampa ha ingigantito. Fatto sta che il poverino non ha fatto nulla per interrompere la malefica spirale, per cui è del tutto ovvio che un signore che si è messo di traverso al malaffare capitolino, che solo il procuratore Pignatone ha reso fruibile e comprensibile per i cittadini, oggi perda la cadrega per una questione di note spese farlocche dal valore compelssivo di qualche centinaio di euro. Come ha sempre sostenuto Fabio Martini, attento giornalista de La Stampa, l’errore di Marino è stato soprattutto di sensibilità, in termini sportivi si direbbe di scelta di tempo. Secondo Martini, il sindaco non ha interpretato in modo intelligente la condizione psicologica dei suoi cittadini, non ne ha avvertito lo sconcerto crescente, non ha capito che “esserci” fisicamente, in certi momenti, avrebbe rappresentato una saldatura sentimentale con la sua città. Per un sindaco, un errore capitale.
Ma tornando al peso delle cose. Ci siamo domandati in queste ore se ciò che accadde a Matteo Renzi quand’era sindaco di Firenze e cioè l’aver usufruito gratuitamente di una casa senza pagarne l’affitto per quasi tre anni, perchè pagato dall’amico del cuore Marco Carrai (le malizie sugli incarichi al medesimo seguirono), a parti invertite avrebbe prodotto la definitiva capitolazione di Marino. E la risposta è sì, un chiarissimo sì, non tanto per l’evidenza solare di una questione etica, che invece al sindaco Renzi non fece un baffo, quanto per il semplice motivo che quella spiacevolissima vicenda si sarebbe innestata in una situazione già di grande complessità e gravità com’è quella in cui vive da mesi il primo cittadino di Roma. E la conclusione non può essere che una: che l’asticella etica che ogni comunità di cittadini pone a una certa altezza è decisamente variabile e dipende da mille variabili. Di cui, però, la principale è sempre una e una soltanta: riuscire ad apparire ai tuoi cittadini come un buon sindaco. E magari anche esserlo. Cosa che accadde a Matteo Renzi e non è (più) accaduto a Ignazio Marino.
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