Partiti e politici
La candidatura di Giachetti spacca subito la sinistra romana
Romano, radicale ma soprattutto romanista. Un passato al fianco di Francesco Rutelli e un futuro possibile sul colle più ambito della città, il Campidoglio. Dopo la chiamata del premier Matteo Renzi, Roberto Giachetti ieri ha sciolto ogni riserva. “Ho deciso di partecipare alle primarie per il sindaco di Roma. Ci ho messo un po’ di tempo non solo per un naturale pizzico di paura, ma soprattutto per una grande forma di rispetto per un impegno che so sarà immenso e gravoso”.
Il vicepresidente della Camera, per ora, è l’unica candidatura certa alle primarie del prossimo marzo, anche perchè nel Pd romano le idee continuano ad essere confuse. Tutti, infatti, aspettavano con ansia la riunione del prossimo 23 gennaio al teatro Brancaccio organizzata dai presidenti di municipio, dietro la regia attenta di Nicola Zingaretti e del suo vice Smeriglio, che avrebbe dovuto lanciare la sfida della coalizione romana di centrosinistra al partito della nazione renziano. Da li, soprattutto a sinistra, speravano sarebbe uscito il nome del candidato. Invece, a sorpesa, dopo che in mattinata Goffredo Bettini, il padre del “modello Roma”, con una lettera all’Unità aveva annunciato il suo distacco dagli affari romani, anche Zingaretti ha pubblicamente appoggiato l’ex radicale. “Se si candida, lo sosterrò”, gettando nello sconforto la parte della coalizione di centrosinistra maggioritaria a Roma.
Alcune candidature ventilate da settimane, come quella del deputato Roberto Morassut, già assessore ai tempi di Veltroni, rimangono ancora in piedi, “ma è evidente come l’appoggio di Zingaretti a Giachetti – spiegano fonti vicine al governatore – renda difficoltosa la costituzione di un progetto alternativo vincente a quello presidenziale”, mettendo in pericolo quella coalizione di centrosinistra che anche il commissario Pd Matteo Orfini, in questi mesi aveva cercato di ricostruire in vista delle elezioni.
La componente romana di Sel, che fa riferimento al vicepresidente della regione Lazio Massimiliano Smeriglio, a fatica sosterrà Stefano Fassina, il quale, oltre a non aver intenzione di partecipare alle primarie, nei giorni scorsi ha presentato un documento di dieci punti, dove non mancano critiche all’attività consiliare del gruppo capitolino e all’esperienza regionale degli ultimi tre anni (soprattutto sullo stadio della Roma a Tor di Valle e sulle Olimpiadi). “Se dalla sinistra Pd non dovesse arrivare nessun nome – spiega un esponente di Sel – non rimane che aspettare Marino”. L’ex sindaco non ha ancora sciolto le riserve e aspetterà fino all’ultimo prima scoprire le sue carte, Pd permettendo. Di certo non rappresenta il candidato ideale, ma al momento rimane l’unica figura di peso da contrapporre allo strapotere renziano. L’ultima, pensano in molti, per non scomparire del tutto.
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