Roma

Incapacità e bugie. Il M5S dovrà fare i conti con il disastro di “Madame” Raggi

10 Marzo 2017

Un sondaggio della società di rilevazione Izi diffuso nei giorni scorsi da Repubblica, registra il crollo di consenso del sindaco di Roma, Virginia Raggi, che in meno di nove mesi di governo incassa il giudizio negativo di quasi il 70% dei romani e soprattutto del 40% degli elettori grillini nella Capitale.

Un tracollo che in città si respira nell’aria, durante le lunghe attese alle fermate delle linee Atac che hanno subito tagli alle corse, sui marciapiedi sempre più sporchi e in quelle periferie lasciate al loro destino che avevano visto trionfare l’esponente del partito della Casaleggio Associati. L’ultimo capolavoro in ordine di tempo è stata la delibera n.13 varata dalla giunta il 3 febbraio scorso, un provvedimento che smantella di fatto il “buono casa” e rimette in pista costruttori e proprietari di residence che verosimilmente torneranno a monopolizzare il disagio abitativo. Alla faccia della “guerra ai poteri forti” tanto ostentata dai seguaci del comicoleader genovese.

Nel frattempo, il gip Maria Paola Tomaselli ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Raffaele Marra con la seguente motivazione: “Dalle dichiarazioni rese da Sergio Scarpellini nel corso dell’interrogatorio di garanzia e in particolare davanti ai pm, che hanno natura di una vera e propria chiamata in correità che ha confermato l’impianto accusatorio, già di estremo significato, e la ricostruzione dei fatti operata nell’ordinanza, emerge in maniera chiara, da un canto, la disinvoltura con la quale Marra era solito avanzare le sue richieste e con la quale faceva mercimonio della usa funzione, e dall’altro, come la determinazione dell’imprenditore di accoglierne le istanza fosse motivata dalla posizione di potere da questi rivestita e dalla capacità di influenzare le scelte della pubblica amministrazione ad essa connessa”.

Una “capacità di influenzare” già molto forte all’epoca della campagna elettorale, come emerso da alcuni sms tra lo stesso Marra e Salvatore Romeo, dove quello che sarebbe diventato il capo del personale del Campidoglio già si adoperava nella gestione delle nomine per “Madame” (così chiamava il futuro sindaco) e piazzava le sue pedine, compreso il fratello Renato finito al centro dell’inchiesta che vede indagata Virginia Raggi per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Niente male per “uno dei 23mila dipendenti del Comune di Roma”, come lo definì – mentendo – “Madame 5 stelle”. In realtà Marra era una figura centrale, un regista occulto di strategie e distribuzione di poltrone, uno che “contava” per usare l’espressione del costruttore Sergio Scarpellini finito agli arresti con l’accusa di avergli pagato una presunta tangente di 370mila euro per l’acquisto di una casa.

Incapacità e bugie, questo sono stati i primi nove mesi – scarsi in tutti i sensi – di amministrazione grillina della Capitale d’Italia. Un biglietto da visita che potrebbe pesare tantissimo in vista delle prossime politiche, soprattutto se il governo Gentiloni dovesse arrivare a fine legislatura prolungando di un anno il pubblico ludibrio di una città in decomposizione.

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