Partiti e politici
Il Pd scende in piazza contro la mafia, ma Libera di Don Ciotti non aderisce
Niente petali di rose, ma solo buoni propositi. Almeno a parole. E’ da piazza Don Bosco, dove solo due settimane fa i membri del clan Casamonica celebravano le esequie del boss Vittorio, che riparte oggi la nuova Antimafia Capitale targata Pd. Senza elicotteri o Rolls Royce, stavolta, ma con i pullman per condurre a destinazione i manifestanti. Perché Roma sarà sicuramente pronta per il Giubileo, ma vatti a fidare della metro A se l’assessore ai trasporti, il senatore Stefano Esposito, è lo stesso che si diverte a gridare “Roma Merda” in diretta radiofonica.
La parola d’ordine è chiara: “A Roma non ci sono re. I mafiosi non conquisteranno mai questa città – come recita la chiamata alle armi della manifestazione, indetta da Matteo Orfini con un tempismo straordinario che ha bruciato ogni possibile iniziativa delle opposizioni, soprattutto dei Cinque Stelle. E’ grazie a lui se per la prima volta il Pd scende in piazza pubblicamente associando la parola mafia a Roma. Certo è servita un’inchiesta che ha coinvolto molti esponenti di punta del partito, il “semicommissariamento” del comune per mano del prefetto Gabrielli, ma soprattutto un funerale, quello di Vittorio Casamonica, che ha messo in imbarazzo l’intero paese. Ma è già un passo in avanti rispetto ai soliti osservatori, tanto in voga da queste parti.
Il disagio, insomma, è tanto, per questo niente bandiere, nonostante diversi consiglieri comunali, ancora ieri manifestassero la propria perplessità di fronte a questa scelta. La piazza deve sembrare della gente e non dei partiti. O meglio del Pd, anche ora che la paura di fare flop è passata. La galassia democratica, o quello che ne è rimasto dopo l’inchiesta di Pignatone, almeno formalmente ha risposto all’appello, così come quelle associazioni di categoria storicamente sensibili alle istanze del Partito Democratico. Certo, c’è la Legacoop, dove Salvatore Buzzi era un esempio da seguire per tutti prima di essere arrestato. Ma ci sono anche la Confesercenti, le Acli e la Comunità di Sant’Egidio, che avranno l’onore di parlare dal palco, introdotti da Francesco Siciliano, attore di comprovata fede, visto che dal 2011 al 2013, era vice responsabile nazionale dell’informazione e cultura del Partito Democratico, come lo descrive la sua pagina Wikipedia.
“Per sbattere la porta in faccia alla criminalità organizzata”, ci sarà pure Ignazio Marino, il sindaco eletto regolarmente nel 2013, di ritorno dalle vacanze in America, così come ci saranno gli ex alleati di Sel che di certo non avrebbero potuto dare forfait ad un evento del genere, in uno dei due municipi di Roma dove governa un proprio esponente. “Saremo in piazza Don Bosco – dice il segretario romano Paolo Cento – con la consapevolezza che la lotta contro le mafie è credibile se si mette in campo anche una forte azione per la democrazia, i diritti, la solidarietà”. Il costruttore, aspirante sindaco, Alfio Marchini, invece, dopo aver annunciato la sua adesione, ha deciso di fare un passo indietro. Avrebbe preferito una marcia silenziosa, sul modello Assisi, senza “guerre” fra oratori. Poco male, soprattutto per l’ala sinistra del corteo, che di certo con imbarazzo avrebbe digerito la sua presenza dal sapore di “larghe intese”.
D’altronde le assenze che pesano sono altre. Quella dell’associazione DaSud, che con una lungimirante intuizione nel novembre 2013 aveva sottoposto a tutti i municipi il protocollo “Municipi Senza Mafie”, in cui si chiedevano buone pratiche per combattere il malaffare, molto prima che l’inchiesta Mafia Capitale mettesse a nudo il sistema di corruzione imperante in Campidoglio. E soprattutto quella di Libera, l’associazione contro le Mafie di Don Ciotti, che addirittura, per smentire la propria presenza, data quasi per certa dagli organizzatori, è stata costretta a diramare un comunicato in cui ribadisce come “legalità, significhi responsabilità, coerenza e onestà da parte di tutti”.
Una cosa è evidente. Al di là del buon esito della manifestazione, la strada per l’antimafia civile, auspicata da Orfini, è ancora lunga, almeno se a guidarla dovesse essere il Pd. Non è un caso che la Comunità Territoriale del VII municipio, che racchiude al proprio interno decine di realtà, fra comitati di quartiere e associazioni, abbia deciso almeno formalmente di non partecipare all’iniziativa, nonostante ogni giorno viva sulla propria pelle il controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali, come i Casamonica, che da decenni gestiscono lo spaccio al Tuscolano: “In quella piazza – spiega la Comunità in un comunicato – ci saranno formazioni partitiche dal cui interno hanno operato, sino a quando non è intervenuta la Magistratura, responsabili diretti e indiretti della corruzione che, nell’occasione, si proclamerà di voler combattere”. Vagli a spiegare che ora è tutto diverso, che è arrivata l’Antimafia Capitale. Con almeno 20 anni di ritardo. E senza una proposta concreta.
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