Partiti e politici

Il Movimento che non sa dove sta andando. Virginia Raggi e le Fosse Ardeatine

23 Marzo 2017

Scoppia l’ennesimo caso Raggi. La sindaca di Roma, in settimana bianca, non si presenta alla commemorazione in occasione del 73° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Un impegno istituzionale che non era mai scomparso dall’agenda del primo cittadino nemmeno quando, a ricoprire l’incarico, era stato il tanto discusso Gianni Alemanno. C’è chi, facendo sue le parole della Raggi, parla di sciacallaggio  e difende il diritto, di un sindaco come di qualsiasi altro cittadino, di concedersi qualche giorno di riposo. Il sindaco però non è un comune cittadino e questo anche quando appartiene a quel Movimento che ha fatto della valorizzazione della persona comune contro il politico di professione la sua bandiera. Non è un comune cittadino perché rappresenta il primo cittadino, quello che – per la durata del suo mandato – deve avere come priorità la città, i cittadini, le esigenze dell’agenda amministrativa e, anche, le ricorrenze che rappresentano un valore indennitario per la città e per il Paese.

E vengo qui a una più ampia riflessione sul senso di un partito (perché qualsiasi organizzazione che si da una struttura, amministra, siede in parlamento deve riconoscersi in una forma organizzata di “politica”, per quanto intesa in senso alto e nobile) che, pur definendosi Movimento, non sa evidentemente da che parte andare.

Il Movimento 5 stelle, fin dalle sue origini, si è connotato come movimento antagonista rispetto alla politica delle poltrone, rispetto alle dinamiche di potere, rispetto alle lobby. Arrivato però al potere si sarebbe dovuto porre, per quanto tardivamente, la domanda sui valori guida nei quali riconoscersi, perché senza un piano valoriale condiviso, una volta stabilita la presenza di onesti cittadini in posizione di potere (sia esso politico o amministrativo), non c’è direzione. L’onestà è sicuramente un valore, ma un valore basilare, che nulla ha a che vedere con l’indirizzo politico, e questo a prescindere dagli antichi concetti di “destra” e “sinistra”. I valori di riferimento dovrebbero essere le linee guida attraverso le quali un politico decide a quali atti dare priorità, dove rivolgere attenzioni e investimenti, su quali settori puntare per il futuro. Esiste un universo valoriale di sinistra, così come esiste un universo valoriale di destra a cui, non a caso, fanno comunque riferimento anche i cosiddetti partiti “civici” o orientati in senso più strettamente tematico. Evitare una scelta in questo senso, evitare di porsi una precisa domanda sulla collocazione del Movimento dal punto di vista identitario, impedisce la costruzione di un progetto politico o amministrativo. Impedisce in sintesi una visione e quindi l’avanzamento della città, della regione o del Paese amministrato.

Perché si avanza solo in rapporto a una direzione.

Tornando al caso Raggi, la mancata presenza alla commemorazione delle Fosse Ardeatine, minimizzata tramite tweet, dimostra ancora una volta come questa assenza di riflessione sui valori di riferimento porti a non comprendere la gravità potenziale di un’azione banale come la decisione di prendersi qualche giorno di ferie. Non comprendere che l’assenza a una ricorrenza pubblica di questo tipo non equivale al non presenziare a un’inaugurazione d’infrastruttura o a una seduta di consiglio, significa aver perso anche il piano valoriale di base. Lo stesso in cui troviamo collocata l’onestà, la trasparenza, la coerenza, parole chiave dell’universo grillino. Non comprendere la gravità di una “leggerezza” di questo tipo significa che il Movimento è in un gorgo. Orientato al cambiamento in forza della contestazione dello status quo politico, una volta arrivato al potere non ha punti di riferimento verso i quali indirizzare il cammino. E un movimento che si compie senza direzione rischia di girare su se stesso, in un gorgo che, sostanzialmente, è già fermo.

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