Governo
Il Campidoglio dimentica Roma per discutere del referendum
Da una parte ci sono i militanti del Movimento 5 Stelle che urlano verso il pubblico piddino. “A Miccoli, salutace Buzzi”. Dall’altra, invece, gli alfieri del premier Matteo Renzi che rispondono a tono, pronti a difendere il si al referendum in ogni dove: “fascisti, buffoni”. E’ durata poco più di un’ora l’opposizione senza sconti del Pd al Movimento 5 Stelle capitolino. Giusto il tempo di essere allontanati dall’aula Giulio Cesare dal presidente dell’aula Marcello De Vito, ma abbastanza per raccontare ai posteri di aver fatto almeno una volta le barricate in aula dopo la sconfitta dello scorso giugno alle elezioni amministrative.
Assente al dibattito la sindaca Virginia Raggi, a prendersi la scena sono stati soprattutto Luciano Nobili, braccio destro dell’ex aspirante sindaco Roberto Giachetti, assente anche lui, e il deputato Marco Miccoli, urlando e strillando contro la maggioranza a 5 Stelle, colpevole di aver portato al voto una mozione in cui veniva espresso un “fortissimo allarme per la deriva autoritaria in atto”, che deriverebbe dall’esito favorevole del referendum del prossimo 4 dicembre e dalla legge elettorale Italicum.
Il consigliere d’opposizione Alessandro Onorato lo ha definito “uno spot per la Casaleggio Associati”, mentre Stefano Fassina, per aver annunciato il suo voto favorevole, è stato addirittura insultato dai suoi vecchi compagni di partito: “Venduto, venduto”. L’atto, privo di valore, per diverse ore ha intasato i lavori dell’aula Giulio Cesare, che si è svuotata come d’incanto quando si è iniziato a discutere dei problemi della città. Roma, insomma, ancora una volta rimane all’orizzonte, secondo un copione già sperimentato con Ignazio Marino, e accentuato dopo la vittoria del Movimento 5 stelle. Il vento è cambiato, ma prima c’è il referendum.
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