Roma
I ridicoli che s’indignano per uno stipendio a 5 Stelle
Tra gli evergreen dell’invidia sociale, lo stipendio (troppo) alto è uno dei più gettonati. A stipendio alto corrispondono generalmente due tipi di reazione: la prima è quella di delegittimare, sempre e comunque, chi ne beneficia, considerandolo un incapace. La seconda, se il curriculum dell’interessato è di un certo peso e quindi poco attaccabile, è di buttarla sul pauperista, sul momento economicamente travagliato, sul fatto che sono in tanti che “non ce la fanno a tirare a fine mese”.
L’ultimo caso è la vicenda del nuovo capo gabinetto della Raggi, Carla Raineri, magistrato di lungo corso, anni 61, già scelta dal prefetto Tronca come capo del settore anti-corruzione. Le è stata assegnata la ragguardevole cifra di 193mila euro, un bellissimo stipendio, più alto, in certi casi molto più alto, dei suoi predecessori al Comune di Roma. Da quando la notizia è di dominio pubblico, è tutto un florilegio di indignazione che sale dai social, ma anche – e molto – dalla politica. La quale politica ne farebbe una questione di coerenza rispetto alla stella polare che ha portato i 5 Stelle prima in Parlamento e poi a governare città fondamentali come Roma e Torino. Come, dicono i detrattori, avete sempre predicato il contenimento dei costi, ne fate il mantra delle vostre giornate, è la vostra preghiera preferita da opporre a tutti gli sprechi, e poi appena governate proprio voi sbracate in questo modo indegno, facendovi subito casta?
C’è subito da dire che il congegno drammaturgico, applicato anche a questa vicenda, è lo stesso da secoli, in questo la politica non si rinnova mai. Uno stipendio ragguardevole applicato alla macchina statale, e quindi totalmente a carico dei cittadini, non è mai concepibile. Semmai, questa è l’epoca in cui menare vanto di una conquista rovesciata, al ribasso, mostrando al mondo che si possono attrarre personalità di livello “costringendole” a lavorare “a titolo gratuito”.
È stato il caso, tra gli altri, di Andrea Guerra, già ad di Luxottica, che per un anno ha coordinato alcuni dossier molto delicati e poi, per divertirsi e guadagnare, ha scelto Eataly di Farinetti. È il caso di Piacentini, vicepresidente di Amazon, che Renzi ha portato a zero euro a Palazzo Chigi come commissario al digitale. La molla che spinge un professionista affermato a buttarsi nel mischione dei consulenti politici è semplicemente una: il Potere. Naturalmente nell’altissimo “interesse del Paese”.
Il ricatto che il Potere esercita su certi soggetti ha una sua perversa fascinazione: si sta finalmente nelle stanze che contano e questo vale più di qualsiasi guadagno economico. Il tutto ha naturalmente un tempo, generalmente è un annetto, passato il quale il professionista si rende conto di non contare sostanzialmente una mazza – è come un corpo estraneo triturato dai burocrati – e torna al suo vecchio mestiere dove è giustamente considerato dio.
Una buona metà di questi ridicoli signori che si sono indignati per l’alto stipendo di Carla Raineri, il nuovo capo di gabinetto di Virginia Raggi, sono esponenti politici. Il che lascia molto sorpresi, fatta la tara alla demagogia di giornata. Una buonissima percentuale di questi politici, se domani per un avversità del destino dovesse chiudersi improvvisamente la legislatura, nazionale o regionale e non avesse conferma di una ricandidatura, non saprebbe a che santo votarsi. La loro immissione nel libero mercato delle professioni produrrebbe un enorme innalzamento della soglia di disoccupazione. Nessuno darebbe loro un lavoro, nessuno ne avvertirebbe il valore, nessuno in buona sostanza saprebbe che farsene. Vagherebbero come disadattati a cielo aperto, pietendo la presidenza di un ente parco. Ma per l’ intanto, coperti da un sostanzioso assegno che ne copre le necessità, fanno le pulci agli stipendi degli altri. Senza peraltro entrare nel merito, senza che qualcuno dica: allora, dottoressa Raineri, le spiego e lo spiego anche ai cittadini, perché lei non può guadagnare 193mila euro all’anno.
Il problema della classe dirigente politica è tutto qui. Con questi meccanismi, che tendono a privilegiare i professionisti della burocrazia, è davvero difficile che un medico autorevole, un bravo avvocato, uno stimato professore universitario, e tanti altri, possano immaginare di ipotecare una parte consistente della loro vita per finire a schiacciare dei bottoni in Parlamento, senza essere considerati per l’esperienza che hanno e per le potenzialità che possono esprimere. Ecco perché la politica sarà di chi fa (o ha fatto) sempre e solo quello. Il nostro Renzi, certamente un ragazzo sveglio, ha forse un mestiere? No. Si è cibato di politica sin da boy-scout.
Il fatto che i 5 Stelle debbano pagare profumatamente dei professionisti è solo il giorno zero del buon senso comune. Soprattutto perché la corresponsione di un compenso, di un equo compenso o di un super compenso, comporta delle enormi responsabilità. Per cui, se la signora Raineri non si dimostrerà all’altezza della sua fama e dei soldi che guadagna, sarà obbligo del Movimento metterla alla porta e senza troppe cerimonie. Come si fa nelle aziende serie con i manager privati, dove se non altro quattro regolette sul merito valgono ancora.
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