Roma

E se la grande sorpresa delle prossime elezioni di Roma fosse Giorgia Meloni?

4 Aprile 2016

Sono usciti i primi sondaggi sulle comunali a Roma, alcuni più affidabili altri meno, come sempre. Tutti gli istituti demoscopici (Ipsos, Tecnè, Index, Emg) sembrano però trovarsi d’accordo sulla classifica dei candidati al primo turno: Raggi dei 5 stelle in testa, seguita da Giachetti per il Pd e da Meloni dei Fratelli d’Italia. Più indietro gli altri, a cominciare da Bertolaso (per Forza Italia) che non pare per nulla competitivo.

Una graduatoria che, in qualche modo, coincide con le sensazioni comuni: alla fine, al ballottaggio, dovremmo avere un testa a testa tra il Movimento 5 stelle e il Partito Democratico per giocarsi la carica di primo cittadino romano. Anche sulla sfida finale i sondaggi concordano su una facile vittoria di Raggi contro Giachetti, la prima sostenuta al secondo turno da una buona parte dell’elettorato di centro-destra.

Fin qui niente di inaspettato. Il dato più interessante di queste prime rilevazioni appare però un altro, meno scontato dei precedenti: il grande livello dei consensi in favore di Giorgia Meloni. Sono ovviamente corretti tutti i distinguo avanzati, nell’articolo qui sotto, da Luigi Di Gregorio: la conoscenza dei candidati è ancora parecchio diseguale, ed è forse inopportuno oggi stilare possibili scenari di voto; vengono privilegiate le figure più note, rispetto a quelle meno conosciute; il voto finale segue spesso la vicinanza ai propri partiti di riferimento ed il voto disgiunto (un candidato non appartenente al proprio partito) è storicamente poco praticato anche nelle elezioni comunali. Tutto vero.

Eppure. Il favore che circonda Meloni resta comunque straordinariamente elevato, e proprio lei potrebbe diventare la vera sorpresa di queste consultazioni capitoline. Perché pare essere, il suo, un consenso realmente trasversale. Viene indicata come sindaco gradito da quasi un quarto dei passati votanti Pd e, addirittura, da quasi il 20% di chi oggi voterebbe Pd alle comunali; lo stesso accade tra i 5 stelle, con un gradimento ancora maggiore, vicino ad un terzo del suo elettorato. E’ ovviamente molto stimata da chi si professa di centro-destra e, dato ancor più importante, da chi non ha una precisa vicinanza partitica, tra i cittadini un po’ meno affiliati.

Sono impressioni e dichiarazioni affidabili, solide? Secondo Di Gregorio non tanto, per i motivi più sopra esposti. Ma se è vero che i sondaggi attuali non possono essere molto previsivi, vista la grande distanza temporale dal giorno del voto, e la scarsa conoscenza di molti protagonisti, è anche vero che Giorgia Meloni potrebbe partire proprio da qui per costruire una campagna elettorale inedita, innovativa. Che non miri tanto a fare il pieno dei voti della sua area, quanto a parlare a quelli fuori del suo recinto, a quell’elettorato che la vede come una figura affidabile e alternativa sia al disastrato Pd romano che all’incognita pentastellata. Per una volta, forse, la campagna elettorale vera e propria (e non quella cosiddetta “permanente”) potrebbe divenire qualcosa di realmente importante e decisiva per l’assegnazione della vittoria. Le potenzialità ci sono: si tratta di riuscire a sfruttarle a dovere.

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