Roma
Fassina scopre le carte. In realtà corre per Virginia Raggi
«Al tempo dissi che qualora ci fosse stato ballottaggio non avrei escluso la possibilità di votare un candidato 5 stelle e sono ancora di quel parere, nel senso che noi siamo una forza politica autonoma, tanto più a Roma, noi non siamo la low-cost del Pd». Queste le parole di Stefano Fassina, candidato della sinistra “dura e pura”, intervistato ieri da Sky Tg24.
Insomma, se nella Capitale – come probabile – ci dovesse essere un ballottaggio tra il candidato del centrosinistra, Roberto Giachetti e quello del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi, Sel e compagnia potrebbero convergere sulla seconda, perché – come spiega il candidato di servizio dell’ennesimo micro laboratorio delle sinistre – ad oggi c’è molta distanza con Giachetti.
La notizia non stupisce più di tanto. In fondo era chiaro anche ai sassi che la candidatura di Stefano Fassina (così come la tramontata ipotesi di ritorno in campo di Ignazio Marino) fosse un’operazione di disturbo contro il Partito Democratico e poco più. E persino in Sel più di un dirigente si era posto la questione di come conciliare la sfida lanciata nella Capitale con il restare saldamente in coalizione in Regione Lazio insieme al partito dell’odiatissimo Renzi. Ora però è tutto chiaro: a Roma sono la low-cost del Movimento 5 Stelle.
Corsi e ricorsi storici potrebbe pensare qualcuno, quelli di una sinistra che pur di risolvere le sue eterne divisioni finisce per favorire altri, in questo caso il partito dell’uomo qualunque. Ma la frase di Fassina, politico navigato che – va ricordato – vive di calcoli, lascia intendere qualcosa di più premeditato rispetto al classico autolesionismo rosso. Ogni voto per lui sarà un voto indiretto alla candidata grillina e al secondo turno l’appoggio potrebbe diventare addirittura palese.
Riflettano quindi tutti i sostenitori del “dobbiamo dare un segnale”, perché non si ritrovino a giugno a dover sventolare le loro bandiere rosse nelle lontane retrovie di una piazza invasata e festante, magari al fianco di nuovi “alleati” orgogliosi delle loro bandiere nere riesumate per l’occasione. Che se anche da lontano potrà sembrare un piccolo raduno di milanisti, avrà comunque poco senso perché il Milan di quest’anno se va bene arriverà al quinto posto. Proprio come Stefano Fassina.
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