Partiti e politici

Elezioni: tra poco, per fortuna, stop ai sondaggi

3 Maggio 2016

Nelle ultime 24 ore i numeri che circolano di più sugli organi di informazione a proposito delle comunale di Roma vengono da un sondaggio realizzato dalla società Deligo. Questi dati dicono che al primo turno Virginia Raggi avrebbe quasi il 30 per cento, Giorgia Meloni quasi il 24, Roberto Giachetti il 22 e Marchini neppure il 15 per cento. Considerando che Silvio Berlusconi ha fatto la scelta di Alfio Marchini giovedì scorso, il 28 aprile, si comprende la ragione di qualche titolo sulle sorti del centrodestra: “Sondaggio choc”, “i sondaggi non premiano la scelta di Berlusconi”, “Bertolaso aiuta soprattutto la Meloni”.

Quello che però nessuno sembra aver notato è che quel sondaggio è stato realizzato dalla società Deligo neppure 24 ore dopo la decisione di Berlusconi, ovvero cinque giorni fa. Avevano risposto 800 persone.

Lo trovate, come tutti gli altri, sul sito dei sondaggi politico-elettorali. Inserito il 29 aprile

Non c’è nessun retroscena nel fatto che se ne parli oggi. Probabilmente solo da 24 ore tutti se ne sono accorti, o forse è stato pubblicato solo da 24 ore, poco importa. Ma di certo è stato fatto molti giorni fa.

La campagna elettorale romana va avanti da oltre due mesi. A fine febbraio, quando Meloni ancora non era in campo, un sondaggio Tecné attribuiva a Bertolaso una percentuale di consensi tra il 23 e il 26 per cento (a Marchini un altro 6-9); a marzo, con Meloni in campo, Bertolaso scendeva al 10,5, Meloni saliva al 17,7 ma saliva anche Marchini (8-9 per cento). Considerando candidati di centrodestra solo Meloni e Bertolaso, la somma dei due faceva oltre il 28 per cento.

Un sondaggio del 15 marzo di Izi spa attribuiva a Bertolaso il 16,3, a Meloni il 19 ed a Marchini il 6,3. Bertolaso e Meloni insieme facevano dunque oltre il 35 per cento. Oltre il 41 per cento se ci aggiungevate Marchini.

Qualche giorno dopo, per Piazzapulita, un altro sondaggio diceva che Bertolaso aveva il 12, Meloni il 15 e Marchini quasi il 12. Totale: 39 per cento. Senza Marchini il 27.

A fine marzo, sondaggio Tecné, Meloni aveva il 17-20 per cento, Bertolaso il 14-17, Marchini il 6-9. Nella migliore delle ipotesi per tutti e tre arrivavano al 45 per cento, nella peggiore, considerando di centrodestra solo Meloni e Bertolaso, facevano il 31. Comunque percentuali quasi bulgare.

Il dato più basso per Bertolaso è del 21 aprile, sette giorni prima che Berlusconi decidesse di puntare su Marchini: in un altro sondaggio per Piazzapulita l’ex capo della Protezione civile aveva il 6,2, Marchini l’11,2, Meloni il 18,4. Sommando Meloni e Bertolaso si arrivava a meno del 25 per cento.

Come si vede si tratta di dati molto poco coerenti, molto diversi, molto poco comprensibili. In sostanza, si tratta di dati che non dicono nulla.

Il sondaggio da cui siamo partiti poneva agli elettori due domande e la prima era: alla luce della scelta di Berlusconi di appoggiare Marchini, lei conferma la sua precedente preferenza per Marchini o per Bertolaso? Il 76 per cento la confermava, il 24 per cento la cambiava. A voi sembra una domanda comprensibile? Il sondaggio dovrebbe indurre la conclusione che un elettore su quattro non seguiva la scelta di Berlusconi per Marchini e dunque riversava i suoi voti su Meloni. Ma la domanda è: quale scelta avrà cambiato l’elettore? Bertolaso non è più in corsa, quindi chi lo aveva scelto ovviamente non lo sceglierà più, visto che non è in campo. Non confermerà dunque la sua scelta. Se poi consideriamo che il sondaggio è stato fatto praticamente nelle ore in cui Berlusconi decideva, è legittimo chiedersi che attendibilità abbia un simile sondaggio. E poi che senso abbia farne una notizia 5 giorni dopo.

Per fortuna tra un paio di settimane i sondaggi non avranno più spazio sui giornali. Continueranno a perderci la testa, leggendoli come tavole segrete, solo i giornalisti, i candidati e i sondaggisti.

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