Partiti e politici
Disastro Raggi & Di Maio: ora deve decidere Grillo, prima che lo facciano i Pm
Uno dei primi ad andare via è l’assessore al commercio Adriano Meloni, seguito dal suo collega, l’assessore alla cultura, Luca Bergamo, che si incammina a piedi. Le assessore Laura Baldassarre, Linda Meleo e Flavia Marzano vanno via sullo stesso taxi, mentre l’assessora all’ambiente Paola Muraro, nervosa in volto, si allontana da sola, sfuggendo all’unico fotografo rimasto. Non si vede Paolo Berdini, assessore all’urbanistica, ma il clima tutto sommato è rilassato. Si è chiusa così, intorno alle 2 del mattino, la giornata più lunga di Virginia Raggi alla guida di Roma, dopo una riunione interminabile fra le mura del Campidoglio. Nessuno ha voglia di parlare, “ci penserà domani la sindaca”, anche se la parola d’ordine, per tutti, è la stessa: “compatti come prima”.
Doveva essere la giornata della “responsabilità” e del “coraggio”, come l’aveva ribattezzata la deputata Roberta Lombardi, impegnata per ore nelle riunioni con i vertici del Movimento. Ma alla fine si è conclusa con un nulla di fatto. Da una parte il direttorio riunito a Montecitorio, che dopo aver messo sotto processo Luigi di Maio, per aver taciuto di essere a conoscenza dell’indagine a carico della Muraro, ha chiesto a Virginia Raggi di rinunciare all’assessore Paola Muraro, al neo assessore Raffaele De Dominicis e ai due dirigenti Raffaele Marra e Salvatore Romeo. Dall’altra la sindaca che sarebbe pronta a valutare ridimensionamenti sui dirigenti (allontanando Marra dal gabinetto e diminuendo il compenso di Romeo), ma nulla di più.
La posizione su Paola Muraro rimane la stessa dei giorni scorsi: aspettare di vedere le carte dell’indagine. Mentre per il neo assessore al bilancio Raffaele De Dominicis, finito sotto accusa per un’intervista in cui ha ammesso di essersi consultato con l’avvocato Pieremilio Sammarco prima di accettare l’incarico, la richiesta viene ritenuta strumentale. L’ex presidente della corte dei conti, per la sindaca, rimane “un “vero servitore dello stato”, come lo aveva presentato, lanciando una stoccata al suo predecessore Marcello Minenna, che si era congendato da semplice “servitore dello stato”. E questo lo pone al di sopra di ogni sospetto o polemica.
A decidere, insomma, rischia di essere Beppe Grillo, atteso a Roma per oggi. Nel serrato confronto fra la Raggi e la sua maggioranza, infatti, più delle ragioni della sindaca, “ha vinto la paura”, racconta chi conosce il Movimento da dentro. Per una buona parte dei consiglieri, giunta al secondo mandato, questa rappresenta l’ultima esperienza politica. E la cosa non puo’ che essere un punto di forza per Virginia Raggi, in un momento delicato come questo. Alcuni di loro, abbandonando il Campidoglio, si dichiarano “pronti a sostenere il progetto”, più della sindaca. Di sicuro, la corrente più vicina alla deputata Roberta Lombardi ritiene pericoloso continuare ad insistere sulla Muraro, soprattutto ora che l’indagine nei suoi confronti è divenuta di dominio pubblico. “Se poi dovesse arrivare un avviso di garanzia – riflette uno di loro – la situazione sarebbe ancora meno gestibile dal punto di vista politico. Non bisogna ignorare i segnali lanciati dalla procura”.
In pochi hanno gradito l’eccessivo potere che si è ritagliato Raffaele Marra, il dirigente “alemanniano”, ritenuto un corpo estraneo al Movimento. “Per 2 mesi Virginia ha firmato senza leggere decine di atti preparati da lui”, racconta una fonte interna, e la preoccupazione è alta, tanto più dopo le parole della magistrata Carla Romana Raineri, che lo ha accusato di aver ordito trame bellicose nei suoi confronti. “E’ imbarazzante leggere sui giornali che Laura Benente (ex responsabile del Personale) sia stata allontanata per non aver voluto pagare a spese del comune il master di Marra a Bruxelles. Questo non è lo spirito del M5S”.
Nonostante questo, Virginia Raggi è pronta ad andare avanti per la sua strada, ritenendo quelle del direttorio vere e proprie intromissioni. Dopo la riunione con la maggioranza si è intrattenuta per un po’ in Campidoglio con il vicesindaco Daniele Frongia, forse il suo unico alleato, in questo momento all’interno del Movimento, dopo la resa di Luigi di Maio. Poi, intorno alle 3, ha condiviso sul suo profilo Facebook privato un’intervista del Corriere della Sera a Raffaele Cantone, in cui viene fatta chiarezza sulle modalità con cui è avventua la richiesta del parere sulla nomina dell’ex capogabinetto Carla Romana Raineri. La sindaca è convinta che proprio dall’Anac, che nelle prossime ore dovrà fornire i pareri anche sulle altre nomine, possa trovare una sponda istituzionale per uscire dall’angolo a testa alta. Magari prendendo alcune delle decisioni che le chiedono dal M5S, ma senza arretrare di un millimetro di fronte al direttorio. In fondo, i voti per diventare sindaca di Roma, li ha presi lei. E questo non è un dettaglio.
Devi fare login per commentare
Accedi