Partiti e politici

Dieci motivi per cui le primarie possono diventare secondarie

13 Ottobre 2015

Acclamate come il toccasana delle politica e come l’unico antidoto per far tornare i partiti ad essere un po’ più di massa contro tutte le ragioni del populismo, le primarie nel tempo si sono sempre più rivelate un’arma spuntata. Ma si sa, viviamo di mode e di modi, ma non abbiamo ancora trovato il modo giusto di far tornare la politica ad essere credibile. Nonostante rottamazioni varie, essa sta pagando ancora i tanti errori del passato e rischia di essere sempre meno rappresentativa. Le primarie che erano uno strumento interessante sono diventate un cavillo in molti casi e da cavillo vengono trattate da tutte le varie formazioni che si trovano ad affrontare il dilemma se ‘primarieggiare’ o no. Intanto ecco dieci buoni motivi per cui le primarie possono diventare secondarie. Premetto che sto conducendo una sorta di esperimento giornalistico, stile editoriale in diretta, per cui non ho ancora una tesi definita da affrontare, ma le idee escono fuori in maniera sorgiva, mi vengono man mano che scrivo.

1) E’ primario definire in primis la base da cui partire: chi può votare alle primarie. Perché se possono partecipare tutti, ma proprio tutti, rischiano di arrivare al voto anche quelli della parte avversa, con un indubbio rischio di inquinamento della competizione in atto. Ma se possono votare solo i tesserati, sarà molto difficile che ne esca vincitore l’outsider di turno. Resta la via mediana di fare votare tutti coloro che siano disposti a pagare 1 euro o poco più e firmare una qualche dichiarazione di intenti, il che sarebbe peggio che mai, perché suona di per sé come troppo politichese.

2) Ok le primarie, ma nessuno ha mai pensato di organizzare le ‘verificarie’, neologismo coniato all’istante per indicare una qualsiasi forma di consultazione intermedia in cui verificare la qualità del mandato dei nostri rappresentanti in Parlamento. Ce ne sarebbe parecchio bisogno, visto che generalmente quando il gatto non c’è i topi ballano. Non voglio dire che i politici facciano in quel periodo di interregno tra due consultazioni i loro porci comodi, ma quasi. Nel senso che in assenza di un obiettivo immediato su cui verificarsi tutte le migliori intenzioni tendono a diventare mollicce. Succede ovunque, figuriamoci in Italia!

3) C’è poi l’annosa questione delle primarie di partito o di coalizione, quella su cui tipicamente ci si divide per le elezioni politiche, specialmente quando c’è un corpaccione quasi maggioritario che deve coalizzarsi con liste minori che per storia o similitudini ideologiche possono dirsi appartenere ad uno stesso grande schieramento. Detto fuori dai denti possono aspirare alle primarie il Partito Democratico o Forza Italia (quest’ultima almeno fino a poco tempo fa), perché tutti gli altri possono ambire solo a coalizzarsi o meno con questi due partiti più ampi. Anche il Movimento 5 Stelle potrebbe ambire a fare da galassia primaria per altri schieramenti minori, ma per statuto non si coalizza, per cui game over.

4) Le primarie, sì, vabbè … no, però … perché in fondo le primarie hanno avuto il merito secondo alcuni, demerito invece per altri, di contribuire a scardinare un vecchio sistema fatto di nomi che erano sempre gli stessi per generazioni. Il problema è che continuano ad avere lo stesso potere destabilizzante anche dopo le primarie per lo schieramento dei politici che si sono appena assisi sugli scranni più alti delle rappresentanza per cui ogni tanto verrebbe voglia di negarle, come a caldo ha fatto lo stesso Renzi di fronte alle dimissioni di Marino a Roma, per poi tornare sui suoi passi perché per chi si è giocato buona parte del suo successo elettorale con l’idea delle primarie non è poi così facile rimettere mano all’aratro in senso completamente opposto.

5) Però in fondo le primarie sono belle e piacciono praticamente a tutti, tutto il resto sono minuzie. In fondo sono uno degli istituti che consentono ad un meccanismo sostanzialmente oligarchico, quello partitico basato sul suffragio universale, di avere un correttivo in senso veramente democratico. Perché è concettualmente giusto che gli elettori possano scegliere, all’interno di uno schieramento, il proprio candidato ad un’assemblea elettiva oppure il proprio candidato sindaco, presidente di regione o candidato premier. O meglio ancora il proprio segretario di partito. Se si introducessero le ‘verificarie’ il meccanismo si avvicinerebbe di molto alla perfezione.

Roma - Primarie 3

6) E se ci guadagnasse anche la morale??? E qui ho una mia tesi: questo meccanismo delle primarie contribuisce alla diffusione dell’elemento morale. Perché l’eventuale responsabilità di nominare come rappresentante un indagato in questo caso se la prenderebbe in toto il corpo elettorale. Dovrebbero allora utilizzarlo tutti, anche le formazioni minoritarie, perché la morale viene prima di tutto. E se ne potrebbe auspicare l’utilizzo anche in funzioni che definirei para-politiche, segretari di partito e presidenti di camere di commercio o di autorità portuale per esempio. Per poi proseguire con direttori o presidenti di aziende partecipate, direttori delle ASL, fino ad arrivare ai capi di gabinetto di Palazzo Chigi o dei sindaci. Ma sa già troppo di 5 Stelle…

7) Le primarie di un marziano restano, perché Marino, ligure, medico-chirurgo che ha viaggiato da dottore spesso in America, era quanto di più lontano si potesse immaginare il Campidoglio. Alle primarie del 2013 le vince superando il 50% e gareggiando contro David Sassoli e Paolo Gentiloni. Poi vince le amministrative. Un marziano lo è diventato veramente a seguito dello scoppio dello scandalo di ‘Mafia Capitale’ e lo è diventato in senso positivo. Adesso che Marino si è dimesso, resta il senso del marziano, resta il fatto che gli elettori democratici ed i romani in genere hanno scelto un marziano alla guida della Capitale, perché stufi di tutti quei giochini che nell’ultimo anno sono venuti a galla mentre Romolo e Remo diventavano un po’ marziani anche loro. Ed il marziano nel frattempo è mutato in commissario.

8) Le mie primarie sono secondarie, perché la mia è solo un’opinione. Voglio dire che quello che ne penso potrebbe essere secondario, ma non per il sottoscritto. Perché è la stessa idea di democrazia che ho che struttura il mio pensiero sulle primarie. Io vorrei un sistema di rappresentanza in cui la vitalità democratica sia costante e non sia relegata solo al momento che precede il voto. Vorrei un sistema democratico in cui non si è continuamente in campagna elettorale, con la complicità dei canali RAI che ci fanno audience, Mediaset compresa. Vorrei un sistema democratico senza faglie, in cui la gente cresce costantemente nella fiducia e nella confidenza verso coloro che la rappresentano nelle sedi a ciò deputate.

9) Perché alla fine ciò che è davvero primario è solo il bene comune, ma di politici che hanno questa mia stessa sensibilità ne vedo davvero pochi. E questo spiega perché tutte le volte non so mai per chi votare. Si sceglie sempre il meno peggio, ma io non voglio votare il meno peggio e non mi accontento di dire: “lui almeno ha fatto qualcosa”. Così si continua solo a giustificare questa forma di oligarchia mascherata che è la Repubblica Italiana. Ecco la crisi della democrazia: non avere più il bene comune come orientamento collettivo. E allo stesso tempo avere nella classe politica dei privilegi che, senza troppi bisticci di parole, la rendono privilegiata rispetto al popolo che la vota.

10) Perché se c’è un canone di verità a cui attenersi, io lo voglio trovare e voglio che sia seguito da tutti, in primis da chi mi rappresenta. E’ inutile mascherare le cose dietro un falso british. La verità è sempre o bianca o nera. E non ammette mai sfumature di grigio. Forse non sa nemmeno cosa sia la diplomazia. Perciò è scomoda, ma aggiusta le cose e restituisce credibilità. Ecco cosa è davvero primario prima delle primarie. E la verità può anche essere il senso di un voto, come quello che investe un marziano di fare il marziano. E la verità non cambia, nonostante che quel marziano smetta di fare il marziano. Perché marziani siamo tutti noi ogni volta che non individuiamo casa nostra in questo mondo che ci gira sotto i piedi. Ed i marziani a me sono sembrati sempre molto molto tristi. Ed ho appena detto la verità!

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