Governo
Da marziano a Che Guevara: l’ultima battaglia del sindaco Marino
“Mi chiedete di restare e io non vi deluderò”. Doveva essere il giorno del saluto finale, si è trasformato nell’ennesimo atto di una telenovela che sembra ormai infinita. Quella tra il sindaco “Che Guevara” che promette al suo popolo “l’impossibile” e il Partito Democratico, che dopo avergli chiesto di andarsene, ora rischia l’implosione di fronte alla “resistenza” mariniana.
Fra cori, palloncini e striscioni, piazza del Campidoglio non si riempie completamente, ma è motivata abbastanza da spingere il sindaco ad uscire dal palazzo Senatorio per incontrare la sua gente. Pochi sono i volti noti, mescolati fra la folla: c’è il consigliere del Movimento Cinque Stelle, Marcello de Vito, che si affaccia, sicuramente per caso, intorno alle 12 per vedere che aria tira. C’è il deputato Pd Marco Miccoli, la consigliera capitolina di Sel Anna Maria Cesaretti e qualche consigliere proveniente dai municipi. Ma non importa, perché Marino vuole parlare soprattutto alla sua gente, quella che, dopo aver organizzato la “resistenza” sul web, è scesa in piazza per la seconda volta al grido “resisti”.
Gli scontrini ormai sono storia del passato e non vengono nemmeno menzionati. Nel suo intervento, il sindaco non parlerà mai di dimissioni ritirate, ma al suo popolo che gli chiede di ripensarci, risponde più volte in maniera netta: “non vi deluderò”. Gli errori, non sono mancati, precisa Marino, in questi due anni e mezzo “ma chi entrando in una casa distrutta ha il dono dell’infallibilità? Noi abbiamo fermato il cancro di ‘Parentopoli’ e mentre noi rimettevamo in ordine la casa, la magistratura, che ringrazio, fermava la mafia”.
Quello che accadrà nei prossimi giorni è impossibile da prevedere. Le dimissioni saranno effettive solo dal due novembre e il sindaco è pronto a sfruttare ogni giorno utile per ricucire lo strappo con la sua maggioranza, ottenendo magari quella verifica in aula richiesta da giorni. “Perché la politica non si esercita nelle stanze chiuse, ma nelle piazze. Dobbiamo chiedere un confronto a tutti gli eletti”, dice Marino che, dopo aver invitato i partiti della coalizione (Pd, Sel e Lista Civica) a una riflessione, chiude il suo intervento citando Che Guevara: “Noi siamo realisti e vogliamo l’impossibile. Io ve lo prometterò”. La folla in delirio applaude, i fotografi si accalcano mentre tenta di passeggiare per la piazza. Il clima è di speranza mista a preoccupazione. “Il sindaco è in una botte di ferro. Lui ha già vinto”, commenta sconsolato il membro di una segreteria Pd capitolina, presente in piazza. “E’ il Pd che in questo scontro rischia di finire in un bagno di sangue”.
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