Cinema
Capodanno alla vaccinara
Bello il capodanno a Roma. Sono venuti a trovarmi due cari amici da Barcellona. Amici colti, simpatici, che conoscevano già benissimo, e da tempo, la Capitale. Il 30 sera li ho accompagnati all’Argentina a vedere Natale in casa Cupiello, con la regia di Antonio Latella. È stato bello trovare una lunga fila, al botteghino: coraggiosamente tutti in piedi, al freddo (3 gradi) aspettando anche mezzora per prendere i biglietti, mentre il foyer era chiuso e vuoto – apre rigorosamente solo alle 20,30. Il direttore Calbi elegantemente si scuserà, poi, con gli spettatori per quell’attesa: funzionava una sola cassa, e lui stesso si è dato da fare per snellire le procedure. Lo spettacolo comunque è piaciuto anche ai catalani.
Il 31 abbiamo serenamente festeggiato: c’era il concertone, addirittura con Mannarino, al Circo Massimo, ma faceva freddo e noi siamo pigri.
Però poi il problema è sorto dal primo dell’anno. Che fare a Roma?
Durante la passeggiatina di rito, al sole freddo, abbiamo visto il Pantheon chiuso. E San Luigi dei Francesi, con Caravaggio, era chiuso. Vabbè. La mostra di Escher prevede un biglietto piuttosto salato: 13 euro, e abbiamo evitato. Poi la mostra di Norman Rockwell: chiuso. Mi chiedevano del MAXXI, struttura che già conoscevano, ma la mostra sull’alta moda non ha riscosso grande entusiasmo. Ho pensato al Macro, anche la temporanea su Renato Zero non è proprio un must seen. Siamo tornati a casa a leggere.
La sera, poi, volevano andare al cinema. “C’è qualche bel film?” mi hanno chiesto. Ho dato un’occhiata ai tamburini, ai tanti titoli stranieri: tutti doppiati. Un solo cinema fa film in lingua originale e loro si sono rifiutati di vedere Woody Allen o Ken Loach parlare romano. Speranzosi, hanno chiesto: “e qualche classico italiano?” ma a parte Greg&Lillo, qualche commediaccia commerciale e Salvatores non c’era altro. “Non c’è una cineteca?” hanno insistito. No, non c’è. Quella che c’è è chiusa per le feste.
Ho pensato che saremmo potuti tornare a teatro: “A Natale divento gay”, “Inutilmente figa anche a Natale”, “Ti scoccia se ti chiamo amore”, “Chiamalo ancora amore”, “L’amore è un gambero”, “Quando la moglie è in vacanza”, “Una notte tutta da ridere” e qualche altro titolo.
Sconfortati, siamo andati a Testaccio. In fila per un’altra coda. Alla vaccinara.
Devi fare login per commentare
Accedi