Beni comuni

Armiamoci e…pulite!

27 Luglio 2015

Le iniziative di volontariato sono sempre lodevoli e meritorie. Quella lanciata da Alessandro Gassman ieri ha avuto un grande successo sui social media ed è stata ripresa da tutti i quotidiani, per cui sembra aver ottenuto un’ottima affermazione. Bene.

Tuttavia, ci sono alcune osservazioni da fare. La prima è di principio. Che a Roma il senso civico dei cittadini – e di conseguenza, per “imitazione”, di tutti i city users, pendolari e turisti – sia basso, non c’è dubbio. Peraltro è confermato da tutte le rilevazioni sul gradimento dei servizi offerti dall’amministrazione: tra le cause di incuria e di inciviltà, la prima risulta sempre e di gran lunga l’irresponsabilità dei cittadini. Sono le loro mancanze, molto più di quelle dei gestori dei servizi pubblici, a determinare l’esito poco lusinghiero di una città sporca e in preda al degrado.

Ciò premesso, il senso civico è prima di tutto la coscienza che il cittadino matura dei propri doveri e delle proprie responsabilità nei confronti della comunità e della cosa pubblica. Da questo punto di vista, iniziative “fai da te” estemporanee possono anche far bene al nostro senso civico, ma non possono sostituirsi ai doveri e alle responsabilità altrui.

Detto in altri termini: è mio dovere non buttare un divano o un frigorifero per strada, mentre è dovere dell’AMA pulire le strade. Se io mi sostituisco all’AMA, qualcosa non funziona. E non a caso questa iniziativa nasce per contrastare proprio un evidente malfunzionamento dei servizi. Tuttavia, quel malfunzionamento non si risolve certo col volontariato. Tantomeno con quello estemporaneo.

L’estemporaneità poi richiama altre considerazioni, più sociologiche. Gassman lancia l’iniziativa dall’Uruguay a fine luglio, dicendo che si darà da fare a settembre, quando tornerà. Ciò significa che fino a settembre verosimilmente #Romasiamonoi non riscuoterà alcun risultato effettivo, ad eccezione delle centinaia di like e di ritweet ottenuti ieri e delle discussioni usa e getta che durano il tempo di un hashtag. Senza una mobilitazione reale, sul territorio (alquanto difficile dall’Uruguay…), questa rischia di essere la solita mobilitazione da tastiera (o da touchscreen) che dura un pomeriggio e che, se ha una grande eco, si “allunga” fino alla mattina del giorno dopo.

Se è così, molto probabilmente domani nessuno parlerà più di #Romasiamonoi e, soprattutto, nessuno avrà preso alcuna ramazza in mano per pulire alcunché. Ci saremo “eccitati” e indignati come facciamo tutti i giorni per qualunque cosa e…sarà finita lì.

Queste iniziative ormai hanno tutte la fisionomia del flashmob. Per riuscire devono cavalcare l’onda emotiva del momento ed essere messe in pratica immediatamente. Il promotore – Gassman in questo caso – deve essere fisicamente presente e fare da “esempio” non con un tweet, ma con una scopa in mano. Se twitta dall’Uruguay annunciando ciò che farà a settembre….beh, ne riparliamo a settembre. Sempre che riesca a ottenere lo stesso livello di “eccitazione” di ieri. E in ogni caso, lasciate alla buona volontà dei singoli e senza un’organizzazione, queste cose durano mezza giornata, se riescono. In mezza giornata non si cambia il senso civico di un popolo, con tutto l’ottimismo del mondo. Meglio sarebbe se Gassman diventasse testimonial delle decine di associazioni che già puliscono Roma regolarmente, senza alcuna visibilità. In quel caso ci sarebbe continuità nell’azione – grazie alle associazioni – e una possibile contaminazione positiva di civismo – grazie all’esempio Gassman.

A fine 2011, Roma Capitale lanciò una campagna di sensibilizzazione, “Roma è la nostra casa. Rispettiamola”. La campagna più capillare e crossmediale mai fatta dall’amministrazione: affissioni, inserzioni sui quotidiani, spot in 5 TV locali, Youtube, oltre 10 emittenti radio e 207 sale cinematografiche, un minisito dedicato a cui si accedeva anche mediante QR code impresso su manifesti e inserzioni, fascioni in pvc intorno ai cantieri più importanti che riportavano il claim (“Roma è la nostra casa. Rispettiamola”) in 10 lingue, migliaia di cartoline a firma Sindaco indirizzate a tutti residenti che abitavano nelle zone coinvolte dai grandi cantieri e diverse iniziative di lancio e di richiamo della campagna.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Gassman, 4 anni dopo, si inventa #Romasiamonoi, con la città più sporca di prima e i cittadini pronti a cliccare “mi piace” e a urlare ai 4 venti: “Armiamoci e pulite!”. Forse è il caso che chi di dovere pensi seriamente a come risanare l’AMA. Noi cerchiamo almeno di tenere lavatrici, frigoriferi e divani lontani dal suolo pubblico. E Gassman, se vuole, può prendere contatto con chi fa volontariato ambientale da anni. Magari può diventare utile, oltre che dilettevole solleticando le nostre emozioni da tastiera.

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