Lavoro

Appunti dalla Germania, a cui l’Italia per me non è affatto seconda

20 Settembre 2018

C’è un sottile complesso che il nostro paese vive nei confronti della Germania, lo sto sperimentando in questi giorni, mentre sto partecipando a una delle fiere più importanti del settore ferrotranviario che si tiene a Berlino. Precisamente questo complesso sembra alimentarsi di una convinzione quanto mai diffusa, la stessa che mi ha accompagnato lunedì scorso fino a qui, quella secondo cui qui in Germania funzionerebbe tutto alla perfezione, niente ritardi, niente brutte sorprese per nessuno, e poi opportunità di lavoro e di sviluppo per tutti. Il mio osservatorio è quello della capitale della Germania e i miei interlocutori persone italiane o tedesche che vivono in Germania da tempo e che sono state in grado di tracciare un quadro che mi è parso utile per farci sopra una riflessione. E allora partiamo dai trasporti pubblici, argomento principe di questi giorni alla fiera di Berlino.

Io mai avrei detto che i viaggiatori, ovvero tutti coloro che utilizzano correntemente i mezzi pubblici, qui in Germania possano essere lasciati in balia anche di un solo piccolo disservizio, un treno è normalissimo che si rompa, oppure che la fornitura di corrente lungo la linea abbia dei problemi, ma l’informazione alla clientela viene prima di tutto. Quindi io avrei immaginato che in casi del genere le ferrovie tedesche prontamente avvertissero la clientela fornendo precise indicazioni su come ovviare al problema servendosi di altri mezzi messi loro a disposizione. Invece no, e arriva così la prima scoperta di ieri. Anche qui è normale che un treno, un tram e un bus si rompa, che si accumulino vari quarti d’ora di ritardo, e che nessuno informi i poveri viaggiatori su come uscire dall’impasse, spesso lasciando correre voci, che alimentano altre voci, che alimentano a loro volta altre voci ancora. E allora anche qui può capitare di viaggiare in piedi strizzati come sardine, e di mormorare, e di tirarne qualcuna anche al governo.

Io mai avrei detto anche che anche qui si pronunciassero parole come precarietà, lavoro interinale e contratti a tempo e sottopagati, invece, allargando un po’ lo sguardo, questi sembrano proprio essere vizi abbastanza diffusi in tutto la società contemporanea. Non sto a riportare le cifre, che sono comunque facilmente reperibili, il quadro sintetico è comunque questo: nel 2016 per le persone tra i 15 e i 64 anni in Europa il 14,2% dei lavoratori aveva un contratto precario e Germania e Italia stavano lì intorno e tra i 15 e 24 anni le cose peggiorano assai perché la media dei contratti precari a livello europeo sale al 43,8% con la Germania che fa meglio dell’Italia per solo un punto e mezzo percentuale. E la maglia nera spetta a Berlino. La capitale della Germania, infatti, registra performance decisamente negative per quanto riguarda i tassi di assunzioni stabili dei ragazzi più giovani. Ovviamente sulla parte disoccupazione si staccano da noi e non di poco, ma su altre questioni ci possiamo anche sedere a discutere. Anche qui però si vedono i poveri per le strade, di homeless ce ne sono molti, sicuramente tanti di più rispetto a quelli che si contano nelle città della provincia italiana.

Io mai avrei detto che un manager di una società tedesca prendesse così tante ferie, invece in questi giorni mi è capitato anche questo. Qui in fiera mi sono avvicinato allo stand di una gruppo tedesco che in quel momento era presidiato da alcuni ragazzi cinesi, ho controllato almeno due volte che lo stand fosse giusto prima di tirare fuori il mio biglietto da visita e di presentarmi. Ho anche accesso il pc con mettere a tutto schermo una presentazione che poteva essere utile. A metà della mia esposizione arriva un signore che si siede e continua a ascoltare quanto stavo dicendo senza battere ciglio, allargo la presentazione anche a lui e lo guardo per assicurarmi che stia seguendo, lui alla fine mi dice di inviargliela per email senza commentare più di tanto. Appena finito l’incontro mando subito il power point al tizio tedesco che ho appena conosciuto, ricevo dopo un secondo la sua auto-reply, dice che sarà fuori ufficio dal 17 settembre al 15 ottobre. Auguri, penso tra me, malignamente immagino che si tratti di ferie, e arrivo alla formulazione della mia teoria che ho già più che verificato. E che l’Italia non sia affatto seconda alla Germania è scritto chiaro e tondo negli appunti che in questi giorni sto prendendo.

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