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Misoneisti di tutto il mondo unitevi

5 Agosto 2024

Una cappa di misoneismo avvolge l’Occidente, ma soprattutto l’Italia, altro che anticiclone africano. Perfino Donald Trump si è scandalizzato! Proprio lui che di scandali è il massimo esperto e artefice.

Gli interventi scandalizzati dei cattolici o pseudo tali, in primo luogo i politici e certi giornalisti, che vogliono essere come il prezzemolo per darsi quel tono che hanno perduto da un bel pezzo, hanno il sapore di quella pipinara che fanno le comari di un cortile intorno all’innovazione che qualcuna di loro ha apportato, dipingendo magari di un colore diverso le persiane, non proprio di quel verde che ci vorrebbe e che è canonizzato nelle regole condominiali, o cose così.

La pietra dello scandalo è la cerimonia d’apertura dei giochi olimpici 2024 a Parigi. Ma non tutta. C’è un episodio in particolare che ha letteralmente turbato le notti dei cattolici e dei misoneisti d’ogni paese, insopportabile perché parodierebbe quanto di più caro hanno codeste persone.

Si tratta invece della parodia di un baccanale, ossia una festa mitologica a base di cibi e libagioni, forse anche di sesso che però lì non si è visto, in cui partecipano vari personaggi in maschera.

I cristiani e i misoneisti hanno voluto vederci la parodia dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, chissà perché e chissà come mai. Forse perché conoscono solo quella rappresentazione leonardesca, e non perché l’abbiano vista dal vivo ma perché l’avranno ricevuta in cartolina illustrata o vista e assimilata attraverso le immagini del film Il Codice Da Vinci, con tutte le fantastiche interpretazioni di Dan Brown, suggestive ma finalizzate alla narrazione esoterica e poliziesca della fiction.

Quel baccanale, coll’Ultima Cena di Leonardo, non c’entra una minchia fritta. Per tanti motivi. Intanto per il numero dei personaggi, ben più numerosi dei tredici a tavola (che porta malissimo!) rappresentati a Santa Maria delle Grazie, e poi perché nella raffigurazione leonardesca non c’è minimamente traccia dell’arrivo di Bacco, presente invece a Parigi, impersonato dal cantante e attore comico Philippe Katerine.

Peraltro, se proprio volessimo fare le pulci alla Cena di Leonardo ci sono molte cose che non corrispondono alla dottrina: manca un calice, il famoso Graal, mentre fanno bella mostra tanti bicchieri col vino a metà, ci sono tanti panini e non il pane che Gesù avrebbe spezzato, altre vivande, e così via.

I vari politici, Salvini in testa, che sono insorti, insieme ai cardinali e i cari conservatori che vogliono mostrarsi sempre in prima fila, un po’ come la Giorgia consolatrice della pugile rinunciataria, lanciando strali contro la pugile algerina colpevole di una produzione eccessiva di testosterone, hanno dimostrato la profonda ignoranza che li caratterizza. È intervenuto perfino il Vaticano, dimostrando un’ignoranza pari a quella dei politici attuali: rattristato, si è detto, per la parodia della religione.

La scena rappresentata alle Olimpiadi è, invece, una parodia in chiave drag del Festino degli Dèi, 1635–1640, un quadro abbastanza celebre, in Francia, di un baccanale olimpico, dove al centro sta Apollo, opera di un fiammingo, Jan van Bijlert.

Si possono trovare analogie colla Cena evangelica, forse, ma i festini degli dèi erano un argomento assai in voga dal Rinascimento in poi, quando i soggetti dei quadri smisero di essere esclusivamente sacri. E, riscoprendo la classicità, i soggetti mitologici andarono per la maggiore.

Anche Tiziano Vecellio e Giovanni Bellini ne dipinsero.

Il sentirsi offesi dalla parodia parigina denota, appunto, l’ignoranza crassa di tutta sta gentaglia che ci governa e dei loro portavoce della stampa, che alimenta ancora oggi questa lesa maestà. Nonché l’ignoranza di una Chiesa ormai diventata la parodia di sé stessa.

Peraltro andrebbe considerata un’altra cosa, dal momento che ci si trova a Parigi.

Già dall’Ottocento le caricature della classicità avevano un grande successo. Jacques Offenbach, ebreo tedesco di Colonia naturalizzato parigino, compose varie operette a carattere mitologico, tra cui le più celebri sono La bella Elena e Orfeo all’Inferno. Lui, nella parodia mitologica, sbeffeggiava la società parigina del Secondo Impero, con tutte le sue idiosincrasie e i suoi personaggi sopra le righe, come Napoleone III e la moglie Eugenia. Ebbero enorme successo, tant’è che si rappresentano ancora oggi, pur non avendo più la freschezza del debutto, quando i personaggi reali li conoscevano tutti.

La vena parodistica non si è mai persa a Parigi e si può tranquillamente ritrovare negli spettacoli novecenteschi di burlesque del Lido, del Paradis Latin, delle Folies Bergères, dell’Alcazar, di Michou e di tanti altri music hall e teatri ancora in voga o estinti.

Questa rappresentazione del baccanale olimpico e olimpionico, quindi perfettamente in tema, non ha niente a che vedere colla cena di Gesù e dei suoi amici.

Ma le cose, prima di aprir bocca, bisogna conoscerle e, come più volte dimostrato dalla nostra classe politica, la cultura è un’opzione, anche per il ministro della Cultura stesso, il quale, in tante occasioni, ha fatto sfoggio della propria disinformazione, esibendola quasi come una medaglia.

Poi si può discutere sul gusto, sui costumi, sulle coreografie, come in ogni rappresentazione. Io non vado più all’opera perché non riesco a capirne più nulla nelle attualizzazioni spesso senza costrutto che certi registi mettono in scena. Alcune funzionano anche ma la maggior parte di queste realizzazioni fanno a pugni coi libretti. Ma allora i vari Tale e quale show, il Cantante mascherato e altri orrori della tv nazionale cosa sono? Nessuno insorge per il pessimo gusto nazionalpopolare espresso in quegli spettacoli? Non parliamo del Festino di santa Rosalia a Palermo, il trionfo del trash.

Diceva una mia cara amica britannica, che oggi purtroppo è scomparsa: gli italiani non sanno più fare “la” varietà.

E, in effetti, è vero. Gli esilaranti varietà parodistici e intellettuali di Paolo Poli, dove Caterina de’ Medici o Rita da Cascia erano sbeffeggiate con arguzia e pertinenza storica, ormai sono impossibili da realizzare per via dell’ignoranza dilagante e dilagata che ha divorato ed evacuato gli ultimi scampoli di cultura, tant’è che l’Ultima Cena e le Festin des Dieux vengono scambiati e sovrapposti senza una consapevolezza o, meglio, si ignora completamente l’esistenza del secondo e si riduce tutto a ciò che si conosce.

Un po’ come ne Il seme dell’uomo (1969) di Marco Ferreri, dove, in un mondo sopravvissuto alle guerre e alle epidemie, il superstite fa museo di ciò che conosce ed è rappresentativo, secondo lui, dell’umanità: una forma di parmigiano, una coca cola, e altre icone popolari. Ecco, coloro, non conoscendo altro che l’Ultima Cena, senza peraltro immaginarne la genesi né i significati, la utilizzano come termine di paragone per qualsiasi cosa riunita intorno a un tavolo.

In sostanza la cerimonia di apertura delle Olimpiadi parigine può piacere o non piacere ma non ha alcun carattere trasgressivo, almeno nelle intenzioni, come ha dichiarato il direttore artistico e regista Thomas Jolly, ebreo e omosessuale. Il quale ha, giustamente, dichiarato che in Francia ci si può amare come si vuole: gay, etero, trans eccetera. Ci si dimentica, troppo spesso, della triade francese: Liberté, Égalité, Fraternité. Si farebbe bene a scolpirsela in testa, ’sta triade, e a farsela tatuare sui corpi anziché frasi insulse che tutti ormai si fanno inchiostrare sul culo o sul polpaccio tipo La vita è bella o La vita è un attimo, o altri pensierini da dolcetto cinese postprandiale.

Il mondo francese, spesso ed erroneamente, viene mal interpretato dagli italiani perché credono di capirlo mentre nella realtà non lo conoscono. Le sfumature sono importanti ma l’attitudine assai provinciale degli italiani attuali è, purtroppo, dominante.

Racconto spesso che perfino una raffinata sociologa come Amalia Signorelli cadde in errore, traducendo letteralmente la copertina di Charlie Hebdo incriminata “Ce coran c’est de la merde, ça n’arrête pas les balles” come “Il Corano è una merda” senza conoscere che l’argot francese prevede un significato diverso, peraltro affine all’italiano, per “de la merde”: senza valore, senza efficacia. Infatti la frase seguente dice: “non ferma le pallottole”.

Quando le cose non si conoscono si incorre negli errori. Ma quando si vuol fare rumore unicamente per affermare la propria presenza per ricordarla agli elettori (o fedeli) ignari di qualsiasi significato, si compie una mistificazione.

Rispolveriamo il misoneismo e impariamo questa parola, ci servirà nei prossimi tempi.

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