Arte

Il cacciatore di immagini

16 Giugno 2015

Il suo mestiere è quello di ritrovare fotografie di valore storico e artistico e rivenderle a musei e collezioni private. Il suo metodo consiste nel mettere insieme calcolo delle probabilità e storia della fotografia. Il suo ultimo ritrovamento è un’immagine di 9 centimetri per 11 che sarà messa all’asta tra pochi giorni a un prezzo da capogiro.

Serge Plantureux  foto Kelly Costigliolo
Serge Plantureux
foto Kelly Costigliolo

 

Nella sua bella casa a due passi dal Louvre, Serge Plantureux maneggia una camera oscura portatile costruita alla fine dell’Ottocento che somiglia a un cannocchiale. Ci guarda dentro con i suoi occhi da cinquantaquattrenne che non ha perso la curiosità per il mondo e poi, con quell’erre tagliente tipica dei francesi, comincia a parlare in un italiano perfetto: «vedi, il mio lavoro consiste nel trovare oggetti che hanno un importante valore storico e artistico. Ho cominciato da ragazzino vendendo in una bancarella vecchi libri che trovavo rovistando dappertutto: nelle cantine, nei mercatini delle pulci, a volte anche nella spazzatura. Con gli anni mi sono specializzato nella ricerca di fotografie e oggi faccio il cacciatore di immagini: vado in giro in cerca di vecchie fotografie che rivendo a musei o a collezionisti privati».

Come ogni cacciatore che si rispetti, anche Serge ha la sua collezione di trofei esposta in musei e gallerie private in giro per il mondo. Uno dei suoi più importanti ritrovamenti è un dagherrotipo che ritrae Alexandre Dumas da giovane, scovato in una scatola di legno conservata in una vecchia casa parigina e venduto nel 1999 al musée d’Orsay per un milione di franchi francesi, l’equivalente di 152.000 euro circa. Poi ci sono una foto di Lev Trotsky attribuita a Robert Capa, uno dei più grandi reporter di guerra del Novecento, scoperta spulciando l’archivio della redazione di un vecchio giornale di sinistra chiuso da decenni e rivenduta a una collezione privata; un negativo kodacolor che ritrae il cadavere di Che Guevara, la foto di un giovanissimo Al Capone in posa con un gruppo di amici, l’autoritratto di Gustave Le Gray, uno dei primi pittori a occuparsi di fotografia e fondatore della Société française de photographie e una foto inedita del poeta Charles Baudelaire, ritrovata in un mercatino delle pulci e venduta al musée d’Orsay per 50.000 euro nel 2014. Ma per fare il cacciatore di immagini non basta avere fortuna, ci vuole metodo.

«Il mondo è pieno di foto interessanti e di valore. Sono tutte là fuori», dice Serge puntando l’indice verso la finestra di casa sua. «Quello che conta è saperle riconoscere e prenderle prima di altri. Il mio metodo consiste nel mettere insieme due cose che apparentemente non c’entrano niente tra loro: il calcolo delle probabilità e la storia della fotografia». Serge è laureato in matematica, materia che ha insegnato dall’85 all’87 al liceo francese Chateaubriand di Roma, prima di dedicarsi a tempo pieno alla caccia d’immagini. «Anche se oggi faccio tutt’altro mestiere, continuo a ragionare come un matematico», spiega. «Prima di esaminare un archivio fotografico o di partecipare a un’asta mi chiedo sempre quante probabilità ci siano di trovarci qualcosa di interessante che altri non hanno visto. Faccio dei calcoli, cerco di capire a chi appartenevano certi oggetti e indago nella vita dei loro ex proprietari. Se i ragionamenti mi portano a pensare che ci siano buone possibilità di scoprire immagini di valore, mi ci tuffo e acquisto». Fin qui per quel che riguarda il calcolo delle probabilità. E la storia delle fotografia?

Serge Plantureux alza la camera oscura portatile che somiglia a un cannocchiale con cui gioca ormai da un pezzo e se la porta davanti agli occhi. «Vedi questa camera oscura? È un oggetto che non vale molto. Nel mio studio a Montreuil colleziono centinaia di oggetti che hanno a che fare con la fotografia e migliaia di immagini scattate con ogni tipo di tecnica fotografica che in fin dei conti non hanno un gran valore». L’atelier di Serge Plantureux a Montreuil, alle porte di Parigi, può essere considerato una specie di piccolo museo della storia della fotografia. Nei suoi scaffali si possono trovare esemplari di quasi tutte le tecniche fotografiche sperimentate fino a oggi: dal dagherrotipo, il primo procedimento fotografico realizzato su lastre di rame, al calotipo, un sistema fotografico brevettato nella seconda metà dell’Ottocento che utilizzava il sale da cucina per fissare le immagini su carta; dall’ambrotipo, processo di stampa che utilizzava un supporto di vetro per la realizzazione del negativo, al ferrotipo, in cui l’immagine veniva impressa su pezzi di acciaio smaltato; dalle prime fotografie a pellicola istantanee fino ad arrivare alle varie tecniche di stampa a colori. «Questa collezione mi serve per catalogare le nuove scoperte», racconta Serge. «È una specie di grande mosaico della storia della fotografia. Ogni volta che ho bisogno di datare un’immagine e di verificarne l’autenticità provo a incastrarla nella mia raccolta come in un puzzle. Se l’incastro funziona sono sicuro del valore reale di quella foto e allora non resta che trovare un compratore interessato».

L’ultima importante scoperta di Serge risale a qualche mese fa. In una residenza di campagna appartenuta a un importante libraio morto ottant’anni fa, Serge ha ritrovato una fotografia formato 9 centimetri per 11 che ritrae i pittori Van Gogh e Gauguin seduti a un tavolo insieme ad altri amici. L’immagine è un melanotipo, cioè un negativo al collodio stampato su cartoncino, una tecnica fotografica che fu brevettata a Parigi verso la fine dell’Ottocento e che non ebbe successo commerciale. La scoperta di Serge potrebbe essere un documento di gran valore per la storia dell’arte contemporanea: si tratterebbe della prima fotografia in cui appare Vincent Van Gogh da adulto e la prima in cui il pittore olandese e il suo amico Gauguin sono insieme. Per vendere il suo ultimo ritrovamento, il cacciatore di immagini ha organizzato un’asta che si terrà a Bruxelles tra pochi giorni. Prezzo di partenza: 150.000 euro.

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