Palermo
Se Pina Bausch ritorna a Palermo
PALERMO. Trent’anni sono davvero una vita: lo sono per una persona, lo sono per una città, possono esserlo per un paese intero. Cambia tutto in trent’anni, o almeno cambiano così tante cose che sembra realizzarsi quel senso di pienezza e completezza che facilmente si associa a una vita intera. È quanto viene da pensare in relazione alla presentazione, il 3 novembre scorso, nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo del film “Palermo, Palermo”, che riproduce per intero il capolavoro coreografico creato da Pina Bausch, esattamente trent’anni fa, ispirandosi alla vita quotidiana e alla cultura millenaria del capoluogo siciliano. È bene ricordare che la coreografia debuttò nel dicembre 1989 in Germania a Wuppertal e subito dopo, ma già nel ’90, sulla scena del Biondo. Trent’anni fa Palermo era una città assai diversa, una città in cui la pressione della mafia era giunta a un livello tale da condizionare ogni sua fibra: dalla politica, ovviamente, all’economia, dall’urbanistica alla vita culturale, dal grande commercio al respiro antico dei grandi mercati popolari, dal rapporto con la parte restante della Sicilia a quello con l’Italia e col mondo circostante. Una tensione sanguinosa, quasi bellica, culminata nel ’92 con i delitti di Falcone e Borsellino. Oggi non è più così: il protagonista politico è ancora il sindaco di trent’anni fa, ovvero Leoluca Orlando, ed è evidente che molto cammino positivo è stata fatto e che, seppure un po’ di polvere è stata nascosta sotto i bellissimi tappeti di un evidente multiculturalismo e di un’innata capacità di questa città di accogliere gli stranieri, è sicuramente vero che il clima culturale che si respira è diverso ed è migliorato. Se la mafia non è certo stata debellata e se la politica cittadina e regionale è ancora troppo chiusa nella sua barocca inconcludenza, è indiscutibile che interi quartieri, a partire dal centro storico, sono stati restituiti alla vita civile e la città, che nel 2018 è stata capitale italiana della cultura, pullula di iniziative culturali di valore e si è riscoperta capace di attrarre centinaia di migliaia di turisti. Così questo film, creato mettendo insieme le immagini riprese nel momento del debutto a Wuppertal (il 9 novembre 1989) e poi a Palermo ed ancora in altre repliche in giro per il mondo, riesce a comunicare solo parzialmente la potenza dell’arte della grande coreografa, ma resta fonte di grande emozione e racconta immagine dopo immagine, segmento dopo segmento, quanto la Bausch aveva saputo vedere, prevedere, sognare, anticipare con quel muro che crollava a inizio di spettacolo e poi con l’intero affresco dell’opera . Quanto di libertà politica, quanto di liberazione del desiderio, quanto di diritti delle persone si stava costruendo in Europa, quanto di pace e di cultura tale da abbattere muri e confini e, insieme, quanto di paura, di insicurezza e di fragilità tutto ciò recava con sé. Uno spettacolo visionario e profetico che oggi è tornato a parlare con la voce di alcuni dei protagonisti di allora (Leoluca Orlando e i danzatori Beatrice Libonati, Jan Minarik e Mariko Aoyama) e di quelli di oggi (Salomon Bausch, figlio della coreografa e direttore della Pina Bausch Foundation, Ismael Dia, direttore dell’archivio della Fondazione, Pamela Villoresi, direttrice del Biondo, e lo studioso e critico di danza Roberto Giambrone, protagonista attivo ma sempre defilato com’è nel suo stile). È bene dire che, dopo questa proiezione palermitana, la Fondazione Bausch ha voluto rendere libera la fruizione di questo film pubblicandolo sul proprio sito web (http://www.pinabausch.org/en/editions/film/palermo-palermo). L’obiettivo è adesso, dopo il laboratorio tenuto da Libonati e Minarik coi ragazzi della scuola del Biondo diretta da Emma Dante e dopo la mostra delle bellissime foto di Piero Tauro, la realizzazione di una nuova opera che faccia tesoro di quella straordinaria esperienza e che, ripartendo da Palermo, sappia puntare al mondo e al futuro: si progetta insomma una nuova coreografia dal titolo provvisorio “Palermo W Palermo”, dove il W sta per Wuppertal. Che dire? Ad Maiora.
Crediti fotografici: Piero Tauro. Foto tratte dalla Mostra “Macerie e tacchi a spillo e cadde un muro… Palermo 1989 – 2019” di Piero Tauro (realizzata in collaborazione con le Orestiadi di Gibellina)
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