Palermo
Pal vs. Ermo, la lotta infinita tra le due anime della città
“Nemici ra cuntintezza”, così sono definiti a Palermo quanti sono costantemente alla ricerca di una modalità, che spesso si sviluppa attraverso i social, per criticare aspramente tutto quanto è realizzato nel capoluogo siciliano. Nessuna definizione per chi, invece, apprezza i continui sforzi della città di cercare di essere meglio di com’è, mettendone in risalto le potenzialità anche attraverso scelte ardite e contro corrente.
Ma, in fin dei conti il problema è sempre quello: meglio una città che sopravvive come può, che trasforma i propri vizi in virtù, anche se inesistenti, che si culla su un presunto passato regale e lo usa come alibi in tutte le occasioni perché così è meno faticoso vivere. Lo è per il cittadino che non è “costretto” a seguire le regole, che può sputare sentenze in maniera gratuita, che può criticare chicchessia e, soprattutto, ha la scusa per mettersi alla finestra e guardare anziché sbracciarsi e darsi da fare. Un esempio su tutti: dopo aver buttato il sacco dei rifiuti di fianco al contenitore posizionato all’uopo, solo perché già ce ne sono altri, si lamenta della “munnizza” abbandonata indicando come responsabile chi non la raccoglie e non chi la butta. E lo stesso vale per il deposito di vecchi mobili, materassi, vecchi televisori di fianco ai cassonetti, dimenticando che esistono aree specifiche in cui “conferire” tali rifiuti. Un popolo che ha deciso di farsi servire perché detentore di un primato che lo rende, secondo il suo grottesco pensiero, illuminato. E allora largo alla vecchia concezione borbonica che la mia casa è linda e pulita ma ciò che succede di fronte alla mia porta è responsabilità del re. E ben vengano, quindi, il parlare a voce molto alta, il parcheggiare davanti all’altrui porta, suonare il clacson come se non ci fosse un domani, essere menefreghisti, pagare il parcheggiatore abusivo perché “deve campare la famiglia”, parcheggiare in seconda o terza fila, lamentarsi spesso, pensare sempre male perché in fondo si ha ragione, no dare fiducia e, soprattutto, ritenersi più scaltri degli altri. Certo che non tutti i palermitani sono così ma anche quelli che non lo sono, spesso, per accamparsi diritti inesistenti ma che sono ritenuti tali, cadono in tentazione diventando parte di quanti lo fanno senza se e senza ma. Come a dire “se tutti parcheggiano in seconda fila, perché non lo posso fare io?” e quando vedono uno sguardo, ancor prima di una parola, di disapprovazione esordiscono, secondo la gravità della loro infrazione, con frasi che vanno da “Eh, vabbè…” a “Cu sì, sbirro?”.
I social, poi, diventano l’arena in cui i “nemici ra cuntintezza”, danno il meglio di sé arrivando a postare fotografie della città degli anni ’60 e additandola come la città che vorrebbero ancora oggi criticando qualla odierna dimenticando che, proprio loro, in famiglia possiedono almeno tre automobili mentre, proprio in quegli anni, c’era un automobile ogni tre famiglie. Ultimo esempio, semplicemente in ordine di tempo, è stato l’inaugurazione della “Palermo Marina Yachting” il nuovo molo trapezoidale del porto di Palermo. Anche in questo caso critiche gratuite e valutazioni senza competenze hanno affollato i commenti degli articoli pubblicati sui social. Certo che l’eccesso di democrazia comunicativa regalata dai social network permette a molti di vivere il virtuale con la briglia sciolta trasformandosi in novelli Tomás de Torquemada, il grande inquisitore, e al ritorno nella vita reale girano per strada mentre buttano l’immondizia dal finestrino dell’auto facendo finta di niente, lavano il loro balcone con il gettito di secchi d’acqua incuranti di quanti passano per strada e sono tutti in strada il 14 luglio per gridare “Viva Palermo e Santa Rusulia”. E danno ragione a quanto disse Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”. Ma non solo sui social, anche in città.
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