Geopolitica

Orlando quale? Ma il Vicerè!

5 Luglio 2017

Il recente successo di Leoluca Orlando alle Amministrative palermitane ha riportato sul web il cognome Orlando, da alcuni anni riferito immediatamente al Ministro della Giustizia. Ora bisognerà precisare al motore di ricerca se trattasi dell’esponente spezzino o del sindaco che inaugurò la stagione dei “Sindaci fuori dal Comune” poi rispolverata da quello di Firenze. Diamo a Google quel che è di Google. Esponente indiscusso dell’establishment palermitano, eletto giovanissimo al Consiglio Comunale nella sinistra morotea, sindaco per quattro mandati, ora al quinto, ideatore della Rete e riferimento politico per 12 deputati e 3 senatori nella XI legislatura, lascia il mandato nel 1993 per tornare a Palermo. Prova a candidarsi alla Regione Siciliana nel 2001 ma viene battuto da un altro ex DC, Totò Cuffaro (col 36,6% contro il 59,1%).

Da sempre battitore libero, anche quando era iscritto alla DC, militando nella corrente demitiana, disse di sé che non avrebbe cambiato partito ma avrebbe cambiato “il partito”. Promessa mantenuta visto che, per evitare di cambiare, il partito se lo faceva da sé. Palermo è la sua città, benché sia nato a Prizzi, Palermo è la sua fede elettorale. Adesso si profilano le nuove elezioni regionali che decreteranno la fine dell’epoca Crocetta.

A questo punto, a pochissimi giorni dalla riconferma del quinto mandato, ecco che arriva in Sicilia il Presidente del Senato Pietro Grasso che in realtà non ha mai dimenticato di essere palermitano. È il terzo Presidente della Camera Alta proveniente da questa città. Nel 1952 fu eletto Giuseppe Paratore, poi dimessosi durante il dibattito sulla legge Truffa. Poi nella XVI legislatura Schifani Renato, che esercitava attività forense nello Studio La Loggia, via Duca della Verdura, Palermo ed infine Pietro Grasso il cui cursus honorum è indiscutibile come Alto Magistrato fino alla Direzione della Procura Nazionale Antimafia. Nella drammatica foto immediatamente successiva all’orrendo assassinio di Piersanti Mattarella, 6 gennaio 1980, soccorso dal fratello Sergio, ora Presidente della Repubblica, c’è anche Grasso, allora giovane sostituto Procuratore. Insomma una figura di primissimo piano, seconda carica della Stato, Vice-Presidente della Repubblica, come amava sottolineare Giovanni Spadolini. Quella foto dimostra anche come Palermo sia sempre al centro della politica italiana.

Così ad un certo punto sorprende che una Figura di tal fatta sia protagonista di una candidatura deceduta prima ancora di nascere e che genera il seguente comunicato ANSA.

(di Giovanni Franco) (ANSA) – PALERMO, 25 GIU – “Il mio impegno e il mio amore per la Sicilia non smetterà di esprimersi in ogni forma e in ogni sede anche nazionale, ma i miei doveri istituzionali attuali mi impongono di svolgere, finché necessario, il mio ruolo di presidente del Senato”. Con queste parole Piero Grasso, dopo un lungo colloquio col sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha annunciato di “voler declinare la proposta giunta dagli organismi regionali e nazionali del Pd di candidarsi a Presidente della Regione Siciliana alle prossime elezioni”. E poi …”Dopo una lunga riflessione – conclude la nota – Grasso e Orlando hanno quindi convenuto, stante le condizioni attuali, sulla impossibilità di proseguire sull’ipotesi di candidatura proposta dal Pd“.

Dunque Grasso non concorre. Domanda: avrebbe voluto o no? Certo il PD di Renzi opponeva all’astro palermitano risorto un calibro istituzionale e politico di prima fascia. Si può dedurre che il potere dell’elezione a primo turno conferisca la prerogativa di dare un “alt” alla seconda carica dello Stato? Certamente è un avvertimento al PD. La presenza di Orlando alla convention di Pisapia del 1° luglio la dice lunga circa i suoi rapporti con il PD. Già nel 1990, quando si chiamava PDS e D’Alema gli offrì la presidenza del partito, fiutando la mossa, Orlando declinò. Ma di mezzo ci sono solo rapporti politici sia pure difficili? Vediamo di dare un’interpretazione.

Politico navigato e attento, si muove non certo per interesse personale ma per ambizione. E sa bene che molti esperimenti, come la Rete, possono essere felici. Una nuova Rete? No, non ne ha bisogno, interpreta perfettamente lo stile della politica attuale. Non partiti ma singoli personaggi che attirano le folle alla ricerca dell’”Uomo solo al comando” espressione felice di Gianfranco Pasquino nella prefazione al Volume (a Orlando dedicato) “ Dai partiti di massa ai sindaci “ fuori dal Comune”. Infatti oggi ci si muove tra Grillo, Renzi e Berlusconi come negli anni passati tra DC, PCI, PSI e loro derivazioni successive.

Lascerà dunque la poltrona di sindaco di Palermo, dopo aver lanciato un altolà con il Comunicato Stampa di cui sopra? Improbabile ma non improponibile. E’ verosimile che voglia porre una pesante opzione sulla Presidenza della Regione (a Statuto Speciale) con sé stesso o con uomo a lui fedele o da lui scelto. Il perché deriva dall’esigenza politica di attrarre le potenzialità regionali a Palermo, rendere una Palermo dominante in una Sicilia al centro di politiche comunitarie (dai migranti, al turismo, alla pesca) e dettare una politica tutta Palermo-centrica, che non si ricorda da anni.

E’ forse l’esempio più lampante del potere che la Legge 81 del 1993 attribuisce ai sindaci. E in questo caso riutilizzata in chiave regionale con un chiaro intendimento. Il Comunicato parla chiaro. Le condizioni per la politica della Regione Siciliana si dettano a Palazzo delle Aquile. A questo punto il nome non ha più importanza. Se verrà eletto lui stesso o un uomo di sua fiducia, Palermo e il suo establishment si riprenderanno le redini della Sicilia. E Leoluca mira ad estendere la sua influenza nel Mediterraneo in questo momento in cui la politica dei migranti è al centro dell’interesse politico europeo. E mentre il sottosegretario Faraone è a caccia di sostegno nel territorio con una certosina ricerca porta-a-porta, il sindaco annuncia che dopo il 10 luglio convocherà gli esponenti delle liste che lo hanno sostenuto…”invitandoli a ad avviare un percorso di proposta programmatica per le regionali”.

Diceva di sé Andreotti “ io non sono alto ma accanto a me non vedo giganti”.In effetti le figure politiche siciliane non spiccano per dimensione nazionale o internazionale, tutti presi da una visione loco-regionale. Nè i 5S possono creare problemi come infatti non è successo per le Amministrative. Anzi è proprio in Sicilia che i 5S stanno mostrando i loro limiti. Così il Nostro può legittimamente aspirare ad assumere un ruolo di Responsabile Esteri della Commissione UE in attesa che la Mogherini finisca il mandato il 31 ottobre 2019 o di Responsabile Immigrazione Europea. Ma il tutto sempre dalla roccaforte palermitana perchè Palermo, almeno nelle sue aspettative, potrebbe diventare l’ombelico della politica mediterranea. Da Panormus a Panmediterranea.

Con occhi al futuro ma sempre rivolti al passato. Più Vicerè di cosi!

Biblio

Ferrara A. Nicotri P. Dai partiti di massa ai sindaci “fuori dal Comune”, Agorà & Co, Lugano 2014

Fotia C. Roccuzzo A. Orlando, Mondadori,1992

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