Palermo

Le scuole in visita al Comando Legione dei Carabinieri a Palermo

2 Aprile 2023

Lo scorso 24 marzo quando alcune classi della Direzione Didattica II° Circolo “Gianni Rodari” di Villabate hanno visitato a Palermo la caserma “Carlo Alberto dalla Chiesa”, sede del Comando Legione dell’Arma dei Carabinieri. Dopo una vista al “Museo della Memoria”, i bambini hanno incontrato il comandante, il Generale di Divisione Rosario Castello, e sono stati intrattenuti dalla fanfara dell’Arma dei carabinieri.

«Raccontate ai vostri amici e compagni la vostra esperienza di oggi – ha detto ai ragazzi il Generale CastelloNoi siamo sempre disponibili non solo ad accogliervi ma anche a venire nelle vostre scuole. Riteniamo che la mafia possa essere debellata se riusciamo a togliere il consenso che la alimenta. E il consenso si toglie attraverso voi, i giovani, le nuove generazioni che dovete isolare quest’organizzazione mafiosa che sfrutta le persone per accumulare proventi illeciti».

Grazie all’assistenza del personale dell’Arma hanno potuto anche salire suoi mezzi di trasporto, nello specifico su una motocicletta, e hanno subito scoperto come si attivava la sirena e hanno conosciuto uno dei cani del Reparto Cinofilo e il lavoro di questo reparto.

Con le insegnanti che li accompagnavano, c’era la professoressa Francesca Paola Puleo, dirigente scolastica alla quale abbiamo chiesto di parlarci di questa visita e del percorso di legalità avviato all’interno delle scuole.

La visita di oggi è un evento estemporaneo o s’inserisce in un piano organico di educazione alla legalità?

«La giornata di oggi è parte di un percorso di legalità che proseguirà sino al 23 maggio per ricordare le stragi del ’92 in cui morirono i magistrati Falcone e Borsellino, la dottoressa Morvillo oltre a Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, i loro angeli custodi. È un percorso che facciamo a stretto contatto con l’Arma dei carabinieri e che abbraccia diversi temi. Il focus principale è sulla regole della convivenza civile, quelle regole che trasformano il cittadino in soggetto attivo all’interno della società. Affrontiamo anche le problematiche relative all’utilizzo della rete per poterci permettere di trattare non solo il tema del bullismo ma soprattutto quello del cyber bullismo».

Com’è stata veicolata all’interno della vostra scuola la notizia dell’arresto di Matteo Messina Denaro?

«L’argomento è stato trattato attraverso uno stimolo diretto che c’è arrivato dagli alunni. Avevano sentito i loro genitori parlarne e hanno chiesto a noi di spiegare cosa fosse successo. Abbiamo cercato di far capire loro, anche collegandoci ad altri temi già affrontati, chi fosse Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande latitante di Cosa nostra, responsabile di grandi stragi e moltissimi crimini di mafia. E abbiamo spiegato che questo successo dello Stato, e quindi di tutti noi, era dovuto al lavoro di uomini e donne che in questo hanno creduto e che per anni hanno perseguito questo obiettivi per riportare sicurezza».

Com’è oggi il tessuto sociale di Villabate, un paese in cui la mafia esiste e non possiamo dimenticare che proprio i mafiosi di Villabate curarono la latitanza del capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano?

«Oggi Villabate è diventata una grande periferia di Palermo, i cui confini nel tempo si sono estesi. Negli ultimi anni, a scuola, non abbiamo avuto problemi di alcun tipo, come se gli echi della mafia non arrivassero. In realtà percepiamo che si tratta di un tessuto sociale è, in qualche modo, corrotto. Fortunatamente questo non arriva a inficiare l’azione della scuola ma conviviamo con micro criminalità e incursioni notturne nella scuola. Pensi che sono state vandalizzate le panchine che avevamo installato nel cortile della scuola per realizzare un angolo di lettura».

Qual è la reazione dei ragazzi a questi atti di vandalismo?

«Li colpisce direttamente. Poco tempo fa mi hanno rivolto una lettera, affermando che vogliono una scuola più bella e più accogliente. Sono arrabbiati perché quando facciamo quel qualcosa che può rendere la scuola più bella, la mattina trovano un vetro rotto, qualcosa di danneggiato o, come le dicevo pocanzi, una panchina divelta. Il loro atteggiamento è segno che le operazioni di vandalismo che la scuola subisce sono vissute come se fossero rivolte a ognuno di loro, e proprio per questo si arrabbiano».

 

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