Palermo

Il Pd in Sicilia è diventato la discarica dei vecchi poteri

16 Dicembre 2014

PALERMO. «Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?» I vertici del Pd siciliano, oggi partito di governo in Sicilia, non osano rispondere. Tutti omertosi. E tutti vogliosi di salire sul carro della filiera Cardinale-Lumia-Crocetta-Montante. La filiera del potere in una regione che non ha impianti di compostaggio, che non fa differenziata, che non ha un piano rifiuti, passa da un partito: il Partito democratico. Il Pd è la vera discarica del potere: accoglie tutti e ricicla tutti.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». Regione che vai, Pd che trovi. Se a Roma è in preda agli scandali, con Matteo Renzi costretto a commissariare i vertici, in Sicilia il Partito democratico è dilaniato dagli scontri. Balcanizzato fra gruppi di potere. Contaminato dalla filiera dei luogotenenti di Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. Una maionese impazzita che non corrisponde affatto all’idea di Pd sbandierata dall’ex sindaco di Firenze e da cui il premier preferisce tenersi lontano delegando il bubbone al fedelissimo Davide Faraone, oggi promosso sottosegretario all’Istruzione, conoscitore delle lotte intestine che accompagnano da più di quattro anni i democratici di Sicilia. Anni in cui la domanda è rimasta sempre la stessa.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». Perché qui, nella terra di Sciascia e di Pirandello, la sinistra ha sempre vissuto con il complesso di inferiorità del non essere forza di governo. Confinata in un angolo dal dominio indiscusso del centrodestra dei viceré Totò Cuffaro prima e Raffaele Lombardo dopo. Fin quando, ai primi scricchiolii della destra a Palazzo dei Normanni – crisi che si colloca nel 2009 anticipando di fatto lo strappo di Gianfranco Fini dal Pdl di Silvio Berlusconi – il centrosinistra declina una formula di sostegno all’esecutivo regionale dal sapore democristiano. Un “patto per le riforme” che i dirigenti del partito giustificano scomodando perfino il precedente storico datato 1958. Ovvero quel governo regionale di Silvio Milazzo, agrario calatino allievo di Don Sturzo, caratterizzato da un’anomala convergenza tra destra e sinistra. Il “patto per le riforme”, però, è il frutto di un compromesso tra chi ha la golden share nel Pd, ovvero Beppe Lumia e Salvatore Cardinale, Confindustria Sicilia e lo stesso Lombardo. Un “accurduni” dietro cui si nasconde il solito dilemma.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». Non viene proferita parola. Ma negli anni di governo e di potere i due pupari del centrosinistra siciliano, Lumia e Cardinale – l’uno di estrazione diessina, l’altro democristiano fin da quando aveva i calzoni corti (la figlia Daniela è parlamentare del Pd da due legislature) – stringono l’alleanza con i vertici confindustriali in Sicilia e si servono del governatore Lombardo per spianare la strada alla vittoria di Rosario Crocetta, attuale presidente della Regione Siciliana. Così, alla fine del 2012, grazie a una bassa affluenza e al sostegno dell’Udc di Pier Ferdinando Casini, Crocetta sbanca al botteghino elettorale. Nel segno della “rivoluzione” e della “legalità”. E allora la domanda è sempre la stessa.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». La vittoria di Crocetta smaschera la filiera del potere di una regione che non ha un impianto di compostaggio, non fa la differenziata, non ha un piano rifiuti, e butta tutto in discarica. Inizia così il lungo corso di un Pd a trazione crocettiana che avrebbe dovuto far “cambiare verso” alla Sicilia nel segno della rivoluzione della “legalità”, ma lascia che resti tutto immutato. Cambiano semplicemente le caselle dei posti comando. La regola è sempre la stessa: occupare tutte le poltrone a disposizione piazzando “amici” , fedelissimi e riciclati nei gabinetti degli assessorati e di quell’esercito di partecipate di lusso (che negli ultimi quattro anni, cifre dei magistrati contabili alla mano, è costato alle casse regione più di un miliardo di euro solo per il personale). Come ad esempio, l’ex segretaria di Bruxelles dell’attuale governatore Michaela Stancheris promossa all’assessorato al Turismo, o la giovane Nelli Scilabra (esponente di punta dei giovani democratici e molto vicina a Beppe Lumia) prima in un assessorato di “peso” come quella della Formazione, e oggi a capo della segreteria particolare dello stesso Crocetta. E cosa dire della recentissima nomina di Nadia La Malfa, addetto stampa del Nazareno di Sicilia, a capo della segreteria particolare dell’assessorato ai Beni culturali? Un metodo da cui non si distoglie persino il renzianissimo Faraone. Il quale senza perdersi in chiacchiere piazza due componenti del suo staff, come Gandolfo Librizzi e Valentina Falletta, nei gabinetti degli assessorati ai Beni culturali e al Lavoro.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». Perché le decine di discariche riescono a contenere il numero di nomine dell’attuale capo dell’esecutivo regionale. Crocetta batte ogni record, perfino il recordman Raffaele Lombardo. 150 nomine in poco più di 800 giorni. Una ogni quattro giorni. Le ultime in ordine tempo sono quelle dei nove commissari delle province siciliane. Nove commissari rigorosamente vicini al “cerchio magico” di Lumia, Cardinale e Antonello Montante, presidenti degli industriali di Sicilia dal 2012, subentrato a Ivan Lo Bello. A partire da Giulio Calogero Guagliano, fidato capo di gabinetto che è anche revisore dei conti della Camera di Commercio di Caltanissetta guidata da proprio da Montante. E Guagliano, manco a dirlo, andrà a dirigere proprio la Provincia di Caltanissetta. Per Enna, regno dell’ex senatore democratico Mirello Crisafulli, ecco Antonio Parrinello, altro burocrate che fu candidato al Senato dalla creatura politica di Crocetta&Lumia, il Megafono. A Ragusa viene inviato Dario Cartabellotta, assessore all’Agricoltura del primo governo Crocetta, ed espressione dell’ex ministro Cardinale.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». Scorrendo il borsino delle nomine si scopre che la maggior parte nascono dall’area che va da Cardinale a Lumia fino a Crocetta. Con il tacito assenso dell’intero gruppo dirigente democrat. Nomine che annoverano quella dell’ex deputato di Sinistra democratica, Angelo Lo Maglio alla guida del Cefpas. Un ente “inutile” di cui in regione non ricordano perfino la “mission”. Lo Maglio, una vita in politica cambiando diverse volte casacca, è il luogotenente del senatore democrat a Caltanissetta, e, soprattutto, il diffusore del verbo crocettiano in città. Ad Alfonso Cicero, altro nisseno con passato da cuffariano, ex braccio destro dell’assessore alle Attività produttive Marco Venturi (presidente di Confindustria di Caltanissetta, passando dal cda del Sole24ore), è toccata la presidenza dell’Irsap (Istituto regionale per lo Sviluppo delle attività produttive). Per non parlare di Francesco Calanna, ex deputato regionale tendenza Cardinale, cui è stato rinnovato l’incarico di commissario straordinario dell’Ente Sviluppo Agricolo. Nomina dopo nomina il concetto è sempre lo stesso. Si ricicla tutto, e si butta in discarica. Ma l’emergenza sale, e le discariche traboccano. E allora la domanda è la stessa.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». In questo contesto di discariche e riciclaggio il Pd siciliano risulta essere subordinato all’asse Crocetta-Lumia-Cardinale, asse che bypassa i vertici regionali – alla cui guida dallo scorso febbraio risiede il deputato nazionale Fausto Raciti (orfiniano e figlio di un accordo fra Crocetta, Lumia, Cardinale, Faraone e Crisafulli) – e dialoga direttamente con il vice segretario nazionale Lorenzo Guerini. Al punto che lo stesso Guerini, la scorsa estate, si è recato fino in Sicilia per tenere il battesimo dei “Democratici riformisti per la Sicilia”. Un contenitore creato ad hoc dal Cardinale di Sicilia per far confluire all’interno ex parlamentari regionali di centrodestra, come Edmondo Tamajo (ex Grande Sud), Giuseppe Picciolo (ex Mpa), Marco Forzese (ex Pdl). Tutti convertiti al riformismo “per la Sicilia” nel segno del renzismo. Per ultimo Lino Leanza, ex vice governatore ai tempi Cuffaro, poi braccio destro di don Raffaele Lombardo, animatore del cartello politico “Sicilia Democratica” che in una recente intervista al Giornale di Sicilia è arrivato a definirsi “alleato vero di Matteo Renzi”. Ma è anche grazie a una formidabile rete di relazioni che Lumia in testa e i protagonisti di questa stagione democratica possono vantare la loro influenza: ottimi rapporti con il ministro degli Interni Angelino Alfano, con il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, con Massimo D’Alema, con Anna Finocchiaro, e, come dicevamo sopra, con i vertici di Confindustria. L’associazione degli industriali non è un partito politico e non gode nei fatti di un consenso elettorale, ma nell’isola per molti è un vero e proprio partito dal nome suggestivo “il partito dell’Antimafia”. Un concentrato di potere, il partito dell’antimafia, costituito da un poker di uomini d’oro: Lo Bello, oggi vicepresidente nazionale di Confindustria, il suo successore Montante, e Giuseppe Catanzaro, attuale vice di Montante e dominus del business delle discariche nell’isola. E Marco Venturi, assessore alla Attività Produttive della giunta Lombardo, oggi a capo degli industriali di Caltanissetta. A questo poker di nomi si aggiunge la quinta carta, il jolly: Linda Vancheri, ex funzionaria degli industriali di Caltanissetta, che oggi siede alla guida dell’assessorato alle Attività produttive del governo Crocetta. Tanto vicina ad Montante al punto da essere stata ribattezzata “Lady Confindustria”.

«Perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?». Sulla gestione dei rifiuti la Regione siciliana, dal 1999 ad oggi, non ha cambiato una virgola. È l’unica regione a non avere adottato un Piano rifiuti. E quando Niccolò Marino, magistrato ed ex assessore del governo Crocetta con delega all’Energia e ai rifiuti ha provato ad avviare un piano alternativo per la realizzazione di impianti di compostaggio, il piano dell’ex assessore è naufragato. Secondo le malelingue, il progetto di Marino confliggeva con gli interessi dei titolari delle discariche. Ed è un caso che una delle più importanti famiglie che gestisce il sistema delle discariche sia quella del vice presidente di Confindustria Giuseppe Catanzaro? “Il sistema dei rifiuti è sempre legato alle stesse”, ha denunciato sulla colonne de La Sicilia il solito Marino. Il quale ha anche raccontato di un incontro fortemente da Lumia, una “convocazione”  dello stesso Marino al cospetto dei vertici di Confindustria: in quell’occasione il presidente Montante avrebbe avuto da ridire su certe esternazioni dell’allora assessore (Marino), che aveva denunciato ingerenze degli industriali sull’azione di governo, parlando pubblicamente di «antimafia fittizia di settori dell’imprenditoria». Accuse pesanti che sono diventate oggetto di una seduta della Commissione nazionale Antimafia. Accuse che, secondo il deputato nazionale Erasmo Palazzotto (SeL), impongono una domanda, sempre la stessa: perché in Sicilia non abbiamo impianti di compostaggio?

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