Fotografia
Idee per un book palermitano targato Lamborghini
“Specchiati in quei cristalli e nell’istessa
magnificenza singolar,contempla
di fralezza mortal l’imago espressa”
Così accoglieva il principe di Palagonia i suoi visitatori all’ingresso della sala degli specchi della sua villa suburbana, quella dei mostri. Altri tempi.
È l’epoca in cui muore tutto, covid o no, pure la fantasia, l’ironia, il senso della leggerezza. Sembra quasi la vigilia di una palingenesi apocalittica, tanto mortorio è l’attualità. Dal punto di vista artistico poi, sembra che dopo l’orinatoio di Duchamp ogni cosa abbia perso valore. È passato un secolo e l’orinatoio, in fondo, resta sempre un orinatoio, anche se oggetto démodé non più visibile nell’arredo urbano, obsoleto a torto perché ce ne sarebbe un gran bisogno, vista la gran quantità di diuretici che cardiopatici e altri –patici consumano giornalmente. Poi si lamentano se uno la fa dietro un albero. Un tempo no, erano diffusi equamente sul territorio, e spesso neanche con discrete paratie per non esporre le vergogne al pubblico.
Ma lasciamo stare le nostalgie degli orinatoi che poi sembro Alberto Arbasino in versione romantica e parliamo d’immagine, di fotografia nello specifico. L’imago espressa.
La campagna pubblicitaria di Lamborghini nella Bella Italia (amate sponde) subisce una battuta d’arresto a Palermo, prima grande città da cui partì l’unificazione dell’Italia per opera dei Mille. Le intenzioni della casa produttrice erano quelle di valorizzare le bellezze del nostro Paese come sfondo alla fiammante auto emiliana. Emilia, gloriosa terra di automobili… E chi incaricare per fare codeste fotografie se non i fotografi italiani più quotati nel mondo e non solo?
Coniugare Palermo e Lamborghini era il compito di Letizia Battaglia, fotografa impegnata celeberrima dovunque per le sue foto scioccanti di cronaca nera, coi cadaveri ancora fumanti e sanguinolenti, o dei quartieri out di Palermo, anche assessore al verde della prima giunta Orlando, colei che fece mettere le panchine di Ettore Sottsass alla Vucciria, davanti alla Fontana del Garraffello. Vita breve, quelle panchine, ma questa è un’altra storia. Torniamo alle foto.
Scandalo, scalpore, disgusto. Ma perché? Perché Letizia Battaglia ha usato due modelle adolescenti con lo sfondo della Lamborghini gialla. Sacrilegio. Quasi fossero soggetti estranei, latrici di incomunicabilità, stavano accanto all’auto per caso: guarda, gioia, ci troviamo alle 11 e mezza a piazza San Domenico, per sicurezza mi porto una seggiola da casa per non stancarmi ad aspettarti che tanto lo so che arrivi sempre in ritardo, mentre la macchina sta lì a prendere aria, perché si è rotto il condizionatore e fa caldissimo, e poi, visto che ho preso le chiavi del villino a papà, quando arrivi ci andiamo a prendere un gelatino a Mondello. Questa la mora in attesa, annoiata, quasi spaparanzata sulla seggiola. La rossa invece è più ieratica, bellina, per carità, ma anodina. Presentarla con una corona di rose alla Cala, simil santa Rosalia, con auto gialla in lontananza, boh… non sono foto convenzionali. E così via.
Accoppiare le bambine all’auto è sembrato di pessimo gusto a molti critici, anche critici improvvisati che di comunicazione non ne capiscono nulla ma che devono dire la loro per principio, per darsi un tono o per affermare la loro esistenza. Io non ci trovo alcunché di scandaloso né di disgustoso tutt’al più quelle foto possono essere criptiche.
Letizia Battaglia ha detto che ha scelto due bambine anziché supermodelle perché Palermo, secondo lei, è una “città bambina”. Sibillina. Bambina perché, bambina come, quando, dove? A un secolo di distanza, forse, i posteri sapranno interpretare il battagliero linguaggio arcano e l’età della città, un po’ come avvenuto per il famoso orinatoio duchampiano.
Essendo, tra le tante cose, fotografo pure io sebbene non così celebre e prolifico, avrei qualche idea per associare la Lamborghini a Palermo e alle sue bellezze e peculiarità, anche perché abbondano. Ma ciò che più abbonda a Palermo, e in Sicilia e in generale, è la surrealtà, e, a parte Roberta Torre in Tano da morire, Pif nei suoi film e Roberto Alajmo nei suoi romanzi e pezzi teatrali, non ne ho vista troppa ultimamente. Tutto molto più surreale che a Napoli. Per dire, è vero che a Napoli c’era Raimondo di Sangro, settimo principe di San Severo, colla sua celeberrima Cappella, ma a Palermo c’era il Principe di Palagonia e la sua Villa dei Mostri, con cappella inclusa. Vuoi mettere la fantasia?
Bizzarro il primo, certamente, ma più bizzarro il secondo.
La Lamborghini è un simbolo di opulenza, di consumismo sfrenato, uno schiaffo alla miseria. Palermo è sempre stata città di estrema ricchezza ed estrema povertà, come in India, i palazzi dell’aristocrazia isolana sono sontuosi come regge e lo stesso Palazzo Reale di Palermo, in cima al Cassaro, si può ghiri a ammucciari (andare a nascondere) davanti all’ostentazione di lusso che i palazzi delle nobili famiglie panormite esibiscono poco lontano: Palazzo Santa Croce, Palazzo Valguarnera Gangi, Palazzo Mazzarino… non si contano. Palazzi che dietro le loro facciate sfolgoranti nascondevano catapecchie inabitabili, oggi ristrutturate e vendute a peso d’oro. Ora, diciamo che gli eredi di quelle illustri casate attualmente sono quasi tutti degli ex, ma alcuni, pochissimi, sono riusciti a non dilapidare le immense ricchezze e hanno investito, alcuni nel vino, come i Frescobaldi di Firenze, o riciclando la dimora di campagna o di città come location per matrimoni e feste in generale. O per film o réclame di profumi, come la Villa Valguarnera di Bagheria, con Donna Sophia nazionale.
D’altro canto, per farsi un’idea di quanto ricca sia Palermo basta andare al vecchio porto storico, la Cala, e contare le barche da diporto la cui foresta di alberi maestri ondeggia al vento facendo lieto romore. Quella può essere un’unità di misura del benessere ma ve ne sono molte altre. Pure le sontuosissime feste di matrimonio con centinaia di invitati, che sembrano le nozze di stato di Carlo e Diana, sono un’unità di misura di ricchezza. Anche perché i molti ricchi palermitani spesso non lo sono per pedigree ma per commerci, in buona parte occulti. Anche se l’argomento non è questo serve come idea di sfondo per ambientare le fotografie che avrei suggerito io a Letizia Battaglia.
Idea n. 1 Il carretto siciliano.
Icona della sicilianità, ovunque conosciuto, è il carretto, dipinto a vivaci colori con scene dell’opera dei pupi o della Cavalleria rusticana. Un geniale commerciante di Castelvetrano dipinse molti anni fa la sua Fiat 500 in perfetto stile carretto e l’auto è diventata uno dei soggetti più fotografati in assoluto in Sicilia.
Perché non sfruttare lo sfondo giallo della Lamborghini e travestirla da carretto siciliano? Le imprese di Orlando, a cavallo di Brigliadoro, e Rinaldo, sul suo Baiardo, potrebbero trovare uno sfondo degno di loro sul cofano e sugli sportelli della slanciata vettura trainata dall’asinello, il mezzo del futuro. Certo, meno blasonato dei purosangue dei paladini, ma di grande pazienza e resistenza. Tanto più sembra che i combustibili fossili, tra pochi anni, verranno aboliti e quindi l’involucro dell’auto, non più fruibile, non avrebbe altro futuro che il traino animale. Lo sfondo potrebbe essere sempre piazza San Domenico, o anche la piazza Bellini, dove stazionava, tempo addietro, un carretto siciliano per far fare le foto ai turisti. Come cocchiera ci sarebbe stata bene la bambina rossa, bella colorita, in tinta.
Idea n. 2 Lamborghini a Teatro.
Questa foto ha bisogno di una gru. E dev’essere bella alta. Si tratta infatti di posizionare l’auto gialla sulla cupola del Teatro Massimo, come per dire che è l’auto adatta per andare a teatro. Cogli sportelli tutti alzati ne potrebbe scendere una delle due giovanissime modelle, magari quella coi capelli rossi, col tutù rosso, ma non con scarpette rosse da danza ai piedi. Non sono adatte a una Lamborghini gialla. Meglio stivaletti con tacco 12 Prada, rosse, di certo, per simboleggiare i colori della bandiera siciliana. Magnifico, col panorama di cupole e campanili che si ergono sullo sfondo.
Idea n. 3 Le sorelle in libera uscita.
Palermo è città di monasteri. Molti di clausura, ormai riconvertiti in musei, con cooperative di gastronomia che continuano a fare i dolci che le monachelle producevano per i palati palermitani.
Cosa di meglio della superiora alla guida della Lamborghini colle due novizie, la mora e la rossa, finalmente libere, sulla spiaggia deserta di Mondello in un luminoso giorno di sole, con sette aquiloni dei colori dell’iride attaccati alla coda, come una cometa di pace e futuro di libertà?
Idea n. 4 Il commercio 1.
La “lapa”, ossia l’ape car, mezzo indispensabile per un commerciante dei mercati storici, carica di carciofi o di pesce, era spesso il mezzo di trasporto e bancone di vendita al tempo stesso.
Attrezzare una Lamborghini gialla come “lapa”, mentre dal cofano fuoriescono bellissime verdura e frutta in quantità, quasi una cornucopia di abbondanza e fertilità, mentre le due bimbe, o una sola, abbannìano (urlano) la bontà della merce, potrebbe essere un’idea. Ambientazione, naturalmente, il mercato di Ballarò, a piazza del Carmine.
Idea n. 5 Il commercio 2.
Seguendo l’idea del furgoncino che vende pane e panelle davanti alle scuole, luoghi pieni di adolescenti che potrebbero simboleggiare al meglio una città bambina, si potrebbe attrezzare la Lamborghini con un rimorchio dove stanno la pignatta coll’olio bollente sul fornello, nella quale friggere pannelle, crocchette, melanzane e far così felici le ricreazioni degli studenti. Dall’auto tutta aperta s’intuisce che la radio a tutto volume manda probabilmente canzoni napoletane ballabili; si può arguire da alcuni adolescenti che si dimenano in secondo piano. Le due bambine modelle, in primo piano, naturalmente sono le cuoche con tanto di cappello bianco in testa che friggono e vendono sorridenti ai loro coetanei. Una manifestazione di buona volontà a cercar lavoro, anche perché mantenere una Lamborghini costa.
Sfondo il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, proprio davanti alla Cattedrale. Più centro di così, si muore.
Idea n. 6 La natura 1.
Ciò che impressiona, a Palermo, oltre alle bellezze monumentali, è la natura. I giardini scoppiano di natura. Ciuriddi tuttu l’anno, dice la canzone, ed è vero. Ma ciò che è davvero spettacolare in quei giardini è la presenza di alberi giganteschi, i Ficus magnolioides, veri alberi che camminano attraverso le radici aeree che poi diventano nuovi tronchi e permettono alla pianta madre di estendersi sempre più. La più straordinaria si trova a piazza Marina, nel Giardino Garibaldi.
Qui ci starebbe bene una Lamborghini sopra i rami, con un paracadute sgonfio che pende ma non tocca il suolo, come se fosse piovuta dal cielo, sganciata dall’aereo di 007, con un James Bond in smoking, magari colla coppola, mentre le due ragazzine, perfette Bond Girls in tutina aderente, stanno in piedi, schiena contro schiena con faccia rivolta all’obiettivo, sul tetto dell’auto. Una concessione al cinema. Anche qui serve la gru.
Idea n. 7 La natura 2.
I fondali delle coste intorno a Palermo dicono che siano bellissimi. Molti sub fanno foto a coralli, murene, crostacei e pesci variopinti.
Cosa di meglio di carcasse d’auto Lamborghini sul fondo marino per ripopolare gli abissi, fornendo un rifugio di marca agli abitanti del mare?
Intorno potrebbero volteggiare due sirene adolescenti, la mora e la rossa, pura decorazione. Può essere più problematico per gli effetti speciali, ma oggi con Photoshop si riesce a creare l’inverosimile, anche costruire luoghi e persone che non esistono.
Idea n. 8 L’immondizia.
In questi giorni Palermo ha monti di sudicio che stanno raggiungendo altezze elevate, a causa, sembra, di rimpalli tra Comune e Regione per accordi non rispettati.
Un magnifico sfondo d’immondizia, magari in quartieri chic, come il Quartiere Libertà o un altro a scelta, tanto la monnezza è monnezza ovunque, con la Lamborghini gialla in primo piano e le due dolci bambine che si fronteggiano perplesse e rassegnate in mascherina chirurgica, forse per i tempi che stiamo attraversando, forse per non sentire i miasmi mortiferi che dalla monnezza in fermentazione si levano. E colla morale che la bellezza vince sempre, anche sulla monnezza. Palermo bambina sì, ma troppo tollerante e inerte cogli amministratori inadempienti.
Idea n. 9 Il Santuario.
Santa Rosalia a Palermo non si tocca.
Il suggestivo Santuario, sul Monte Pellegrino, è comunque circondato da un circo di baracche che vendono i classici souvenir da santuario. Ma ci sono, accanto a una delle statue della santa, anche pezzi di imbarcazioni salvate dal naufragio, come ancora e salvagente, e, a volte, copertoni di camion incidentati i cui camionisti sono stati miracolati e per riconoscenza hanno portato in dono una reliquia del loro mezzo distrutto. Di tanto in tanto altre reliquie prendono il posto delle precedenti, sicuramente buttate via, altrimenti ci vorrebbe un’altra grotta come magazzino.
Cosa di meglio delle due bambine che appendono a una statua della santa tante piccole Lamborghini gialle a mo’ di ex-voto? Troppo dissacrante? Ma oggi, cos’è veramente dissacrante? In fondo gli ex-voto in argento o in cera esibiscono varie parti e frattaglie di corpi umani miracolati dal sacro intervento di Rosalia, vergine amorosa. Potrebbe essere di buon auspicio per le vendite della fuoriserie.
Idea n. 10 Il funerale
Anche se può sembrare macabro i cimiteri principali di Palermo sono anche monumentali e pieni di opere d’arte, tra chiese e sculture funerarie.
Allestire una Lamborghini nera come auto da impresa funebre con le due vergini vestite a lutto, colla chioma rossa che vien fuori dal velo nero, che assistono al funerale del buon gusto potrebbe ben interpretare i tempi.
Di idee ne avrei molte altre ancora, queste sono solo le prime che mi sono venute in mente conoscendo bene la città e i suoi luoghi. Queste le elargisco gratuitamente, anche se, dando una datazione qui su Gli Stati Generali, me ne attribuisco la paternità, almeno questo. Per le molte altre, scrivetemi, ve le venderò a un prezzo modico. Ma vi garantisco che sono impattanti.
Se la Lamborghini volesse contattarmi per la prossima campagna pubblicitaria io ci sto e volentieri, ma voglio carta bianca e un budget sostanzioso per la realizzazione. Però, per la Lamborghini, costo caro.
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