Musica
Pietro Berselli e Canova live al Mame (PD) / La sincerità di Orfeo
Adoro le notti come quella di sabato scorso (14 gennaio ’17), talmente fredda che pare il mondo ti rifiuti. Le adoro perché mi permettono di concentrare l’attenzione sulla musica e sulla sua “voce” trasferita a pelle. Quelle notti dove il ghiaccio della strade brilla alla luce delle insegne e dei lampioni, puntella il tuo orgoglio ricordandoti che sotto il luccichio c’è l’oscurità, e l’arte come l’umanità non dice mai tutto, ma va compresa in profondità.
E’ con questa indole che entro al Mame di Padova per ascoltare i Canova in apertura della band del Pietro Berselli. L’occasione è la presentazione dell’uscita del suo primo album “Orfeo L’ha Fatto Apposta”.
Sono visibilmente emozionato e lascio fuori i brutti pensieri, immergendomi nell’atmosfera, perché come ebbi modo di dire a Pietro tempo addietro, lo ritengo una delle migliori penne della zona. Mi sento partecipe in qualche modo della sua avventura non da fan, ma da appassionato della musica che ha visto costruire il background che l’ha supportato: i Sotterranei, una dimensione della città vicina alla mia più autentica passione.
I primi colpi di batteria partono dalle mani dei Canova, ed è “curioso” l’accostamento se si pensa che lo scultore, da cui la band prende nome, nel 18esimo secolo scolpì la coppia di statue proprio di Orfeo e Euridice.
I Canova sono band milanese salita agli onori della cronaca indie per l’uscita 2016 dell’altrettanto primo album “Avete Ragione Tutti”. Dal vivo mantengono bene l’idea di pop semplice e insicuro che ti fa amare il disco, ascoltandolo continuamente nei pomeriggi di profonda inquietudine di Vita Sociale, cuciti dalla melodia e parole di Manzarek, la quale non manca della trascinante esplosione finale. Portovenere lasciata in chiusura distacca dalla stagione in cui viviamo per quel “io e te al mare che ci andiamo a fare?”. Il leitmotiv cantautoriale di Vita Sociale mi riporta col pensiero a quanto scritto in apertura, chiedendomi: “ma stiamo chiusi in casa per ascoltare musica?” o “è la musica che ci chiude in casa per ascoltarla?”. “Tutti fuggiamo da qualcosa e la musica è una buona compagna di viaggio” mi rispondo, così, su due piedi.
Ecco attaccare Pietro e band dopo il cambio palco! Benvenuti nel viaggio. Pietro è un personaggio in senso buono e nella sua incertezza sa intrattenere il pubblico, perché è sincero e lì davanti comprendono sia l’amico che ti fai subito alla festa di sconosciuti, con il quale condividi facilmente passioni e birre senza ansie e pesantezze. Voglio farvi rimanere fissi su questa riflessione perché si trasferisce alla scrittura e all’esibizione.
Il concerto prende dentro nell’empatia, emoziona! Le canzoni arrivano dritte allo stomaco e ai sentimenti veri, non costruiti, senza patine commerciali o indie. Sentimenti non inficiati dalla bellezza effimera della falsità estetica che tanto vende ma poco lascia. La musica di Orfeo è gentile (Debole – Senza Regole) e cruda (Niobe) al contempo, non toglie nulla alla narrazione del turbamento (L’eterno Ritorno dei Cani) e della gioia insita nel cogliere i dettagli (Quanti Anni Hai). Pure i frangenti strumentali, sferzati dal vento distorto, e le cover di Pensiero Stupendo e Hurt stanno su queste corde.
C’è da dire che rispetto agli inizi, Pietro e band hanno riarrangiato il repertorio a predominanza acustica giovandolo di una veste corposa, tradizionale, maggiormente suonata; sembra che l’intento sia di creare una sorta di opera bersalliana pop, ricca quanto sono ricchi i particolari delle liriche. Immagino probabilmente sia stata una sfida prendere lo stile precedente e irrobustirlo senza snaturarlo; a parere personale la sfida è vinta.
E il pubblico? Folto, acceso, in costante attesa della nota successiva, caloroso, al meno curioso. Non riesco a descrivervi un’emozione precisa perché, ripeto, è stata un’esperienza musicale empatica, graffiante svariati solchi.
Pietro ha siglato coi presenti il patto di vivere liberamente queste canzoni dedicate alle relazioni finite, alle relazioni intricate. La sua ispirazione è vissuta in libertà, con forza, perché se c’è sta provando un sentimento forte, importante.
Al di sotto, Berselli trasmette a pelle come la debolezza, la fragilità siano la scintilla per la passione, la scintilla per scomporsi, cambiare, scrivere e andare in profondità nella vita. Donandole un senso. Orfeo l’ha fatto apposta a darsi quanto si è dato.
Devi fare login per commentare
Accedi