Musica

Note a margine di un concerto dei Verdena (Cso Pedro, Padova, 27 aprile)

28 Aprile 2016

[Parental Advisory: questa non è una recensione, non è un report, non ne è sempre il caso. È solo la fotografia di quello che ho sentito]

Il vento taglia il freddo 27 aprile e la coda fuori dal Cso Pedro in attesa che i cancelli si aprano. I Verdena suonano qui stasera e l’attesa sarà ripagata. Alle 22.30 salgono sul palco e per due ore daranno spettacolo, spaziando fra vecchio e nuovo. Contengono la forza compressa e sparata a tutto volume fra Derek e Inno del Perdersi. Perdo l’uso di me stesso dopo le botte su Un po’ Esageri, non sono ancora un pro del pogo, ma c’è gente che si diverte e ci dà dentro. Sono contento, vedo tantissimi che sorridono e anche chi sta fermo è catturato. De gustibus a parte e raccogliendo impressioni a caldo, molti spettatori dicono sia stata una delle migliori esibizioni degli ultimi anni.

Verdena 1

Io sono operato a cuore aperto dall’abrasione e dal movimento fisico.
Mi chiedono perché faccio quello che faccio. Lo faccio perché mi piace, punto e basta. A volte non c’è un perché, davvero. È possibile andare ad un concerto senza un motivo preciso? Sicuro.

I Verdena non sono la band della (mia) vita. Citofonare altrove. Spesso faccio km, spendo soldi e sudore solo per il piacere di fare bordello sotto al palco. Fare casino. Se la vogliamo dire filosoficamente “contemplare il caos” per il piacere di divertirsi e sfogarsi.

La band bergamasca mi piace per il coriaceo che trovo dentro la sua musica. Sporca, dura, indecisa, piena di pretese che alla fine vanno a farsi benedire. Li vedo marci sullo stage, menefreghisti e puntigliosi. Sono perfetti per mandare a fanculo la perfezione e abbracciare l’imperfezione. Li odio per l’ambizione ma li amo perché è sincera.

È tutto un discorso di suono e atmosfera, e lo dico in questi termini perché lo sento intimamente, negli anfratti più reconditi della personalità. Forse per comprenderlo soggettivamente bisogna aver provato il lato sbandato dell’amare: passione rabbiosa, incisiva, folle, ribelle, decisa, cocciuta, forte. Non c’è niente di dolce, sensuale, è l’amore stesso per l’istinto, la lotta e il tenerci oltre la fine.
Sotto di loro ti esprimi sfogando questo struggimento animale. L’importante è che non prenda il sopravvento. Sono suoni e dimensioni da imparare a gestire di concerto in concerto, di stagione in stagione.

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