Musica
Nel blues dipinto di blu del Venda (Heymoooshaker e Mike Bird live)
Domenica cercavo di capire se fosse il caso di chiamare questo report nel “blu dipinto di blues” oppure nel “blues dipinto di blu”. Credo sia più papabile il secondo, perché gli Heymoonshaker anticipati da Mike Bird, dal vivo all’Anfiteatro del Venda il 17 luglio, hanno plasmato il luogo a loro immagine.
Spesso sono i bei luoghi a fare i concerti e non viceversa; semplice semplice se si tratta di un anfiteatro naturale sulla vetta dei bellissimi Colli Euganei, dove oltre gli artisti si staglia la pianura della bassa padovana. Questa volta invece la musica ha preso possesso della natura mostrando la sua “vera natura”, e passatemi il gioco di parole.
Al Venda si giunge in auto, a piedi, o in bici, con molto spirito di volontà se si sceglie il mezzo sostenibile. Al Venda trovi musicofili come passanti a cui piace farsi i Colli di scarpa o sui pedali. Arrivi, stendi il telo e ti siedi, colto dall’azzurro del cielo e dall’orizzonte intarsiato di vigneti e di dolci colli sottostanti. Ti par di poter appoggiare su una mano quel che osservi, ti senti piccolo dinnanzi a quanto grande e vasto possa essere il Territorio.
Mi tolgo le scarpe e cammino sull’erba, mi sento parte di me stesso prima che dell’ambiente circostante, e forse è questo che il luogo e l’idea di suonar qui ci vogliono comunicare: una riconciliazione con la propria essenza semplice e vivace. Ci giochi, giochi con gli occhi e le mani e i piedi e sembra di non farlo da un sacco di tempo. Empaticamente questa vibrazione.
Al sole caldo e fresco del pomeriggio la mia attenzione viene colta da Mike Bird. Esordiente, lo conosco pochissimo. Accompagna con una voce a metà fra Nutini e Blunt la chitarra e una manciata di pezzi diretti e trattenuti sul filo del ramo, come le foglie degli alberi al vento della tempesta. Per fortuna il brutto tempo non si farà sentire.
Il capitolo principale lo intitoliamo ai sogghignatori di luna, non certamente la traduzione di Heymoonshaker, ma mi piace l’immagine. I ragazzi hanno la voce e il suono delle viscere umane, la scrittura della polvere e la movenza degli spettacoli di improvvisazione.
Voce + chitarra + batteria creata dal beatbox delle corde vocali.
Niente in loro tradisce insicurezza e mediante la naturalezza coinvolgono i presenti fino a raccoglierli intorno al palco spingendoli a ballare. C’è un senso familiare nell’aria, c’è aria di casa, desiderio e amore, tanto amore dei fiori. La band suona senza fermarsi e guida il pubblico al calar del sole. Ciò che più mi colpisce è la capacità innata di staccare di netto dalle facce le maschere quotidiane, sradicare il paltano lordante lo spirito e restituire un senso compiuto alla musica. Una percezione di terrena bellezza e impalpabile piacevolezza.
Vedi, anche gli animi più cupi sanno essere curati a volte dalla tenerezza degli eventi, dall’incidere dello scorrere del tempo. Dall’accoglienza dei Luoghi.
Le 20 ci regalo un tramonto fantastico, una risata maliziosa.
Evento organizzato da Sotterranei e Everywheregigs
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