Musica
L’estate a Padova #3: il pianoforte al Clair de Lune dell’Anfiteatro del Venda
Mi chiedo cosa possa essere metafora moderna del pianoforte. Credo un aeroplano, un qualcosa di artificiale dedito al volo, cosi leggero e così possente: si trasporta sull’aria con tutto il suo carico di metallo e umanità. Le note di pianoforte riecheggiano di questo: si diffondono nell’atmosfera leggere e potenti; anche il loro è un movimento garbato.
Codesta immagine mi sovviene steso sull’anfiteatro del Venda, Colli Euganei, nella pausa fra una sonata e l’altra. Dalle luci impazzite che bruciano sulla pelle nera, scottata della pianura, per opera della notte, è come se quel tizzone – l’aeroplano – si fosse staccato e ora vagasse in solitaria alla ricerca di una risposta, di una meta. Brucia cosi tanto lì sotto che sto ammirando un fuoco accesso e le note del chiaro di luna lo celebrano.
Bevo un po’ di vino, accendo un sigaro e mi godo il piano di Giulia De Paoli tornare ad accarezzare lo spazio circostante. Tutto questo per introdurvi all’evento “Clair de Lune: notturni, preludi e sonate al chiaro di luna” a cui sto partecipando, e non solo assistendo. Ci sono le mie orecchie, la pelle, la vista e quelle cosa chiamata empatia in azione, all’unisono, assieme ad altre mille persone.
Nota sulla pianista:
Giulia De Paoli (Latisana, UD, 1989), si diploma in pianoforte nel 2011 al Conservatorio “J. Tomadini” di Udine, sotto la guida della Prof.ssa Franca Bertoli. Partecipa durante il suo percorso di studi a diversi masterclass e seminari con pianisti di importanza internazionale, quali D. Rivera, R. Risaliti, M. Mika e altri. Contemporaneamente frequenta l’Università degli Studi di Padova, dove si laurea nel 2012 in Scienze Infermieristiche con una tesi sulla musicoterapia e, nel 2016, in Filosofia con una tesi sull’estetica musicale del primo Novecento. Ottiene nel 2015 l’abilitazione all’insegnamento musicale presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo e attualmente si dedica alla crescita di una propria piccola scuola di pianoforte, la “Piano B”, ottenendo buoni riconoscimenti a Padova e in tutta la provincia. Da diversi anni lavora sia come pianista che come tastierista, partecipando a numerosi concerti, rassegne e progetti in tutto il triveneto. Collabora inoltre al riarrangiamento e alla composizione di parti pianistiche per le produzioni discografiche di vari gruppi musicali. (Fonte: pagina ufficiale Facebook)
Il programma della serata include i Notturni di Chopin, i Preludi di Debussy, Rachmaninoff e Beethoven. A Giulia dirò, alla fine, ringraziandola, che non pratico molto il genere ma sono proprio questi eventi che mi invogliano ad approfondirlo, è una questione di sensibilità.
Lei è bravissima e mi apre varie camere nel cuore grazie alla dolcezza e alla decisione con cui e-segue le melodie, spiegandone prima cenni storici e origini creative. Mille persone avvolte dalla forma dell’anfiteatro che convergono verso quel fulcro di luminosa dolcezza, sospeso sull’orizzonte infuocato di cui prima. Siamo così densi di umanità, qui, distanti dal mondo urbanizzato, dalle auto, da quel che siamo diventati, che torniamo alla nostra essenza primigenia. Istintivi, passionali, arditi, ragionati e sereni. Ci potresti fare l’amore fra gli alberi pungenti il culmine del monte, un amore elegante e pieno di significati.
Sto detestando l’ossessione che il consumare azioni porta con sé. Ascolto lentamente. Questi pian(t)i liberatori emancipano dalla tristezza. Chopin emancipa dalla tristezza. Beethoven anche se sordo ritrovava la sua strada. So già che qualcuno sentendo questo cumulo di pensieri additerà di sentimentalismo facile, ma anche i cirri qui sopra, in cumuli, si spostano facilmente e nessuno li critica.
Cosi ricordo di quel tizzone aereo scappato all’inizio, della meta/risposta di cui è alla ricerca. Mi chiedo cosa leghi musica e natura, e perché non è la musica ad abbracciare la natura ma il contrario: l’ambiente avvolge i suoni. E forse la risposta è che le note rappresentano la natura dell’uomo, la sua più profonda incarnazione; dalla carne in poi: dentro, fuori, oltre!
Ambedue sono ecosistemi contenenti il funzionamento del rispettivo contesto: il mondo e l’umanità. Ma è la natura ad essere più potente e trascendentale, si fa realtà per pianoforte (e altri strumenti). La natura e la musica sono dei processi comunicativi che strutturano la nostra identità più intima, e perciò eventi come questo, in parole brevi, ci tolgono dall’ossessione per ridestare la verità personale. Il sogno, l’ambizione, la fragilità. L’epica.
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