Eventi

Future Vintage festival, il passare interessante del tempo

22 Settembre 2016

“Lascio passare un po’ di tempo, prima di scrivere del Future Vintage, vediamo che rimane”. Lo pensavo due settimane fa, quelle trascorse da questa edizione.

Diciamo chiaramente che un evento del genere è consolidato, conosciuto, una bella sicurezza che fa piacere, ma offre qualcosa di nuovo?

Forse siamo fatti per mangiare il passato, rimasticarlo e darlo in pasto nuovamente alle generazioni future. Spesso mi chiedo se questo focus culturale sia solo la fine della creatività occidentale, alla ricerca di un qualcosa di nuovo pescando dal vecchio.

Ne dico in maniera spicciola, perché tanto la cultura oggi viene vista come un peso, e invece dovrebbe averlo, ma va pure veicolata a dovere. Alla massa.

Vintage è cultura pop, non di nicchia, e forse prendiamo dal passato perché era un’epoca dove la cultura era facile da vivere, oggi invece sembra cristallizzata, altolocata, resa poco fruibile a tutti, e se non siamo appassionati siamo poveri.

Il Future Vintage quest’anno si è confermato, ma ha dato un segnale in più: per la prima volta la parte dedicata alle mostre ha avuto un ruolo maggiore del mercato, fondamentale ma meno centrale. Segno che la manifestazione è riuscita ad arrivare all’essenza della sua proposta, l’ha saputa veicolare con semplicità facendo interessare le persone.

Amo il punk e la mostra di foto dei Ramones mi ha preso via buona parte del tempo: a scrutarle, cercando il senso dei volti e degli spazi vissuti dalla band. Parlando dell’incontro con Linus, ha saputo dare una visione reale delle radio commerciali, dialogando su un mezzo classico come la radio in prospettiva futura.

Quello che rimane di più importante di quel weekend è proprio l’emozione di interesse provata. Rimasta immutata nel tempo. Il senso del tempo è la chiave del vintage, un tempo che rimane immutato e si riproduce di anno in anno, un interesse costante verso la cultura e non solo estetica.

Foto in copertina di Martina Zilio

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