Musica
Curtarock Festival 2018: per il divertimento e la musica
Sento Curtarock vicino per fisico e spirito. A due passi da casa, a due passi dall’anima. Intesa come soul della soul music. Il festival è alla sua 19esima edizione, promosso e organizzato dall’ASD Rambla dal 1999, e dà vita a un pezzo dalla zona industriale di Curtarolo (Padova) e in generale ad una zona di case, capannoni e campi. Quest’anno si è tenuto dal 25 al 29 luglio.
Il territorio della provincia padovana, veneta, è un luogo mistico che ami e odi al contempo per le sue particolarità: stretto nella nebbia d’inverno e dall’afa umidiccia d’estate, saranno queste forze a spingere la provincia della Città del Santo ad essere essenziale, a crescere delle persone che van dritte al punto, con molta voglia di fare festa e altrettanto appassionate dei loro gusti, in fatto di musica e tutto ciò che rende Bella la vita.
Quando entri nella zona del Curtarock rispolveri le sensazioni che provi mentre ascolti il Gaye di What’s Going On: ancora una volta pochi appesantimenti, fremito e voglia di sentirsi leggeri e densi di “prese a bene”.
Quest’anno, dopo l’edizione 2017, c’è stato ancora molto hardcore, rap senza far mancare appuntamenti più elettronici come Ninos du Brasil o easy come l’esibizione di Alessandro Ragazzo.
L’ultimo giorno, domenica, sono stato in orario cena a fare due chiacchiere con Nicola, organizzatore nonché frontman degli Universal Sex Area (anche loro sul parco del Curtarock), i quali colgo occasione di ringraziare su queste righe, perché i loro live sono stati spesso motore di cambiamento in mesi statici. Ergo, se li vedete suonare dalle vostre parte, andateci! (Una dritta: prossimamente saranno sul paco di un celebre festival di Treviso)
Le domande che pongo a Nicola sono definibili di carattere generale, il mio obiettivo è arrivare ad una panoramica del Curtarock da trasmettere al lettore. Spero di esserci riuscito. Ecco a voi la nostra chiacchierata:
Curtarock è giunto alla sua 19esima edizione, come è nato questo Festival?
Curtarock nasce dalla voglia di tre amici fraterni, di lunga data, di organizzare qualcosa in paese, di condividere la musica, che triplica il suo effetto perché hai piacere nel farlo e nel vedere come reagisce il territorio. Quando funziona ti senti bene, soddisfatto! È radunare le band dell’area, mettere su un palco e fare festa in maniera diretta e libera, per rispondere al desiderio comune di divertirsi.
Come pensate sia cambiato nel tempo?
Il Festival nel suo impatto visivo è rimasto lo stesso, potrebbe sembrare una sagra di paese ma con una programmazione musicale divenuta sempre più consapevole. Abbiamo ospitato diverse sottoculture perché volevamo che qua vi fossero i punk, gli appassionati di indie rock o reggae, ad esempio. Il Festival è divenuto più consapevole sotto il profilo della sostenibilità e della proposta artistica. Questo per me è cambiato.
C’è una connessione tra Curtarock e il suo territorio: come venite percepiti?
La sensazione a pelle, basata sull’esperienza, è che il territorio ci voglia bene. Sia la mia generazione che quelle più giovani. Quelli più vecchi di noi magari capiscono meno quello che facciamo per diverse abitudini e ascolti, ma alla fine il Festival, oltre che essere un momento per gli appassionati di musica, è anche un’occasione dove incontrarsi, bere qualcosa e dire due parole, con qualità e a ingresso gratuito, accessibile a tutti. Un momento conviviale e di socializzazione a 360 gradi.
È un modo per trovarsi, magari per incontrare amici che non vedi da tempo perché il lavoro ti porta fuori dalla provincia. Il numero di supporter e sponsor cresce ogni anno.
Quali son i criteri con cui scegliete la line up del festival?
Ci muoviamo nel mondo dell’underground musicale per cercare di offrire una varietà di stili e generi. Cerchiamo di essere trasversali nelle scelte che vanno a costituire la line up finale. Il nostro partner storico nella scoperta e scouting di band da proporre sul palco del Curtarock è MacinaDischi, etichetta di Padova.
Ad esempio, poi, negli ultimi due anni – pur avendo sempre ospitato band hardcore – abbiamo deciso di collaborare con delle realtà strutturate come il collettivo di Venezia Trivel, che già organizza feste bellissime e piene di energia (Venezia Hardcore). È stato un approccio alla musica che non avevamo mai esplorato con i diretti interessanti.
La collaborazione apre sempre porte inaspettate e ti porta a scoprire cose che non conosci, interessanti, e finisci che da co-organizzatore diventi pure pubblico.
Domanda finale, come scegliete le birre artigianali? L’offerta è ottima!
Ci sono due ragazzi appassionatissimi che ne curano la selezione da alcuni anni.
Sono partiti da un percorso di valorizzazione dei piccoli birrifici artigianali locali per arrivare a valorizzare quelli della provincia di Padova. Hanno iniziato a valorizzare la zona, variando e giocando successivamente sulla scelta delle birre craft.
Hanno surfato sull’onda dei piccoli birrifici. C’è tanta passione e ricerca.
Chicca finale: potete ri-vedere o vedere (per farvi un’idea) i live di quest’anno, sul Canale YouTube di Curtarock!
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