Musica

Aucan live at Rise Festival 2016

12 Settembre 2016

La sera di sabato 10 settembre sono stato al Rise Festival, vicino Padova, a godermi il live degli Aucan. Era da un pezzo che non li ascoltavo dal vivo ed ero contento di farlo in uno degli ultimi week end d’estate. Mi sembrava un buon modo di concludere questa bella stagione di concerti.

Arrivato sul filo del rasoio causa capatina al Future Vintage Festival, ordino una birra rossa e accendo la sigaretta di rito.

La band elettronica – band perché è molto suonata la performance, non è un dj set – parte piano ed esplode nel mentre: riesco a vedere il fondo del bicchiere giusto in tempo per l’inizio della cassa dritta. La gente attorno a me balla e non posso esimermi dall’alzare le mani al cielo. Questo genere di artisti va ascoltato – nota personale – il più possibile a ridosso del palco, #sottocassa, altrimenti rischi di perdere metà della magia emanata.

Ogni tanto giro gli occhi e scruto la gente attorno, e mi accorgo che sono rapiti dagli Aucan tanto da volerli immortalare in video. Ho quasi la strana sensazione che non sia la solita caccia al ricordino multimediale ma un vero rito inconscio verso il duo alle macchine.

Il gruppo proietta immagini astrali, di mondi virtuali e sconosciuti, a ritmo del suono! Così affermo con sottile eccitazione che la loro non può definirsi scaletta: è un continuum flusso sonoro inarrestabile, evocativo e mistico di qualche realtà aliena. Il flash che avevo in testa in quei momenti era un mix di immagini acid house e rave inglesi anni 90. Sono suoni scarni ma avvolgenti, opprimenti ma liberatori. Ossimori.

Terminato un piccolo video per un’amica lontana per motivi d’Erasmus, non posso fare a meno di pensare che il potere di questa musica (ma di tutta la musica in generale) è quello di rendere leggeri i pensieri pesanti. I problemi, gli urli interiori. Si alleggeriscono quanto è leggera la musica in sé: una ventata d’aria fresca in un’umida sera d’estate.

C’è molta più vita dentro di noi di tutta la solitudine che possiamo provare, e quell’inquietudine fissa allo stomaco nasconde solo voglia di vivere. Di esserci. Immerso nel pubblico sentivo la voglia di comunicare la gioia a chi è stanco, a chi si sente al di sotto degli errori e del futuro.

Non posso fare a meno di essere cerebrale pensando all’arte, ma posso essere ancor prima abbastanza istintivo da percepirne a pelle la forza.

Un plauso va al team del Rise per l’ambiente accogliente e gli stimoli che sono riusciti ad organizzare e offrire. Non poco nella monotonia dei paesi di provincia.

Video del live!

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