Geopolitica
Lo stadio dello specchio di Giorgia
L’Atlantic Council le ha dato il premio, in una serata scintillante, piena di vip.
Probabilmente non sanno, o fanno finta di non saperlo, all’Atlantic Council, da dove viene Giorgia Meloni.
Giorgia viene da un passato di estremissima destra, dove l’America era il diavolo, in primo luogo perché aveva sconfitto il fascismo, e in secondo luogo perché il capitalismo all’americana era il trionfo del consumismo e dell’individualismo, tutt’altro che i valori “tradizionali”, ai quali culturalmente lei sarebbe ancora connessa col cordone ombelicale.
E già, perché Giorgia, nel suo trasformismo pur di emergere, gioca vari personaggi ma senza fare una vera e profonda rivoluzione culturale nel suo partito, facendola diventare una destra liberale moderata, tenendosi palle al piede di alleati come Salvini che non aspetta altro che la caduta dell’amica-rivale. Ma ha poche speranze, colui, peggio mi sento se si circonda di generali da operetta; continuerà a essere il folclorico di turno.
Sembrava la notte degli Oscar, la diva italiana che conquista il premio e fa il discorso.
E proprio su questo discorso vorrei dire qualcosa, perché, forse, gli americani, superficiali come sono, in generale, non conoscono e non capiscono una beneamata del nostro paese. Per gli americani gli italiani sono sempre e comunque come quelli che emigrarono dall’800 in poi, si fermano alle sacre icone, come Donna Sophia, la Lollo, la Magnani, la gastronomia e le gondole. L’Italia attuale sfugge, solo i più informati ne sanno qualcosa di più e riescono a comprenderla meglio.
Un mio amico americano, insegnante di musicologia che conosce benissimo l’Italia e l’italiano, oltre a essere spaventatissimo dal suo Paese, dove metà dei suoi concittadini credono che Trump sia l’uomo del presente e del futuro, è anche costernato per l’attuale svolta a destra dell’Italia. Lui adora il nostro paese, ha sposato un’italo-irlandese, entrambi sono persone coltissime, vengono regolarmente in Italia anche perché una parte della famiglia vive qui. Salvini e la Meloni sono due persone che lo spaventano per il loro cinismo, la loro spietatezza, la loro arroganza, le loro politiche (in)culturali. L’americano medio, invece, non nota tutto questo, non ne ha i mezzi intellettivi e culturali, e vede l’Italia come un paese un po’ bizzarro, forse, ma tutto sommato è la portaerei della Nato nel Mediterraneo, che a loro sembra in buone mani.
Ma veniamo proprio al punto, l’immagine culturale che vuol dare di sé io sono Giorgia.
Di questa sua presunta rivoluzione culturale della destra si può vedere solo una spolveratina, qui e là. La dissimulazione è l’abito preferito di Giorgia. Nella realtà, affermando le solite cose trite e ritrite sulla famiglia “tradizionale”, la sovranità, i confini, e, soprattutto, circondandosi di persone imbarazzanti, tutta sta rivoluzione culturale proprio non si vede. Una rivoluzione culturale vera avrebbe forse previsto la liquidazione di personaggi come Ignazio La Russa, collezionista dei busti di Mussolini e affermatore convinto di visioni assolutamente personali e antistoriche di episodi come l’attentato di via Rasella, precedente l’eccidio delle Fosse Ardeatine, e tante altre piccole perle filofasciste. Invece La Russa è diventato la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato! Sembrano dettagli ma non lo sono, anche perché la nostra Repubblica oltre che sul lavoro sarebbe fondata sull’antifascismo, parola che fa venire l’orticaria a tutta questa destra che ci governa. Che strano cortocircuito: lo stesso Fascismo che l’America sconfisse, la stessa America che oggi premia Giorgia, elogiatissima da Elon Musk come se fosse una creatura sua. Chissà che contratti occulti ci saranno sotto, uno come Musk non è certo un filantropo ma solo uno fuori di zucca coi quattrini, e che quattrini.
Ma andiamo al discorso, che è la cosa più interessante di questo nuovo costume che Giorgia ha indossato in America.
Giorgia nostra ha voluto concentrare i suoi punti principali sulla difesa e l’esaltazione dei valori dell’Occidente, contrapponendoli alle autocrazie e ai regimi autoritari. Ma ha voluto anche lanciare frecce avvelenate contro chi sminuisce l’Occidente, dal suo interno, ossia contro quelle persone che criticano i famosi “valori”, che non si capisce bene quali siano, dal momento che l’Occidente è una realtà in movimento, dentro c’è tutto e il contrario di tutto.
Basti pensare, così, giusto per amor di precisione, a quali sarebbero i valori della famiglia “tradizionale” dell’ormai amico intimo Elon Musk, che fa uso corrente di fecondazione artificiale, con tante mogli o ex mogli, eccetera. Come fa Giorgia a farli collimare coll’irreprensibile diopatriaeffamiglia? Per non parlare dell’uso sportivo di droghe d’ogni tipo che Musk non ha problemi a dire di prendere, tanto, chi lo contraddice? Ormai lui sembra parte integrante del cerchio magico giorgiano.
Lei parla soprattutto di un “crescente disprezzo che ci porta a voler cancellare con la violenza i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa“, riferendosi, probabilmente, a tutti i movimenti in atto che fanno riflettere sul passato coloniale orrendo di un Occidente imperialista. È vero che nel mondo anglosassone tutto questo assume spesso caratteristiche esagerate, come sono sempre esagerati soprattutto gli usoniani, e allora si abbattono le statue di Colombo, si cambiano i testi di Shakespeare quando non s’impedisce la presenza di una sola sua opera in una biblioteca scolastica, e così via. Nella stessa biblioteca, magari, ci sono quaranta edizioni diverse della Bibbia, così giusto per stare sui testi “giusti” e non discriminatori. Ma gli americani sono così, manichei, non c’è nulla da fare.
Da un altro lato, continuando il suo discorso, c’è la tendenza dell’Occidente “di pretendere spesso di essere superiore agli altri“.
Ne conclude che ” L’Occidente rischia di diventare un interlocutore meno credibile. Il cosiddetto Sud globale chiede più influenza. Le nazioni in via di sviluppo che sono ormai ampiamente consolidate collaborano autonomamente tra loro. Le autocrazie stanno guadagnando terreno sulle democrazie e rischiamo di assomigliare sempre di più a una fortezza chiusa e autoreferenziale“.
Eppure, fino a non molto tempo fa Putin era il suo modello, in quanto difensore dei valori “tradizionali” e sulla stessa onda era il Capitano, che si presentava in Polonia dopo l’invasione dell’Ucraina con una maglietta putinista. Subito redarguito dai polacchi, per niente d’accordo con lui. Il Capitano è, lo ricordiamo, il vicepresidente del Consiglio. Mai una volta che sia stato rimproverato da lei, il presidente, per tutte le cose inopportune che la sua bocca larga ha declamato in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Significa che è d’accordo con lui? Forse sì, ma sospendendo il suo giudizio, colei finge di estraniarsi. Tanto poi le danno il premio all’Atlantic Council. E Musk, senza conoscere un solo rigo di legislazione italiana né di quella del mare, a cui fa riferimento la magistratura, appoggia il delirante video di Salvini. Uno squinternato. E tu, Giorgia, pur di ricevere un premio dalle mani di quello squinternato sottostai a questa mistificazione? Ma un’azione di coraggio sarebbe stato rifiutarla codesta incoronazione! Parlando schietto e non per frasi fatte. In questa maniera sei solamente complice e ipocrita.
Inoltre, saresti stata apprezzata molto di più se, rifiutando il premio, avessi detto: Grazie del riconoscimento, ma credo solo di aver fatto un buon lavoro, quello per cui sono pagata dal mio popolo, non merito altri premi, il premio migliore è poter continuare a lavorare per favorire il progresso dell’Italia e del mondo. Che poi tu non l’abbia fatto per niente o poco, quel lavoro, è un altro paio di maniche, ma la tua immagine, agli occhi dell’universo intero sarebbe stata molto più penetrante di un premio inutile. Qui si vede la profonda e tamarra anima provinciale, sono stata ammessa a corte, dio che eccitazione. Si vede che non nasci.
E qual regina, dall’alto soglio, col «posso e voglio» farsi ubbidir.
Il piano Mattei è l’esempio “per invertire questa rotta” è un “modello di cooperazione paritaria per costruire con i Paesi africani un partenariato nuovo e duraturo“.
Seh, seh, come no, con una Russia e una Cina che ormai si sono impadronite dell’Africa, te lasciano fa’ il piano Mattei a te.
E poi continua:
“C’è una narrazione che i regimi autoritari si prendono molta cura (dei loro cittadini). Riguarda l’idea dell’inevitabile declino dell’Occidente, l’idea che le democrazie non riescano a mantenere le promesse. Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai fan di regimi autoritari, lasciatemi dire molto chiaramente che difenderemo i nostri valori“, perché non dobbiamo “vergognarci a usare e difendere parole e concetti come nazione e patriottismo” che sono “la migliore risposta al declinismo“.
Quindi, secondo Meloni, fare autocritica sul colonialismo e sui propri errori non va bene, bisogna far finta di niente e andare avanti. Esattamente come non bisogna usare la parola antifascista perché ormai di fascismo non ce n’è neanche l’ombra. Comodissimo. È molto comodo, peraltro, fare codesti discorsi in un Paese come gli Stati Uniti, che calpestano spesso i diritti dei paesi africani, sudamericani e asiatici, quando non quelli degli stessi cittadini. Quando parli, in America, di PATRIA, e fai il saluto alla bandiera è fatta, sei dei loro, sei entrato nei loro cuori. Senza riflettere su cosa significhi veramente patria. Nel nome delle singole patrie e nazioni ci furono, in Europa, ben due guerre mondiali. La Patria è l’immagine da sussidiario della scuola elementare, una donna che porta la bandiera, sul confine, mentre ha sulle ginocchia un soldato morto, che ha sacrificato sé stesso per lei, una sorta di Pietà michelangiolesca, carica di simboli e significati. Una che parla di patria e della sua difesa non può che scatenare applausi, in un paese estremamente patriottico, sia per i repubblicani che per i democratici, è una dimensione molto loro, noi non abbiamo questo profondo amor di patria, dopo quello che la patria ci ha fatto. E che continua a farci, con pessime politiche.
“In un tempo dominato dal caos l’Italia si schiera fermamente al fianco di chi difende la propria libertà e sovranità, non solo perché è giusto farlo, ma anche perché è nell’interesse dell’Italia e dell’Occidente impedire un futuro in cui prevalga la legge del più forte” e qui, andando in contraddizione, ha evocato l’Ucraina, la quale, però, ha avuto il veto italiano e di qualcun altro di usare le armi che le sono state fornite per difendersi sul suolo russo. Probabilmente il commercio di armi è molto caro al nostro governo.
Il bello arriva quando ci sono le citazioni culturali. In quest’occasione Giorgia ha voluto elogiare e citare “il mio professore d’inglese, il cantante Michael Jackson” e ha scelto una delle sue canzoni più belle “Man in the mirror”, l’uomo allo specchio: “Dobbiamo iniziare da noi stessi, per sapere chi siamo veramente e rispettarlo“.
Probabilmente, salmodiando il suo mantra “Iosonogiorgiaiosonogiorgiaiosonogiorgia…” allo specchio, lei crede di conoscersi veramente. Non ha mai superato lo stadio dello specchio e non legge mai i trattati di economia politica, come dice la canzone di Franco Battiato e Giuni Russo. Peccato che il senso della canzone di Michael Jackson sia tutt’altro.
C’è certamente il cambiamento individuale alla base perché possa diventare universale. E fin qui ci siamo. Ma Jackson scrive anche questo, che sa un po’ delle uscite bergogliane:
“I see the kids in the street, with not enough to eat
Who am I, to be blind?
Pretending not to see their needs.”
Ossia
“Vedo i ragazzi per strada, senza abbastanza cibo,
Chi sono io per essere cieco?
Facendo finta di non vedere le loro necessità?”
Chissà cosa mai penserà dei migranti e dei profughi che vengono attraversando il mare per lasciarli agonizzanti sulle navi ong, o per mandarli, senza nemmeno conoscere chi siano e che necessità abbiano, nelle nuove prigioni in Albania quando saranno pronte. Facendo finta di non vedere le loro necessità, appunto.
Ma le conosce Giorgia le necessità di quelle persone, così come tutte quelle altre che vorrebbero arrivare negli Stati Uniti e che Elon Musk, il suo beniamino e anfitrione della serata americana tratta con disprezzo, appoggiando Donald Trump? Ci caca sopra, lui, ai migranti. Gli unici migranti possibili per lui sono quelli che dovranno colonizzare Marte.
E come fai a citare una splendida canzone come quella di Jackson, perché, che significato le attribuisci? Vuol dire che è una decalcomania, non ne hai capito nulla, che lo specchio in cui ti guardi è fasullo. È una citazione pensata per far piacere agli americani, per piaggeria, o per mostrare la tua ampia cultura trasversale? Tu fai raramente citazioni culturali, anche perché non hai mai dimostrato un certo spessore. Chi te l’ha scritto il discorso? Tu parli inglese ma lo capisci ciò che dici in inglese?
Segue un altro elogio, a Ronald Reagan ricordando che la liberta’ “e’ un’arma che i nostri avversari nel mondo di oggi non hanno e quella che temono di più“. Le frasi altrui sembrano dare più importanza a ciò che lei pensa, se pensa.
Ma se sei proprio tu quella che ammazza le libertà… pensa a come hai osteggiato la libertà di poter morire con dignità, la libertà di adottare per le coppie omogenitoriali, la libertà di diventare cittadino italiano per uno straniero che arriva sulle nostre coste in condizioni agghiaccianti, donne violentate nei campi libici, bambini senza genitori, e così via. E, per sottolineare il legame italiano con gli Stati Uniti, arriva pure una frase del pensatore conservatore Giuseppe Prezzolini, noto a New York, all’epoca, perché vi fu insegnante alla Columbia University, “chi sa conservare non ha paura del futuro, perché ha imparato le lezioni del passato“.
Un passato che manco tu conosci se non vuoi dichiararti antifascista, è un po’ ipocrita, non trovi, Giorgia? Spesso qualche vasetto di conserve ha il mortale botulino.
“Possiamo arrenderci all’idea che la nostra civiltà non ha più niente da dire, niente più rotte da tracciare. Oppure possiamo ricordare chi siamo, imparare anche dai nostri errori, aggiungere il nostro pezzo di storia a questa straordinaria camminata e governare ciò che accade intorno a noi, per lasciare ai nostri figli un mondo migliore.”
Ma chi lo ha detto che la nostra civiltà non avrebbe più niente da dire, nel senso che intendi tu? Fare autocritica non significa non avere più niente da dire. Forse da dire quello che non piace a te. L’Occidente è sempre e comunque il luogo dove almeno si può ancora lottare per i diritti umani e dove si riesce a mettere sempre in discussione tutto. Le autocrazie, che da un lato disprezzi, per pudore, e da un altro ammiri, calpestano qualsiasi diritto umano e riproducono serialmente sé stesse. Però poi non dai il permesso all’Ucraina di usare le armi che le hai fornito per eliminare le centrali belliche russe da cui partono i missili che colpiscono la popolazione civile ucraina ogni giorno, forse per mantenersi in amicizia con quell’assassino di Putin, non si sa mai. Molto italiano, questo sì.
E poi, quali sarebbero le fantastiche strategie per migliorare il mondo, partendo dal tuo piccolo Paese, dopo che hai acconsentito all’autonomia differenziata, alle spese per l’inutile ponte di Messina, allo sfascio totale della sanità pubblica, del territorio, della cultura e dell’istruzione? E, cosa importantissima, della ricerca? Quale mondo migliore? Quello che serve per riempirsi la bocca in una serata mondana d’oltremare flirtando con Elon Musk, il cui mondo migliore sta su Marte perché con tutti i soldi che ha non è capace di migliorare quello in cui viviamo, l’unico possibile?
Ma per favore, ma a chi la vuoi raccontare? Giusto a quattro americani ubriachi.
Ma sai che querela ti avrebbe fatto Michael Jackson per aver strumentalizzato la sua opera in questa maniera tamarra?
Il tutto, faccio notare, si svolge nell’atmosfera ovattata di New York e dell’ONU, la cui utilità oggi sembra appannata, dove l’ininfluente Italia ha detto la sua per voce di Giorgia, mentre in Ucraina e Medio Oriente c’è l’inferno. Come se fosse una distopia.
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