Musica

La notte in cui il mondo scoprì il DJ Calimero

1 Maggio 2021

C’era una volta Mick Ronson, uno dei più grandi polistrumentisti degli anni 60. È colui che ha inventato il sound di David Bowie ed è la guida dei suoi Spiders from Mars. Un ragazzo dolcissimo e sfortunato che veniva dallo Yorkshire e che rimase fregato dalla decisione di Bowie, nel 1973, di smettere. Il Duca Bianco ha avuto qualche anno di pausa, e poi è tornato con una band ed un suono nuovo – tutto incentrato su Brian Eno e gli anni amburghesi con Lou Reed: droga e delirio.

Mick invece è rimasto in Inghilterra, prova con altre band, poi da solo, ma è un pesce fuor d’acqua: grande ammiratore di Lucio Battisti e Claudio Baglioni, incide delle traduzioni inglesi dei loro brani – cosa che non interessava a nessuno. A pochi chilometri dalla sua casetta di Londra, a Notting Hill, nel 1975 è nato Mark Ronson. Nessuna parentela, Mark è figlio di uno speculatore di borsa e di un’artista beat che, pochi anni più tardi, molla il marito e sposa Mick Jones, il chitarrista fondatore dei Foreigner. Sicché Mark cresce nella musica, pur preferendo Mick Ronson (più rock) a Mick Jones (più pop).

Mark Ronson & Adele

Lo portano a New York insieme alle sue sorelline gemelle, tutte e due musiciste, e lui va a scuola con un compagno di classe speciale: Sean Lennon, il figlio di John e Yoko Ono. Ma mentre Sean continua a suonare il rock paterno, Mark, alto e pallido come un cero, si è innamorato dell’hip-hop e del rap, e si è messo a fare il produttore per una piccola casa discografica, pagato a cottimo. Nel 2001 produce una bambina, Nikka, la figlia del concertista Don Costa, che con una canzone tratta dal musical “Fame”, On My Own, vende milioni di dischi in tutto il mondo. Mark ha 26 anni, è ricco e sconosciuto, ma ha rotto il ghiaccio – e dopo aver pubblicato un suo disco, che nessuno ha mai comprato, ma che l’industria cinematografica ancora oggi usa per molte scene di azione, ha aperto un’etichetta indipendente, producendo i neri più arrabbiati e sconvenienti di New York. Le sue campionature sono proverbiali. Nessuno, al mondo, come lui, trasforma una filastrocca in un brano di successo con una melodia orecchiabile.

 

Il successo è grandissimo. Lancia Amy Winehouse, Miley Cyrus, Adele e Robbie Williams, collabora con Bob Dylan, ed ogni tanto organizza una festa per la BBC in cui invita personaggi famosissimi ed altri che conosce solo lui e produce degli spettacoli pirotecnici e memorabili. Viene votato come l’uomo più elegante del mondo, sposa un’attrice francese molto dispettosa, e che gli spezza il cuore. Ma la sua vita è una cavalcata continua. Nel mondo dello spettacolo tutti lo considerano uno dei più grandi musicisti viventi, ma il pubblico di lui non sa nulla, nemmeno il nome. Nei dischi appare solo nelle note a piè di pagina. Finché non incontra un ragazzino portoricano, figlio di un musicista di congas, tale Bruno Mars. Mark crede ciecamente in lui, e lo porta al successo mondiale. Ed a quel punto scrive tante altre canzoni e, per la prima volta, una la fanno insieme. Bruno vuole che il mondo sappia di Mark.

L’America è il paese dei talk-shows seguiti da decine di milioni di persone, che in una notte fanno e disfanno stelle internazionali. Uno dei migliori show, moderato da una icona del giornalismo omosessuale, Ellen DeGeneres, è famoso per gli scherzi agli ospiti, per rivelare segreti scomodi. Se lo può permettere – è una donna potente quasi quanto Oprah Winfrey. Ellen ascolta il disco, che è arrivato al Numero Uno in una sola settimana, e vuole avere in studio Bruno Mars, ma soprattutto Mark Ronson. Organizza l’intera sala, che impara i passi ed i cori della canzone, trasformando l’apparizione di Mark e Bruno in un flashmob – in qualcosa di indimenticabile. Mark canta e suona, ed ha il posto preminente. È la notte in cui il mondo si accorge di lui, da allora in poi e per sempre. Ecco: queste sono le cose che gli Americani sanno fare veramente bene.

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