Letteratura
Coney Island_New York
h 22.14_1 June 17
Una birra ghiacciata da Paul’s Daugther e un grasso hot dog, dei piccoli calamari fritti. Quante salse, f**k off. Quei maledetti grassi hot dog, dicono dyi essere una specialità americana, born in USA, anzi proprio di Coney Island. In realtà è arrivata da lontano ed è passata da un polacco, a Ellis Island. Con quel tale c’erano anche Italiani, Spagnoli, Irlandesi, già qualche Cinese.
Una brezza timidamente calda soffia sul mio viso, è una brezza carica di mare, di oceano, di salsedine. Ma la sabbia non si muove, neanche i granelli in superficie.
Montagne russe verticali, ruota panoramica, kitsch puro: adorabile.
Un ragazzo impenna con la bici, sui raggi ha neon da vendere, altri lo applaudono, sono a piedi nudi. Un gruppo di latinos si gode una passeggiata, pance gonfie, sorrisi vuoti e felici. È la pace americana, dopo 20 fermate metro da Manhattan. Ne paura del sacro ne paura della libertà.
Sulla Surf Avenue anche i truck della spazzatura luccicano, hanno muscoli americani e vengono sorpassati da una banda di motociclisti con delle Harley, solo bandana.
Ascoltando Halo nella versione di Lotte Kestner: Sorrentino l’aveva associata a Lenny Belardo, io a questo panorama americano surreale. La Lady Liberty li ha chiamati qui gli esuli d’Europa. Libertà! Si ma quale?
Non chiedono nulla di più che mostarda e ketchup. Ed io, per un attimo, non penso a nulla come solo poche volte accade, è la pace americana.
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